Leonardo Sciascia: "Il giorno della civetta" - Una analisi


Term Paper, 2002

15 Pages, Grade: 2


Excerpt


SOMMARIO

Sull’autore

Sul romanzo

Un romanzo giallo che non è un giallo

La vicenda

Luogo e tempo

Personaggi principali

Citazioni commentate

Nota bibliografica

Sull’ autore

“Un critico letterario dei nostri giorni ha dichiarato che non riesce a capire come si possa legare ad un luogo una vita, e l’opera di tutta una vita; da parte nostra non riusciamo a capire come si possa fare critica senza aver capito questo inalienabile ed inesauribile rapporto, in tutte le sue infinite possibilità di moltiplicarsi e rifrangersi, di essere rimosso e nascosto. Nessuno è mai riuscito a rompere del tutto questo rapporto, a sradicarsi completamente da questa condizione; e i siciliani meno di altri”[1]. Voglio citare queste parole di Sciascia stesso per ribadire la necessità di collegare l’opera di un autore con la sua biografia. Analizzando Sciascia ed in particolare Il giorno della civetta risulta indispensabile fare riferimento ad alcuni elementi biografici dell’autore per comprendere appieno il contesto “siciliano” dell’opera. Con ciò non intendo stendere qui una biografia completa dell’autore, ma semplicemente porre l’attenzione su alcuni avvenimenti collocati tra il 1921 (data di nascita) ed il 1961 (data di pubblicazione de Il giorno della civetta), che hanno un loro riflesso nel romanzo e che ne vengono a costituire il contesto.

Uno degli elementi che più spesso emergono dall’opera di Sciascia è il contatto con il mondo delle zolfare, le minire di zolfo in Sicilia. I suoi antenati vi avevano lavorato fin dall’inizio del secolo ed il padre vi lavorava ancora quando Sciascia era un bambino. Quello della zolfara era un ambiente molto difficile: l’arretratezza delle tecniche estrattive porta ad un grande sfruttamento degli operai, spesso donne e bambini, che sono costretti a vivere in condizioni terribili. Il mondo delle zolfare era tipico della Sicilia e costituisce anche un tema ricorrente nella letteratura siciliana (Pirandello, Verga…); Sciascia, da buon letterato siciliano, non si sottrae alla tradizione facendo più volte riferimento a questa problematica. Anche ne Il giorno della civetta compare questo tema; mi riferisco ad un passo particolare, cioè al dialogo, a Roma, tra un politico ed il proprietario di una zolfara[2] ; in questo caso hanno entrambi collegamenti con la Mafia.

Un altro fattore molto importante che fa da contesto al romanzo è il mondo contadino siciliano; anche questo ha origine nella sua biografia: nel 1941 Sciascia lavora all’ammasso del grano a Racamulco e ciò gli permette di venire in contatto con i ceti contadini più bassi, i loro modi di vivere e le loro problematiche.

Gli anni del fascismo risultano in particolar modo determinanti per la sua formazione intellettuale e, cosa che più ci interessa, per il percorso formativo de Il giorno della civetta. Rispetto al resto d’Italia il fenomeno fascista presenta una caratteristica in più in Sicilia: lo stato fascista mette in atto una repressione contro la Mafia che si rivelerà del tutto inefficace ed anzi contribuirà a rafforzarla ancora di più. Sotto il fascismo la “questione siciliana” (ed il problema della Mafia in essa compreso) fu identificata con una semplice questione di ordine pubblico. Vennero mandati in Sicilia commissari e prefetti con poteri speciali a con l’incarico di risolvere il problema con la forza. Il caso più eclatante fu quello del prefetto di Palermo, Cesare Mori, che nel 1925 venne dotato di “mezzi speciali” contro la Mafia e attuò una politica oppressiva in tutta la Sicilia tentando di colpire quella che veniva considerata la radice della Mafia senza però ricercare le connessioni tra questa ed il poter politico. Questa soluzione superficiale ebbe come unico risultato l’applicazione di leggi molto severe ed una dura repressione per tutta la popolazione, con episodi di grande crudeltà e sopruso da parte delle forze dell’ordine, ma non intaccò minimamente il sistema mafioso. Quello che non era stato capito dal governo fascista, come dai governi precedenti e da numerosi governi successivi, era il grado di penetrazione della Mafia all’interno della società siciliana e delle stesse istituzioni…non bastava punire rigidamente, ma era necessario lavorare per ricostruire il sistema stesso e proporre una cultura della legalità che potesse far presa sui siciliani. Sciascia fu fin dall’inizio un convinto antifascista ed il suo antifascismo è costituito tra l’altro anche dal rifiuto di questo metodo nella lotta alla Mafia. Questi elementi e questi avvenimenti hanno un ruolo centrale ne Il giorno della civetta; la posizione critica di Sciascia nei confronti dei tentativi precedenti di combattere la Mafia è espressa dall’atteggiamento del capitano Bellodi, il protagonista del romanzo, che, in più occasioni, condanna l’operato di Mori e dei suoi predecessori e che vive con amarezza l’atteggiamento ostile che i suoi metodi hanno creato tra la popolazione siciliana nei confronti dello Stato e dei suoi rappresentanti.

Tra il 1941 ed il 1948 Sciascia lavora come maestro nel suo paese natale, Racamulco; questa esperienza, descritta dettagliatamente in un capitolo de Le parrocchie di Regalpetra[3], lo porta a capire più profondamente il rapporto tra la Sicilia e la nuova repubblica e gli consente di individuare le basi di quell’ostilità che i siciliani mostrano nei confronti dell’autorità . Sono proprio questa ostilità, l’omertà ed il rifiuto a collaborare con le forze dell’ordine che caratterizzano i personaggi popolari ne Il giorno della civetta: durante gli interrogatori, il capitano Bellodi riesce ad ottenere informazioni solo nel momento in cui i suoi marescialli intervengono come presenza minacciosa. Grazie all’esperienza diretta, Sciascia comprende a fondo che per il siciliano, ed in particolare per il più povero, per il contadino o lo zolfataro, la nuova repubblica significa soprattutto imposizioni esterne come gli obblighi all’istruzione e alla leva militare. Essi non hanno tratto nessun beneficio diretto dal cambiamento politico e mostrano la stessa ostilità verso le istituzioni e verso l’autorità che avevano mostrato sotto i governi precedenti. Nelle famiglie più povere l’obbligo all’istruzione toglie braccia al lavoro nei campi e fa venire a cadere un’importante fonte di reddito; per questo, anche la figura del maestro, come quella del carabiniere o dell’impiegato comunale, viene malvista in quanto esponente di un’autorità che pone degli oneri, ma non offre nulla in cambio. Negli anni di insegnamento Sciascia comprende come tutto ciò venga a creare in Sicilia un clima di non-legalità e di avversione verso la legge che favorisce la Mafia e che, anzi, ne costituisce la condizione essenziale e la base di sviluppo. Non è quindi con la semplice repressione che va combattuta la Mafia, ma anche con delle riforme che consentano di migliorare le condizioni di vita della popolazione; per avere veramente efficacia bisognerebbe proporre un modello positivo di “cultura della legalità “che sia in grado do togilere alla Mafia quella capacità di presa sulla gente grazie alla quale si è sviluppata.

L’esperienza della scuola influenzerà anche il linguaggio delle sue opere in quanto lo porterà alla determinazione di voler scrivere avendo come destinatario principale dei suoi libra la gente comune, usando una lingua che sia quanto più possibile semplice e scarna, rinunciando ad ogni complessità e sovrastruttura. Egli prediligerà inoltre un genere, quello del romanzo giallo, considerato genericamente popolare.

L’insegnamento lo lascerà profondamente insoddisfatto e nel 1956 abbandonerà la professione per dedicarsi completamente alla letteratura.

Vi sarebbero molti altri dati sulla vita di Sciascia che potrebbero essere citati, ma io non ho voluto stendere qui una biografia quanto tentare di spiegare come l’ambiente che fa da sfondo a Il giorno della civetta nasca proprio dalle origini e dagli elementi biografici dell’autore. E’ infatti essenziale sottolineare l’importanza della “sicilianità” delle opere di Sciascia; questa “sicilianità” deriva da un lato dal riferimento alla tradizione a lui precedente (agli autori siciliani ed in particolare a Pirandello, l’autore da lui più amato a cui ha anche dedicato una delle sue ultime opere[4]), dall’altro dalle esperienze personali che ho citato.

Detto ciò, risulta anche più facile capire come egli si sia avvicinato ad un tema, quello della Mafia, che nel 1961 risultava nuovo per la letteratura. Questo tema fa da sfondo anche ad altre opere successive delle quali vorrei citare almeno tre dato il loro stretto rapporto con il romanzo che sto analizzando; sono tutte e tre ricollegabili a quel genere, il romanzo giallo con riferimento al problema mafioso, che lo hanno reso famoso e che ne è diventato una caratteristica: il primo è A ciascuno il suo[5], pubblicato nel 1966, lo segue dopo cinque anni Il contesto[6], nel 1971, ed infine viene Todo modo[7], del 1974.

La Mafia, presente in Sicilia da moltissimo tempo, faceva ormai parte della cultura e dei costumi della regione e viene a essere un tema quasi obbligato per uno scrittore che, come lui, si ispira all’illuminismo ed il cui fine letterario principale è quello di affrontare con spirito critico i problemi della sua terra.

[...]


[1] L. Sciascia , Cruciverba, Torino, Einaudi, 1983, pag. 24

[2] L.Sciascia, Il giorno della civetta, Milano, Adelphi, 1993, pag. 24-26

[3] L. Sciascia, Le parrocchie di Regalpetra, Bari, Laterza, 1956

[4] L. Sciascia, Alfabeto pirandeliano, Milano, Adelphi, 1989

[5] L. Sciascia, A ciascuno il suo, Torino, Einaudi, 1966

[6] L. Sciascia, Il contesto, Torino, Einaudi, 1971

[7] L. Sciascia , Todo modo, Torino, Einaudi, 1974

Excerpt out of 15 pages

Details

Title
Leonardo Sciascia: "Il giorno della civetta" - Una analisi
College
Dresden Technical University  (Romanistik)
Grade
2
Author
Year
2002
Pages
15
Catalog Number
V10348
ISBN (eBook)
9783638167970
ISBN (Book)
9783640865345
File size
491 KB
Language
Italian
Keywords
Leonardo sciascia
Quote paper
MA Davide Bonmassar (Author), 2002, Leonardo Sciascia: "Il giorno della civetta" - Una analisi, Munich, GRIN Verlag, https://www.grin.com/document/10348

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