Furto di terra o opportunita di sviluppo? Un analisi del fenomeno del land grabbing nei PVS


Bachelor Thesis, 2011

44 Pages, Grade: 1,0


Excerpt


Indice

LISTA DELLE FIGURE

LISTA DELLE TABELLE

ACRONIMI

1. INTRODUZIONE

2. QUADRO GENERALE
2.1. DEFINIZIONE DI LAND GRABBING
2.2. DIMENSIONE DEL FENOMENO
2.3. MOTIVAZIONI DEL LAND-GRABBING
2.4. EFFETTI DEL LAND GRABBING

3. I PROBLEMI DEL LAND-GRABBING
3.1. RAPPORTO DI POTERE INEGUALE
3.2. INTERPRETAZIONI CONFLITTUALI DELL'USO DELLA TERRA
3.3. SCARSE RISORSE NATURALI
3.4. IMPATTO SUI PICCOLI AGRICOLTORI E SULLE DONNE
3.5. MANCANZA DI TRASPARENZA

4. UNO SGUARDO AD ALCUNI CASI DI STUDIO
4.1. MADAGASCAR
4.2. PAESI DEL GOLFO
4.3. CINA
4.3.1. Inquinamento
4.3.2. Terreno destinato ad usi non agricoli
4.3.3. Investimenti esteri in Cina
4.3.4. Investimenti cinesi all’estero

5. CONCLUSIONI

APPENDICE 1

APPENDICE 2

BIBLIOGRAFIA

SITOGRAFIA

Lista Delle Figure

Capitolo 2:

Figura 1: Panoramica delle acquisizioni di terra; fonte: IFPRI, 2009.

Capitolo 4:

Figura 2: Densità della popolazione cinese; fonte: Wikipedia, 2010. Figura 3: Zone coltivate in Cina; fonte: Wikipedia, 2010.

Lista Delle Tabelle

Capitolo 4:

Tabella 1: Tasso di crescita della popolazione urbana (%); fonte: Wikipedia, 2010.

Acronimi

illustration not visible in this excerpt

1. Introduzione

Nel mondo c’q cibo sufficiente per sfamare ogni essere umano, eppure la maggioranza delle persone in Africa e nel resto del Sud del mondo deve patire fame e povertà, mentre l'obesità nei Paesi Occidentali sta aumentando. Secondo la FAO (2010), più di 900 milioni di persone soffrono la fame e ben due miliardi sono quelle mal nutrite, mentre stando a statistiche dell’Organizzazione Mondiale della Sanità 1 miliardo e 142 milioni di persone (principalmente nei Paesi sviluppati) sono sovrappeso e quasi 30 milioni di persone ogni anno muoiono per patologie connesse all’eccesso di cibo. Perché allora le nazioni più ricche si stanno appropriando della terra in Africa? La risposta a questa domanda è connessa con la disuguale distribuzione della ricchezza globale tra paesi poveri e paesi ricchi e con l’incertezza che caratterizza il fenomeno della globalizzazione. L’analisi di questo quesito q il tema principale di questo lavoro.

La rapida acquisizione di terra in Africa trae origine da una serie di fattori che si collegano alle preoccupazioni riguardanti la sicurezza alimentare globale, in special modo all'aumento dei prezzi dei beni alimentari nel 2007 e 2008, che ha causato rivolte in decine di paesi, tra cui Haiti, Senegal, Egitto e Camerun. Altri fattori sono stati (e sono tuttora) il fallimento nell'affrontare i mutamenti climatici, che in diverse parti del globo hanno provocato carestie e siccità da un lato, inondazioni e alluvioni dall'altro.

A peggiorare la situazione contribuisce la volatilità dei prezzi dei beni alimentari sul mercato globale e le speculazioni sulle commodities agricole. Durante la crisi dei prezzi del 2007-08 i Paesi produttori di beni alimentari hanno aumentato i dazi sulle esportazioni di alimenti, per minimizzare le esportazioni alimentari peggiorando la situazione nei Paesi importatori. I Paesi del Golfo, tra cui Arabia Saudita, Bahrein, Oman, Qatar (che controllano il 45% delle risorse petrolifere mondiali), si sono resi conto che non possono fare affidamento sui mercati regionali o su quello globale per soddisfare i fabbisogni alimentari della propria popolazione. Da cui l’interesse di questi Paesi per l'acquisizione di terra all'estero, in special modo in Africa. D’altra parte anche gli investitori privati vedono nell’acquisto di terre fertili una nuova fonte di profitto, non solo per la produzione di beni alimentari, ma anche per le colture vegetali per biocarburanti (Blein e Longo, 2009).

I governi dei Paesi in via di sviluppo in genere accolgono con soddisfazione le acquisizioni di terra da parte di investitori stranieri, in quanto, con il capitale straniero derivante dal canone di affitto o dalla vendita del terreno, essi possono investire in infrastrutture, sostenere la crescita economica nelle regioni agricole e creare posti di lavoro. Vi sono però anche voci critiche che tendono a definire questo fenomeno “land grabbing”, furto di terra, intendendo che i gruppi più vulnerabili (braccianti agricoli, piccoli contadini e comunità locali), potrebbero perdere l’accesso a risorse fondamentali quali acqua e terra.

Peraltro l'evidenza mostra che a volte non esistono neanche dei veri contratti con vincoli legali e che perfino i funzionari statali responsabili per gli investimenti esteri o le comunità locali coinvolte non sono del tutto informati dei fatti. La strategia di condurre questi accordi in segreto induce dei sospetti su come i governi abbiano intenzione di agire. La mancanza di trasparenza mina la responsabilità dei governi e rende più facile la corruzione. Inoltre è un chiaro affronto al diritto all'informazione (International Covenant on Economic, Social and Cultural Rights, ICESCR).

L’analisi del fenomeno, però, q difficile a causa della mancanza di dati. Attualmente esiste ben poca letteratura riguardante l'aumento di investimenti esteri nei confronti di acquisizioni di terra a scopi agricoli. Invece c'è una notevole disponibilità di informazioni nei media. In questo momento non è disponibile al pubblico nessun contratto e le informazioni a proposito di negoziazioni in corso sono scarse ed incomplete. Per una ricerca basata su dati empirici, bisogna ammettere che c'è una lacuna di informazioni obiettive e verificabili.

La principale fonte di informazioni è la carta stampata anche se tali fonti non contengono molti dettagli. Dal giugno 2008 sono stati pubblicati 530 nuovi articoli. Sul sito internet di GRAIN (2010) sono documentate circa 180 trattative a diverso stadio di negoziazione, mentre l'IFPRI (2010) cita cinquantasette trattative. Molti di questi negoziati si trovano ancora in uno stadio iniziale, alcuni sono stati interrotti o si trovano in una fase di stallo, mentre altri sono in uno stadio più avanzato. Altre trattative sono state già terminate, ma è impossibile sapere con esattezza quante sono e quale sia il loro vero scopo. Anche la FAO, l’UNCTAD e la World Bank stanno lavorando su questo tema, anche se i risultati sono ancora preliminari e parziali (FAO, 2009).

L’IFAD ha svolto un ruolo importante prendendo posizione sui contratti agricoli riguardanti l'acquisto o l'affitto di terreni, e ha pubblicato alcuni casi di studio, ma le informazioni circa il quadro complessivo sono poche (IFAD, 2009). L’IIED ha pubblicato alcune ricerche sull'acquisizione di terra per colture energetiche da biocarburanti (IIED, 2009).

Pertanto, per compensare la scarsità di dati ufficiali, questo lavoro si basa anche su dichiarazioni di funzionari pubblici dei Paesi ospitanti o investitori, dei rappresentanti delle agenzie delle Nazioni Unite e di organizzazioni non governative.

Questo lavoro vuole cercare di fare il punto su tale questione. Il lavoro è organizzato nel modo seguente. Nel capitolo 2 si introduce il termine land grabbing, definendone il contesto ed analizzando cause ed effetti del fenomeno. Nel capitolo 3 si esaminano i problemi che emergono nell’attuazione degli accordi riguardanti terra coltivabile. Nel capitolo 4 sono esaminati tre casi di studio, uno interessante un Paese ospitante (il Madagascar) e due attinenti a Paesi investitori (nello specifico: gli Stati del Golfo e la Cina). Nella parte riguardante la Cina, saranno analizzate le cause che spingono il Paese alla ricerca di territori coltivabili oltre i propri confini, così come gli investimenti in corso all’estero. Nel capitolo 5 verranno riassunti i risultati e saranno proposte alcune soluzioni per far sì che gli investimenti in terra coltivabile all’estero non siano un furto di terra, ma un’opportunità di sviluppo.

2. Quadro Generale

Secondo la FAO (2010), nel mondo 925 milioni di persone sono esposte a sottoalimentazione cronica. Rispetto al 2006 il numero delle persone coinvolte è aumentato di 100 milioni, mettendo a rischio gli sforzi della comunità internazionale nel ridurre la fame nel mondo, come prefissato nel Millennium Development Goal 1C (dimezzare, fra il 1990 e il 2015, la percentuale di persone che soffre la fame).

Per la prima volta dalla Green Revolution, c'è un ampio consenso tra i politici nel costatare la necessità di investimenti nel settore agricolo dei paesi più poveri per sconfiggere fame e povertà, sviluppare e diversificare la loro economia e per fermare il fenomeno di perdita della terra coltivabile. Tuttavia, non c'è accordo sul tipo di investimenti da adottare, quali tecnologie agricole impiegare, su quale produzione agricola concentrarsi, come coinvolgere i piccoli agricoltori nei mercati locali, regionali ed internazionali (Wiesmann et al., 2002).

Nel frattempo, un nuovo fenomeno, il “land grabbing”, le cui conseguenze sono ancora poco chiare, si sta diffondendo nei paesi del Sud del Mondo. Il land grabbing è un processo globale, nel quale grandi investitori stranieri, sia pubblici che privati, stringono accordi con i governi dei Paesi poveri per l'acquisizione o il controllo di ampie superfici di terra influenzando in maniera rilevante la sicurezza alimentare attuale o futura del Paese ospitante. Si tratta di un fenomeno in espansione, che ha avuto un’accelerazione a seguito della crisi dei prezzi delle materie prime agricole.

2.1. Definizione di land grabbing

Per land grabbing (che può essere tradotto come furto/accaparramento di terra) viene definita l’acquisizione tramite compra-vendita o contratto di affitto di lungo termine di vaste superfici di terra coltivabile da parte di soggetti/istituzioni straniere per la produzione agricola a fini commerciali o industriali attraverso accordi istituzionali (GRAIN, 2008).

Gli accordi non seguono uno schema o un modello prestabilito, ma sono specifici per ogni caso. Le parti coinvolte sono di norma due: da un lato abbiamo gli investitori, che generalmente sono joint venture e società private estere, ma a volte possono essere anche governi stranieri; dall’altro lato abbiamo chi offre la terra e nella grande maggioranza si tratta dei governi dei Paesi ospitanti.

Gli investimenti di capitali diretti dall'estero nel settore agricolo non sono un fenomeno recente (The Economist, 21 maggio 2009). Le novità sono invece: la dimensione del fenomeno (cfr. par. 2.2); la destinazione d'uso della terra: il focus dai così detti cash crops si è spostato verso beni alimentari di base, soprattutto cereali, e biocarburanti; i nuovi attori: prima solo il settore privato investiva nell'agricoltura all'estero, adesso anche gli stati ricoprono il ruolo di investitori.

La definizione mette l’accento sull’ampiezza del fenomeno ed il suo impatto sull'economia. Anche se investitori nazionali possono partecipare al fenomeno del land grabbing, la nostra attenzione si concentra sugli investitori stranieri, in quanto gli stati ospitanti hanno degli obblighi di protezione nei confronti delle società straniere, che spesso entrano in contrasto con i diritti umani delle popolazioni locali.

Inoltre gli investitori stranieri, non avendo legami culturali con i luoghi e le popolazioni locali, non sentono la responsabilità nei confronti delle comunità coinvolte dai loro accordi. Ciò va a danno delle comunità locali e delle generazioni future, compromettendo i loro diritti culturali, sociali ed economici.

Esiste pertanto una preoccupazione più che giustificata, tanto che il Direttore della FAO, Jacques Diouf, ha definito questi sviluppi come un “sistema neo-coloniale” (Borger, 2008), mentre il vicedirettore della FAO David Hallam ha affermato: “Questa potrebbe essere una situazione in cui entrambe le parti possono guadagnare qualcosa, oppure può essere una sorta di neo-colonialismo con conseguenze disastrose per alcuni Paesi coinvolti” (Pagano, 2009).

Comunque lo si voglia chiamare, si tratta di un fenomeno importante sia dal punto di vista economico che sociale, dato che, negli ultimi anni, milioni di ettari di terra, soprattutto in Africa Sub-Sahariana, sono stati affittati per la produzione di biocarburante e beni agroalimentari.

2.2. Dimensione del fenomeno

Il quadro informativo sulle acquisizioni di terra è scarso e spesso limitato, per cui le conclusioni cui si giunge devono essere trattate con cautela. Tuttavia si può avere un'idea dell’ordine di grandezza del fenomeno1 (Fig. 1): in Sudan, la Corea del Sud, gli EAU e l’Egitto hanno stretto accordi per un milione e mezzo di ettari2 ; dal 2004 al 2009 è stata documentata l’acquisizione di terreni in cinque Paesi dell’Africa sub-sahariana (Etiopia, Madagascar, Mali, Mozambico, Sudan) per un totale complessivo di 2.492.684 ettari3 (Cotula et al., 2009); negli ultimi cinque anni sono aumentati gli investimenti in terreni, con un incremento del trend, sia in termini di numero dei progetti, che di superfici, con una previsione di un’ulteriore crescita futura degli investimenti; gli investimenti di terra su larga scala sono tutt’ora una piccola percentuale del totale di terra coltivabile nei singoli Paesi, ma la maggior parte del terreno agricolo rimanente è già in uso (per esempio dalla popolazione locale) e la pressione su terre di alto valore (ad esempio, quelle con potenzialità di irrigazione o più vicine a infrastrutture) sta aumentando, con conseguente diminuzione della terra coltivabile totale; dominanza del settore privato negli accordi riguardanti l'acquisizione di terra, anche se spesso con forte sostegno finanziario da parte del governo; attualmente sono ancora gli investimenti esteri a dominare il mercato, anche se gli investitori nazionali stanno giocando un ruolo importante nelle acquisizioni di terra - un fenomeno che finora ha ricevuto poca attenzione internazionale.

Figura 1: Panoramica delle acquisizioni di terra

illustration not visible in this excerpt

Fonte: IFPRI, 2009

2.3. Motivazioni del land-grabbing

I soggetti che promuovono questo fenomeno sono mossi da diverse motivazioni. La prima è quella di raggiungere o mantenere la propria sicurezza alimentare. Diversi Paesi dipendono dalle importazioni di cibo e dopo la crisi dei prezzi dai prodotti alimentari del 2007-2008 cercano la propria indipendenza dal mercato attraverso la produzione in proprio in terra straniera. Questa strategia consente di mantenere bassi i prezzi dei prodotti alimentari e di garantire una produzione sufficiente per raggiungere la propria sicurezza alimentare (von Braun, 2007).

Il secondo motivo è il sicuro ritorno finanziario. La terra è diventata una nuova fonte di profitto4, anche per i fondi pensione e per i fondi d'investimento azionario che cercano nuove opportunità dopo il collasso del mercato causato dalla crisi dei derivati.

2.4. Effetti del land grabbing

L’analisi dei pro e dei contro dell’acquisizione di terra è stata presentata in un recente rapporto della FAO, dell'Institute for Environment and Development (IIED) e dell'International Fund for Agricultural Development (IFAD) nel luglio del 2009 (Cotula et al., 2009). Gli autori del rapporto non forniscono risposte definitive, ma cercano di stimolare un dibattito tra gli stakeholders, i governi, il settore privato e la società civile. Essi affermano che

“This fast-evolving context creates opportunities, challenges and risks. Increased investment may bring macro-level benefits (GDP growth and government revenues), and create opportunities for raising local living standards. []

On the other hand, large-scale land acquisitions can result in local people losing access to the resources on which they depend for their food security and livelihoods.”

(Cotula et al., 2009: 15).

Un aspetto molto importante che viene tralasciato è l'impatto ambientale. Lo sfruttamento intensivo ed il conseguente deperimento del terreno, l'abbassamento della falda e l'inquinamento chimico non sono considerati negli accordi. I costi per riparare (o meglio, contenere) questi danni restano a carico del Paese ospitante.

Nel complesso, si può concludere che i rischi politici ed economici di queste acquisizioni sono enormi e gli eventuali vantaggi non riescono a compensare gli svantaggi. In primo luogo, esiste un forte squilibrio in termini di potere contrattuale tra i contraenti, che mette a rischio la sopravvivenza delle fasce di popolazione più povere. Gli investitori stranieri hanno la possibilità di corrompere i funzionari governativi. Pertanto, i piccoli agricoltori non hanno possibilità di far valere i propri diritti e possono essere espropriati.

I contadini non hanno in genere un'istruzione e spesso non si rendono conto delle conseguenze dei contratti. Oltretutto in Africa i contadini non hanno titoli di possesso della terra che coltivano, perché tradizionalmente la terra in Africa è gestita dalle comunità, anche se è lo Stato che legalmente possiede il terreno. Questo fatto mette in pericolo la sopravvivenza dei contadini, poiché il governo che stringe l'accordo con gli investitori stranieri tenderà a ignorare lo sfratto dei piccoli contadini, pensando nel migliore dei casi al benessere di tutta la popolazione a discapito degli agricoltori.

La situazione è resa grave dall'assenza di strumenti legali da applicare per difendere i diritti dei contadini. Inoltre gli accordi tra Paesi ospitanti e investitori sono spesso poco trasparenti, facilitando fenomeni di corruzione5. D’altra parte, non ci sono dubbi che i Paesi stranieri coinvolti nelle acquisizioni di terra in Africa, cioè i Paesi del Golfo, India, Cina e Corea del Sud, e quelli che mandano le loro flotte a pescare nelle acque del Senegal o della Somalia intendano assicurarsi una fonte di cibo a basso costo6.

3. I problemi del land-grabbing

3.1. Rapporto di potere ineguale

Ci sono rischi significativi per i paesi ospitanti a causa di un rapporto di potere impari tra i contraenti. Molti degli investitori sono imprese multinazionali ben consolidate o fondi di investimento con un patrimonio di decine di miliardi di dollari. Altri investitori sono i governi di stati facoltosi o imprese/agenzie che agiscono su mandato di un paese. Al contrario, i Paesi ospitanti sono poveri, alcuni coinvolti in guerre o altri politicamente instabili. Solo di pochi si può affermare che siano realmente indipendenti e democratici. Le autorità governative non agiscono sempre nell'interesse della popolazione locale.

Un rapporto dell'Istituto Internazionale per lo Sviluppo Sostenibile (Smaller e Mann, 2009) ha analizzato le acquisizioni di terra nell'ultima decade, dimostrando quanto sia sbilanciato il potere contrattuale dei partecipanti. Generalmente, gli accordi di investimenti bilaterali richiedono ai governi ospitanti di trattare gli investitori stranieri esattamente come investitori locali, tuttavia garantendo agli investitori il diritto di esportare anche tutta la produzione. Gli stati ospiti possono tutelarsi grazie alla possibilità di limitare le esportazioni a causa di una crisi economica (ma non necessariamente in caso di scarsità di cibo) e concede agli investitori stranieri la facoltà di intentare causa contro i governi ospitanti per eventuali perdite di profitto.

Questa protezione viene garantita da clausole contrattuali chiamate clausole di stabilizzazione, molto diffuse nei contratti a lungo termine per l’industria estrattiva (estrazione di petrolio, gas e minerali) nei Paesi in via di sviluppo7. Negli ultimi anni le clausole di stabilizzazione sono state usate dagli investitori stranieri per proteggere i propri investimenti da un aumento dei costi che sarebbe risultato dall’entrata in vigore di nuove leggi sulla sicurezza ambientale e sociale.

[...]


1 Ulteriori accordi (o trattative ancora in corso) sono riportati nelle Appendici 1 e 2.

2 La Corea del sud ha firmato un accordo per 690.000 ettari, l’Egitto e gli Emirati Arabi Uniti hanno ottenuto 400.000 ettari ciascuno (The Economist, 21 maggio 2009).

3 Sono state escluse le transazioni di terreni inferiori ai 1.000 ettari, in quanto non rilevanti per l’oggetto della ricerca.

4 La terra per gli investitori stranieri diventa un elemento prezioso, in quanto il suo prezzo è basso mentre spesso il prezzo dei beni alimentari è alto. In questo modo è possibile guadagnare soldi assumendo il controllo dei terreni migliori e delle fonti di acqua vicine.

5 Anche perché esiste un abisso tra ciò che è scritto nella Costituzione e nei Codici e quello che accade nella realtà.

6 Si potrebbe pensare che ci sia un ritorno al periodo coloniale, durante il quale i governi dei Paesi europei strinsero con le proprie classi operaie un accordo non scritto, per garantirsi un minimo di consenso: per combattere la fame vennero messi a disposizione delle classi più povere beni alimentari a prezzi bassi, a spese dei milioni di africani ridotti in schiavitù e delle risorse naturali dei Paesi colonizzati.

7 Tali clausole servono a mitigare i rischi che possono provenire da una legislazione arbitraria e discriminatoria verso gli investitori stranieri, a seguito di espropri, nazionalizzazioni o da un annullamento del contratto da parte dello stato ospitante in seguito a nuove leggi. Solitamente i cambiamenti legislativi provocano un aumento dei costi di produzione o richiedono investimenti non previsti dal progetto. Questi aumenti possono ridurre o annullare del tutto la redditività del progetto, ed è qui che entrano in gioco le clausole di stabilizzazione. I risultati principali sono l’immunizzazione degli investimenti esteri dagli effetti di nuove leggi entrate in vigore dopo la stipula del contratto oppure una remunerazione verso gli investitori da parte dello Stato per il mancato guadagno o perdite subite.

Excerpt out of 44 pages

Details

Title
Furto di terra o opportunita di sviluppo? Un analisi del fenomeno del land grabbing nei PVS
College
University of Florence  (Facoltà di Agraria)
Course
Agricoltura e Sviluppo Economico
Grade
1,0
Author
Year
2011
Pages
44
Catalog Number
V313291
ISBN (eBook)
9783668120143
ISBN (Book)
9783668120150
File size
974 KB
Language
Italian
Keywords
land grab, land grabbing, Geopolitik, China, Madagascar, UAE, Landraub, Geopolitica, Cina, FAO, ONG, NGO, Green Revolution, joint venture, cash crops
Quote paper
Claudio Salvati (Author), 2011, Furto di terra o opportunita di sviluppo? Un analisi del fenomeno del land grabbing nei PVS, Munich, GRIN Verlag, https://www.grin.com/document/313291

Comments

  • No comments yet.
Look inside the ebook
Title: Furto di terra o opportunita di sviluppo? Un analisi del fenomeno del land grabbing nei PVS



Upload papers

Your term paper / thesis:

- Publication as eBook and book
- High royalties for the sales
- Completely free - with ISBN
- It only takes five minutes
- Every paper finds readers

Publish now - it's free