Importanza e ruolo della catechesi. Nella proposta educativa di don Boscoe e madre Mazzarello


Essay, 2014

13 Pages, Grade: 110


Excerpt


IMPORTANZA E RUOLO DELLA CATECHESI NELLA PROPOSTA EDUCATIVA DI DON BOSCO E MADRE MAZZARELLO

Nel presente saggio presento il senso dell’educazione religiosa nel Sistema preventivo di don Bosco soffermandomi in particolare sul ruolo della catechesi e la sua modalità di attuazione. In seguito metto in luce il contributo originale offerto da Maria D. Mazzarello alla comprensione del Sistema preventivo nell’Istituto delle FMA soprattutto in ordine alla catechesi e alla sua attuazione in favore dell’educazione cristiana della giovane donna.

1. La religione come fondamento del Sistema preventivo di don Bosco

La religione, assieme alla ragione e all’amorevolezza è uno degli elementi che costituiscono la triade del Sistema preventivo di don Bosco.1 Essa è «vissuta e concepita come l’obiettivo capitale di ogni autentica educazione».2 Pertanto, va coltivata attraverso l’istruzione religiosa, la preghiera, la vita sacramentale. Don Bosco ha grande fiducia nei giovani e sa che essi sono naturalmente predisposti alla religiosità. Nello stesso tempo, è consapevole dei limiti che questa porta con sé e quindi della necessità che questa sia educata. In tal senso la catechesi ha un ruolo importante e decisivo in quanto contribuisce a dare un fondamento razionale alla fede.

1.1. Risorse e limiti e della religiosità giovanile

La religiosità è quella dimensione attraverso cui l’essere umano esprime la sua relazione con un essere trascendente o sacro al quale pone le sue domande esistenziali. Questa religiosità naturale della persona diventa cristiana quando è vissuta come risposta all’iniziativa di Dio che chiama secondo il progetto di Gesù Cristo e si consolida nella comunità cristiana, cioè occorre una conversione profonda a livello motivazionale.3

L’età giovanile è un periodo particolarmente favorevole all’educazione della dimensione religiosa in quanto la persona vive una fase privilegiata della vita nella quale è più sensibile e aperta ai valori trascendenti, ma nello stesso tempo è anche vulnerabile e bisognosa di una guida che l’accompagni ad acquisire gli elementi della fede cristiana illuminata, capace di far fronte all’influsso di una società caratterizzata dal soggettivismo, dal sincretismo e dalla superstizione e di dialogare con i contesti plurireligiosi e pluriculturali nei quali agisce.4

L’antropologia cristiana, che sta a fondamento del Sistema preventivo di don Bosco, orienta l’educatore ad offrire ai giovani risposte convincenti alle loro domande di senso attraverso l’annuncio della fede e la sua condivisione in un cammino comunitario che si attua nella comunità ecclesiale. Lo scopo che si prefigge è quello di far maturare nei giovani la loro esperienza di Dio dandole un fondamento razionale e preservandoli cosi dal processo di scristianizzazione in atto. È essenzialmente un’educazione il cui fine è quello di muovere il cuore del giovane provocando in lui il desiderio di impegnarsi a evitare il peccato e pensare seriamente a salvarsi l’anima, a praticare i propri doveri quotidiani con gioia e tendere cosi alla santità rendendo concreto il motto “buoni cristiani e onesti cittadini”.5

Per fede ed esperienza don Bosco è convinto che i giovani sono predisposti a ricevere il messaggio evangelico. Essi, in quanto figli di Dio, sono naturalmente aperti alla verità e alla ricerca del senso della loro vita, sono assetati di amore e capaci di riconoscerlo quando viene ad essi donato, e poi sanno restituirlo generosamente aprendosi a Dio e agli altri. Afferma don Bosco:

«Questa porzione la più delicata e la più preziosa dell’umana Società, su cui si fondano le speranze di un felice avvenire, non è di per se stessa di indole perversa. Tolta la trascuranza dei genitori, l’ozio, lo scontro de’ tristi compagni, cui vanno specialmente soggetti ne’ giorni festivi, riesce facilissima cosa l’insinuare ne’ teneri loro cuori i principi di ordine, di buon costume, di rispetto, di religione».6

Il compito dell’educatore, con l’aiuto del Signore, è quello di «far penetrare nelle loro anime i principali misteri della S. Religione, che tutto amore ci ricorda l’amore immenso che Iddio ha portato all’uomo».7 È dunque l’amore quella leva preziosa con la quale è possibile giungere a «far vibrare nel loro cuore la corda della riconoscenza che gli si deve in ricambio dei benefizi che ci ha largamente compartiti».8 Ad esso, tuttavia, va aggiunta la ragione attraverso cui si persuadono i giovani che la vera riconoscenza al Signore si esprime nel compiere la sua volontà attraverso il compimento dei propri doveri.9 Questa predisposizione presente nei giovani esprime la loro “naturale intelligenza”10 verso la comprensione della verità rivelata, predisposizione che va accompagnata verso la sua piena maturazione senza imporla, ma attraverso vissuti cristiani personali e comunitari attraenti, la testimonianza di una vita cristiana autentica e dinamica, capace di essere comunicata e fatta sperimentare in una comunità vivace e attiva.

Don Bosco è anche consapevole dei limiti della religiosità giovanile, pertanto, per evitare che la fede venga superficialmente banalizzata o si fermi all’emozione e al sentimentalismo, occorre una sistematica opera d’istruzione e di riflessione.11 Ad essa, vanno aggiunti alcuni accorgimenti utili per adattare la proposta del catechismo all’età e alla psicologia dei giovani. Ad esempio, nel manuale di preghiera Il Giovane Provveduto,12 evidenzia che la tipica vulnerabilità giovanile «fa loro sembrare nauseante ed anche enorme peso qualunque cosa richieda seria attenzione di mente».13 Per aiutarli è dunque utile favorire la preghiera vocale fatta insieme, perché se vengono lasciati a se stessi presto l’abbandonano. Questi ed altri mezzi sono utili per vincere l’abitudinarietà, il ritualismo e il formalismo e favoriscono la pratica sacramentale che don Bosco considera colonna del suo edificio educativo.14

Nel prossimo punto mi soffermo a considerare più da vicino il ruolo della catechesi nella proposta educativa salesiana.

1.2. L’importanza della catechesi nell’educazione religiosa dei giovani

La formazione religiosa del Sistema preventivo si colloca nel contesto della religiosità del Piemonte del secolo XIX pertanto si basa soprattutto sull’apprendimento mnemonico del catechismo tradizionale.15 La proposta, tuttavia, è inserita entro il più ampio orizzonte che caratterizza la comunità educativa dell’oratorio di Valdocco. In esso si alterna lo studio e il lavoro con il gioco e la preghiera, le feste e le passeggiate, il teatro e la musica. Il tutto entro un ambiente caratterizzato da relazioni serene e fraterne, che favoriscono la creazione di sane amicizie tra i giovani e con i loro educatori. In tal modo la catechesi puô meglio trasformarsi in un’autentica esperienza di vita e di fede vissuta entro la comunità ecclesiale.16

I contenuti e i metodi della trasmissione della fede non sono nuovi, tuttavia, con sensibilità pedagogica e didattica, don Bosco si adatta all’età e alle esigenze dei giovani, utilizza un linguaggio popolare, applica il metodo intuitivo o dimostrativo ricorrendo al dialogo, agli esempi a alle narrazioni.17 Egli poi valorizza il momento della tradizionale predica catechistica che si svolge nella messa della domenica per proporre un’iniziazione sistematica e seria sulla storia sacra e sulla storia della Chiesa con l’intento di offrire argomenti per aiutare i giovani a fondare la loro fede sulle radici della Parola di Dio e della tradizione.

La formazione è integrata attraverso l’incontro personale con i giovani nel sacramento della confessione che don Bosco considera strumento privilegiato per impegnarsi nel bene e nell’evitare il male ed il peccato. La celebrazione quotidiana dell’eucarestia, unita alla preghiera individuale e comunitaria secondo il formulario del Giovane Provveduto completa l’opera della formazione religiosa in modo che i giovani15 16 17 possano dare ragione a qualunque persona della propria fede e confessarla senza timore.18

La vita cristiana vissuta all’oratorio, inoltre, non è basata sulla pratica individualistica bensi sulla condivisione e la reciproca testimonianza della fede. Per questo, a Valdocco fioriscono le associazioni religiose dedite all’apostolato, all’imitazione di giovani esemplari, alla cura dei poveri.19

In conclusione la catechesi è un aspetto fondamentale dell’educazione salesiana, e per essere compresa in tutta la sua importanza va collocata nell’orizzonte della salvezza integrale dei giovani che costituisce la finalità ultima del metodo preventivo. In don Bosco, affermano gli studiosi, «non c’è separazione tra catechesi, formazione religiosa ed educazione».18 19 20 Infatti, la formazione umanistica e professionale, l’istruzione religiosa e la preghiera, lo studio e il lavoro, le attività ricreative mirano a formare il buon cristiano e il buon cittadino.

2. L’Istituto delle FMA e l’educazione religiosa della giovane donna

Sin dalle origini, l’Istituto delle FMA condivide la missione salesiana dell’educazione cristiana dei giovani, in particolare delle giovani donne.21 Tale finalità, compresa e vissuta da Maria D. Mazzarello e dalle prime FMA, viene coniugata con le risorse femminili e con le esigenze dell’educazione integrale della giovane donna.22

In particolare, l’istruzione religiosa, nella forma della catechesi, costituisce l’orientamento di tutta l’esistenza della confondatrice la quale, sin da giovane, fu mossa dal proposito di “far conoscere e amare Dio”.23 La prima comunità di Mornese, quindi, assume tale orientamento come la missione prioritaria, nella consapevolezza dell’importante contributo che la religione offre alla realizzazione integrale della persona.

2.1. Maria D. Mazzarello e l’educazione religiosa delle giovani

Il contesto nel quale le FMA si dedicano all’educazione delle giovani, il secolo XIX, non è favorevole all’istruzione della donna. Secondo la mentalità del tempo, infatti, questa è considerata persino dannosa perché puô favorire la vanità nelle ragazze che invece devono vivere una vita umile e nascosta.24 In questo contesto, le FMA offrono un apporto specifico che è quello di «educare cristianamente le ragazze non agiate, oppure povere ed abbandonate per avviarle alla moralità, alla scienza e alla religione»,25 finalità espressa da don Bosco al Vescovo di Acqui nell’agosto di 1876 per ottenere l’approvazione diocesana della nuova Congregazione religiosa femminile. Lo scopo del nascente Istituto è quello di educare le giovani ad essere buone cristiane e oneste cittadine in fedeltà creativa al carisma di don Bosco.26

Maria Mazzarello sin da giovane si dedica all’educazione delle ragazze. Ferdinando Maccono, suo biografo, la ritrae intenta ad occuparsi di loro in un crescendo di attività che le fanno dire all’amica Petronilla:

«La domenica noi assistiamo le fanciulle in chiesa, facciamo loro il Catechismo; cosa buona. Ma dopo l'istruzione e le sacre funzioni, le fanciulle dove vanno? e cosa fanno? Sono troppo abbandonate a se stesse, e in pericolo di offendere il Signore, il che non mi lascia tranquilla».27

In lei è dunque presente la preoccupazione per la salvezza delle giovani, finalità che esprime con l’intento di far “conoscere e amare il Signore” aprendo un laboratorio di cucito affinché le ragazze imparino un mestiere, ma soprattutto perché diventino buone cristiane. È ancora Maria Domenica a confidarlo all’amica:

«Senti Petronilla, a me pare proprio che il Signore voglia che noi due ci occupiamo delle ragazze di Mornese. [...] Io ho deciso di imparare a fare la sarta. Vieni anche tu con me, andiamo da V alentino Campi. [.] Appena avremo imparato un po’ e potremo fare da noi lasceremo il sarto, affitteremo una stanza per conto nostro, accetteremo qualche ragazza che vorrà imparare a cucire e le insegneremo, con fine principale pero, ricordiamolo bene, di toglierle dai percoli, di farle buone e specialmente di insegnare loro a conoscere e amare il Signore. [.] Potremo spendere tutta la nostra vita a vantaggio delle fanciulle».28

La priorità del suo progetto è appunto quella di aiutare le ragazze a conoscere Dio, perché entrando in comunione con Lui possano trovare il significato della loro esistenza. Obiettivo che realizza attraverso la catechesi, la formazione alla preghiera, l’educazione ai sacramenti e all’impegno nella carità. In particolare, i sacramenti per lei non sono solo “mezzi di grazia”, ma anche uno strumento di crescita umana, nel rafforzamento delle virtù morali e nella promozione della vera felicità.29

Come FMA continua a dedicarsi alla formazione religiosa delle educande. Infatti nel programma della Casa di Educazione di Mornese si legge: «Ritenendo la religione e la moralità come parti fondamentali della buona educazione, nell’insegnamento religioso si hanno per libri di testo il Catechismo e la Storia Sacra con riflessioni e pratiche applicazioni».30

Le basi del progetto dell’educazione alla fede di Maria Domenica sono in sintonia con la catechesi del suo tempo: «Dio è il Signore, il Padrone della storia e del cuore di ogni persona; noi siamo creati per conoscerlo ed amarlo sulla terra e nell’eternità; la vita è veloce transito verso la patria del cielo; per chi cammina sulla strada giusta e vive nell’umiltà e nella carità l’esistenza terrena e già un anticipo del Paradiso».31 Quindi, la sua è una catechesi che insegna le grandi realtà della fede trasmesse con parole semplici, ma profonde e ancorate alla vita quotidiana. Lei parte dagli interessi delle ragazze e interviene con saggezza e apertura in una continuità graduale di interventi educativi in accordo con la loro realtà.32

Maria Domenica è consapevole dell’importanza che per educare le ragazze alla fede bisogna offrire loro delle esperienze religiose, soprattutto attraverso i sacramenti dell’eucaristia e della confessione, necessari per esprimere e consolidare la fede.

La carità è un’altra caratteristica della spiritualità di Maria Domenica Mazzarello. Come FMA, la carità pienamente vissuta si esprime nell’amore verso Dio e verso il prossimo in un esercizio di maternità educativa verso le educande, le educatrici e le consorelle. Radicata in questi due poli, Maria Domenica lascia passare la luce dell’amore di Dio che si manifesta nella sua personalità spirituale ricca di virtù quale la semplicità, l’umiltà, la serenità, la saggezza nella guida delle anime, la finezza dell’amore, l’efficienza coraggiosa e lo spirito di evangelizzazione.33

Ella costata che la catechesi incide di più quando le ragazze sono in gruppo e possono condividere ed esprimere spontaneamente i loro dubbi e domande. È attenta perô ai bisogni personali e saggia nel differenziare i percorsi educativi, nell’adattarsi al temperamento e alle situazioni di ognuna. Quindi, la comunità diventa per Maria Mazzarello il luogo di realizzazione dell’esperienza religiosa. È possibile farsi un’idea del clima presente nel Collegio di Mornese leggendo gli appunti della relazione presentata a don Bosco da don Pestarino, primo direttore dell’Istituto, durante la riunione dei direttori salesiani, nell’aprile del 1874:

«Cio che più si osserva con soddisfazione è la vera unione di spirito, di carità, armonia piena di santa letizia fra tutte in ricreazione, ove si divertono fraternamente unite, sempre tutte assieme godono di tenersi anche in quello. [...] Anche le educande non vi è una da lamentarsi. [...] Io bisogna che ripeta che pel loro affare sono sodisfatto e contento, ed è un gran conforto vederle cosi di spirito ed allegre e vedere come sospirano sempre che vada in conferenza a dirle qualche cosa».34

Madre Mazzarello, coerente con la sua formazione religiosa, con il Sistema Preventivo, e convinta dell’importanza dell’istruzione religiosa, esige per la catechesi la frequenza assidua, lo studio, la partecipazione attiva perché, come don Bosco, sa che le ragazze hanno bisogno di esigenza affinché possano crescere e sviluppare tutte le risorse interne ed esterne.35

Contemporaneamente l’esigenza si coniuga con il suo atteggiamento materno, con il quale conosce i cuori delle sue figlie, le comprende con affabilità e con calma, senza imporsi, anzi apre orizzonti e indica le vie attraverso cui ci si incontra con Cristo e lo si segue anche percorrendo sentieri ardui e faticosi.36

Infine, l’impegno di Maria Domenica per l’educazione integrale della giovane donna, con particolare attenzione alla formazione religiosa nella forma della catechesi, si basa sulla consapevolezza del contributo che la religione offre alla realizzazione della persona e al bene della società.37

La sollecitudine di Maria D Domenica per l’educazione religiosa delle giovani trova riscontro nel suo impegno affinché le FMA educatrici siano preparate a questa missione e vi si dedichino con assiduità.

2.2. La sollecitudine di Maria D. Mazzarello per la formazione catechistica delle FMA

La religiosità respirata da Maria Domenica e dalle prime FMA di Mornese è quella semplice del contesto contadino del tempo, di tipo devozionale.38 Tuttavia, anche grazie all’azione di don Domenico Pestarino,39 essa è profonda, vitale e solida nei contenuti. La spiritualità proposta alle Figlie dell’Immacolata, infatti, è cristocentrica, eucaristica e mariana. Attraverso le forme proprie dell’associazionismo, le giovani sono orientate a vivere un apostolato che trova i suoi campi di impegno soprattutto nella catechesi, l’accompagnamento alle madri di famiglia, l’oratorio festivo per le ragazze del paese, la cura di malati e anziani.

Le preghiere, di tipo devozionale, consistono nella meditazione amorosa della Passione del Signore, la visita a Gesù Sacramentato, la devozione al Sacro Cuore di Gesù specialmente nel mese di giugno. La preghiera a Maria si esprime con la recita del santo Rosario, la celebrazione dei tridui e delle novene, il mese di maggio celebrato in suo onore. Pur nella semplicità dei contenuti e delle manifestazioni, tale religiosità è genuina perché scaturisce da una profonda e autentica relazione con Dio, rapporto che alimenta anche l’ansia apostolica ed evangelizzatrice delle FMA nei confronti delle giovani. Infatti, il compito principale per una educatrice salesiana, secondo quanto recitano le prime Costituzioni, è quello di formare le ragazze ad essere «buone cristiane capaci di guadagnarsi onestamente il pane della vita».40 Per raggiungere tale finalità, evidentemente, è necessario che le educatrici per prime siano istruite e preparate all’opera. Questa consapevolezza è ben radicata in Maria Domenica, la quale, fin dai tempi della sua appartenenza all’associazione delle Figlie dell’Immacolata,41 era stata coinvolta da don Domenico Pestarino, viceparroco di Mornese, nella formazione delle donne e delle madri di famiglia.42 In seguito, come FMA ella continua nella sua missione di accompagnare le famiglie delle educande del collegio impegnandosi a far conoscere Dio e il suo amore e invitando a vivere con coerenza la propria vita cristiana.43

Nei confronti delle sue sorelle, delle quali è responsabile in quanto superiora generale, Maria Domenica dimostra una particolare sollecitudine formativa. Anzitutto non si stanca di raccomandare la necessità di formarsi come buone catechiste e, a questo fine, desidera che tale preparazione cominci all’inizio, durante la fase formativa del postulato, cosi come prescrivono le Regole: «La giovane deve essere qualificata a tutto ciô che le potrà giovare nei vari uffizi, massime per fare scuola e catechismo».44 Assieme alla formazione religiosa e ad una vita cristiana autentica, bisogna garantire la formazione intellettuale perché le FMA, più di tutto, devono abilitarsi a diventare «buone maestre in mezzo al popolo».45

La qualità della formazione umana e cristiana delle educatrici è dunque una delle condizioni fondamentali per il successo dell’opera educativa. Per questo, anche sul letto di morte la superiora generale non si stanca di esortare le educatrici a prendere sul serio tale opera e a prepararsi ad essa. Le sue ultime parole sono significative a questo proposito. Ella, rivolgendosi alle presenti dice: «Catechismo ha da essere sempre catechismo! Istruitivi pure in queslo... altrimenti verranno le divisioni di spirito».46 Le superiore, quindi dovranno sempre adoperarsi a formare buone catechiste e a non accontentarsi di un catechismo fatto solo di esempi e aneddoti, perché attraverso la dottrina è necessario «trasfondere nel popolo le verità della fede e gli obblighi della morale cristiana».47

Alla morte della confondatrice, avvenuta il 14 maggio 1881, l’Istituto ha già iniziato la sua veloce espansione, realtà che vedrà il suo aumento esponenziale nella prima metà del Novecento. Infatti, nel periodo di governo di madre Caterina Daghero,48 che le succede, le FMA passano dal numero di 166 a più di 4000. Aumentano inoltre le fondazioni nei quattro Continenti: Europa, America, Asia e America.49

Avendo conosciuto personalmente madre Mazzarello, madre Daghero si impegna a mantenere viva tra le FMA la sua memoria e le linee fondamentali della sua azione anche per quanto riguarda la sensibilità nei confronti della catechesi in fedeltà agli insegnamenti del Papa Pio X che con l’Enciclica Acerbo Nimis promuove il rinnovamento catechistico e promulga, nel 1912, il nuovo Catechismo. Tale azione orienta parrocchie, catechisti ed educatori a dare maggior impulso e fondamento all’istruzione religiosa del popolo cristiano attraverso il catechismo festivo per i fanciulli e le Scuole della Dottrina Cristiana per giovani e adulti. Viene anche ribadita l’importanza dei genitori quali primi catechisti dei loro figli. L’obiettivo principale è quello di vincere l’ignoranza vigilando sulla qualità dei contenuti, ma anche rinnovare i metodi.

In madre Daghero è viva anche la preoccupazione per la formazione religiosa e culturale delle FMA, sostenuta e incoraggiata dai Superiori salesiani don Michele Rua (1888-1910), don Paolo Albera (1910-1921) e don Filippo Rinaldi (1922-1931) che governano la Congregazione salesiana in quegli anni. In fedeltà alle direttive di don Francesco Cerruti,50 consigliere scolastico generale della Congregazione Salesiana, e validamente coadiuvata da madre Emilia Mosca51 e poi da madre Marina Coppa,52 avvia allo studio molte FMA. Alcune frequentano corsi universitari per poter insegnare o dirigere le prime scuole “normali” aperte dall'istituto in Italia e ufficialmente riconosciute dal Ministero che le pareggia alle statali.

Madre Angela Vespa, che succede alla Consigliera scolastica madre Ermelinda Lucotti53 nel 1937, con competenza e senso di responsabilità assume il mandato in un periodo storico ed ecclesiale ricco di sfide e di opportunità e, con intelligenza, orienta le FMA nel loro compito educativo e pastorale assecondando creativamente le nuove spinte conciliari. Nel terzo capitolo presento il suo apporto soprattutto nei riguardi della formazione catechistica delle educatrici e del rinnovamento della catechesi sia nella sua fase preparatoria, prima della celebrazione del Concilio, e sia soprattutto nel momento di attuare le nuove direttive. Data la sua importanza in ordine a tale rinnovamento, mi soffermerô in particolare sul Convegno Catechistico Internazionale da lei voluto e guidato per individuare in esso le linee di azione dell’Istituto.

[...]


1 Cf Bellerate Bruno, Ragione, religione, amorevolezza, in Nanni Carlo (a cura di), Don Bosco e la sua esperienza pedagogica: eredità, contesti, sviluppi, risonanze. Atti del 5° Seminario di «Orientamenti Pedagogici» Venezia-Cini, 3-5 ottobre 1988, Roma, LAS 1989, 62-73.

2 Braido Pietro, Prevenire non reprimere. Il sistema educativo di don Bosco, Roma, LAS 1999, 255.

3 Cf Sovernigo Giuseppe, Lo sviluppo della dimensione religiosa, in Meddi Luciano (a cura di), Diventare cristiani: la catechesi come percorso formativo. Atti del convegno AICa, Pontecagnano, 27-29 settembre 2001, Napoli, Luciano Editore 2002, 65.

4 Cf Grassi Riccardo (a cura di) , Giovani, religione e vita quotidiana. Un'indagine dell'Istituto Iard per il Centro di Orientamento Pastorale, Bologna, Il Mulino 2006, 82-85.

5 L’espressione si trova in numerosissime fonti con sfumature diverse. Lo studioso Pietro Braido lo documenta ampiamente: cf Braido Pietro, Buon cristiano e onesto cittadino. Una formula dell’«umanesimo educativo» di don Bosco, in Ricerche Storiche Salesiane 13(1994)1, 1-75; cf Bosco Giovanni, Scritti normativi e programmatici, in Braido Pietro, Don Bosco educatore. Scritti e testimoniale, Roma, LAS 1997, 264 (d’ora in poi abbreviero DBE seguito dal numero della pagina).

6 Bosco Giovanni, Prime memorie dell’Oratorio, in DBE 108.

7 Bosco Giovanni, Il dialogo tra Don Bosco e il maestro Francesco Bodrato (1864), in ivi 196.

8 Ivi 197.

9 Cf l. cit.

10 Cf ivi 196.

11 Cf Braido, Prevenire non reprimere 259.

12 Cf BOSCO Giovanni, Il giovane provveduto per la pratica dei suoi doveri degli esercizi di cristiana pietà, in Opere edite II, Roma, LAS 1976, 183-532.

13 Lemoyne Giovanni Battista, Memorie Biografiche di San Giovanni Bosco VI, Torino, Scuola Tipografica e Libreria Salesiana 1903, 173 (d’ora in poi abbrevio MB seguito dal numero del volume e della pagina).

14 Cf Groppo Giuseppe, Vita sacramentale, catechesi, formazione spirituale come elementi essenziali del Sistema Preventivo, in Aa.Vv., Il Sistema educativo di don Bosco tra pedagogia antica e nuova, Atti del convegno europeo salesiano sul sistema educativo di don Bosco, Leumann (Torino), Elledici 1974, 65.

15 Cf STELLA Pietro, Don Bosco nella Storia della religiosità cattolica. Mentalità religiosa e spirituale /2, Roma, LAS 1981, 272-275.

16 Cf Alberich Emilio — Gianetto Ubaldo, Don Bosco maestro di educazione religiosa, in Orientamenti pedagogici 35(1988)2, 191.

17 Nel 1855 don Bosco cerca di elaborare un catechismo più semplice per i suoi ragazzi, prendendo come punto di riferimento i contenuti da altri già esistenti, ma poi non lo fa stampare (cf Braido Pietro, L’inedito «breve catechismo pei fanciulli ad uso della diocesi di Torino» di don Bosco, Roma, LAS 1979).

18 Cf Alberich - Gianetto, Don Bosco 189.

19 Tra le associazioni dell’Oratorio di Valdocco vi erano: Il piccolo Clero, La Compagnia di S. Luigi, del S.S. Sacramento, dell’Immacolata Concezione (cf Braido, Prevenire 319-323).

20 Alberich - Gianetto, Don Bosco 189.

21 Tale consapevolezza è chiara fin dalle origini, dal momento che don Bosco rivolgendosi a don Giovanni Cagliero afferma: «Tu conosci lo spirito del nostro Oratorio, il nostro sistema preventivo ed il segreto di farsi voler bene, ascoltare ed ubbidire dai giovani; amando tutti e non mortificando nessuno, ed assistendoli giorno e notte con paterna vigilanza, paziente carità e benignità costante. Orbene, questi requisiti la buona Madre Mazzarello li possiede e quindi possiamo stare fidenti nel governo dell’Istituto e nel governo delle suore. Essa non ha altro da fare e altro non fa se non uniformarsi allo spirito, al sistema e carattere proprio del nostro Oratorio, delle Costituzioni e deliberazioni salesiane; la loro Congregazione è pari alla nostra; ha lo stesso fine e gli stessi mezzi, che essa inculca con l’esempio e con la parola alle suore, le quali, alla loro volta, sul modello della Madre, più che superiore, direttrici e maestre sono tenere madri verso le loro giovani educande» (Cagliero Giovanni, [ Memoria storica su Maria Domenica Mazzarello ] 1918, in AGFMA 020, manoscritto autografo).

22 Cf Ruffinatto Piera, Educare “buoni cristiani e onesti cittadini” nello stile del Sistema Preventivo. Il contributo delle Figlie di Maria Ausiliatrice, in Loparco Grazia - Spiga Maria Teresa (a cura di), Le Figlie di Maria Ausiliatrice in Italia. Donne nell’educazione, Roma, LAS 2011, 52.

23 Cf MACCoNo, Santa Maria Domenica Mazzarello I 49.

24 Cf VIGo Giovanni, Gli italiani alla conquista del sapere, in SoLDANI Simonetta - TURI Gabriele (a cura di), Fare gli italiani. Scuola e cultura nell’Italia contemporanea V/1. La nascita dello Stato nazionale, Bologna, Il Mulino 1993, 51-55; cf RUFFINATTo, Educare “buoni cristiani e onesti cittadini” 52.

25 MB XII 285.

26 Cf RUFFINATTo piera, La fedeltà allo “spirito di don Bosco” chiave interpretativa della metodologia educativa delle FMA, in Id. - SEÏDE Martha (a cura di), L'arte di educare nello stile del sistemapreventivo: approfondimenti e prospettive = Orizzonti 22, Roma, LAS 2008,19-87.

27 MACCoNo, Santa Maria Domenica Mazzarello I 126.

28 Capetti Giselda (a cura di), Cronistoria [dell’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice] V/1, Roma, Istituto Figlie di Maria Ausiliatrice 97-98.

29 Cf Maccono, Santa Maria Domenica Mazzarello I 128.

30 Programma. Casa di Maria Ausiliatrice per educandato femminile in Mornese 1873, in COSTA Anna — Cavaglià Piera (a cura di), Orme di vita, tracce di futuro. Fonti e testimonianze sulla prima comunità delle Figlie di Maria Ausiliatrice (1870-1881) = Orizzonti 8, Roma, LAS 1996, doc. n. 24, 82. Il catechismo era quello in uso nella diocesi di Acqui e per la Storia Sacra si adottava il testo di don Bosco (cf Bosco Giovanni, Storia Sacra per uso delle scuole utile ad ogni stato di persone, arricchita di analoghe incisioni, Torino, Speirani & Ferrero 1847, in DBE 40-42).

31 Mazzarello Maria Luisa - Cavaglià Piera, Il contribute di Maria Domenica Mazzarello alla formazione religiosa della donna, in RUFFINATTO — SEÏDE (a cura di), L'arte di educare nello stile del sistema preventivo 256.

32 Cf l. cit.

33 Cf Cavaglià Piera, Maria Domenica Mazzarello educatrice. Un lungo cammino di riscoperta, in ivi 209.

34 Relazione di don Domenico Pestarino sulla comunità delle FMA [Torino, febbraio 1874], in Cavaglià - Costa (a cura di), Orme di vita doc. n. 34, 105-106. In realtà il documente deve essere datato al mese di aprile come si ricava dalle Memorie Biografiche (cf MB X 1233).

35 Cf MAZZARELLO — CAVAGLIÀ, Il contributo di Maria D. Mazzarello 254.

36 Cf Medica Giacomo M., Santa Maria Domenica Mazzarello. Catechesi per una gioiosa vita cristiana, in ID., Grandi Catechisti. Dai catechisti del passato orientamenti per la spiritualità e stimoli per l’azione, Leumann (Torino), Elledici 1989, 237-245.

37 Cf MAZZARELLO — Cavaglià, Il contributo di Maria D. Mazzarello 254.

38 Cf Barberi Carla, La pratica della religione popolare in Santa Maria D. Mazzarello, in Semeraro Cosimo (a cura di), Religiosità popolare a misura dei giovani = Colloqui 13, Leumann (Torino), Elledici 1987, 125-126.

39 Domenico Pestarino (1817-1874) nacque a Mornese da una famiglia benestante. Fece gli studi ecclesiastici nel Seminario di Genova sotto la guida dal teologo Giuseppe Frassinetti. Per le sue non comuni doti di educatore, restö nello stesso ambiente per dodici anni in qualità di assistente dei seminaristi. Si trasferi a Mornese nel 1847 dove ebbe modo di dedicarsi in particolare all’opera catechistica contribuendo al rinnovamento pastorale della Parrocchia. Conosciuto don Bosco, fu conquistato dal suo sistema educativo e decise di entrare nella Congregazione Salesiana. Fu il primo direttore spirituale della nascente Congregazione delle FMA (cf Magdic Giovanni, Pestarino sac. Domenico, primo direttore spirituale delle Figlie di Maria Ausiliatrice, in VALENTIN Eugenio - Rodino Amadeo [a cura di], Dizionario biografico dei Salesiani, Torino, Ufficio Stampa Salesiano 1969, 269).

40 ISTITUTO FIGLIE DI MARIA AUSILIATRICE, Regole o Costituzioni per l’Istituto delle Figlie di Maria SS. Ausiliatrice aggregate alla Società Salesiana, Torino, Tip. e Libreria Salesiana 1878, Titolo I, art. 3.

41 La pia unione delle Figlie di S. Maria Immacolata (FMI) fu fondata a Mornese nell’anno 1852, per iniziativa della maestra del paese, Angela Maccagno. Nell’autunno del 1855, don Pestarino ne favori la crescita e il teologo Giuseppe Frassinetti ne compilé un Regolamento utilizzando l’abbozzo della Maccagno (cf Posada Maria Ester, Storia e santità. Influsso del teologo Giuseppe Frassinetti sulla spiritualità di S. Maria Domenica Mazzarello, Roma, LAS 1992, 68-72; PORCELLA Maria Francesca, La consacrazione secolare femminile. Pensiero e prassi in Giuseppe Frassinetti, Roma, LAS 1999).

42 Cf Cronistoria I 77.

43 Cf MAZZARELLO — Cavaglià, Il contribute di Maria D. Mazzarello 259.

44 Regole o Costituzioni, Titolo VIII, art.1.

45 MAZZARELLO — CAVAGLIÀ, Il contributo di Maria D. Mazzarello 260.

46 Relazione di don Giovanni Battista Lemoyne sulla malattia e morte di madre Maria D. Mazzarello, in Costa - CAVAGLIÀ (a cura di), Orme di vita 334.

47 SACRA Congregatio Rituum Aquen, Beatificationis et Canonizationis Servae Dei Mariae Dominicae Mazzarello, primae Antistitae Instituti Filiarum Mariae Auxiliatricis. Positio super virtutibus. Summarium super dubio, Romae, Typis Guerra et Belli 1934, 150.

48 Caterina Daghero (1856-1924) venne eletta superiora generale alla morte della confondatrice Maria D. Mazzarello (1881) e mantenne la carica fino al 1924, anno della morte. Entrata nell’Istituto a Mornese, dopo la professione religiosa fu mandata a Torino come studente e vicaria della casa. Dopo aver conseguito il diploma di maestra, tornô a Mornese e, nell’ottobre 1879, fu nominata direttrice della prima comunità aperta dalle FMA a Torino. Nel 1880 fu inviata a dirigere la nuova fondazione di St. Cyr in Francia e, nello stesso anno, venne eletta Vicaria generale. Successe a madre Maria D. Mazzarello e governô l’Istituto per 43 anni, nel periodo del suo consolidamento e sviluppo, facendo da intelligente mediatrice tra la prima generazione delle FMA e le successive. Nel suo compito era coadiuvata da valide collaboratrici quali Emilia Mosca, Elisa Roncallo ed Enrichetta Sorbone (cf Mainetti Giuseppina, Madre Caterina Daghero. Prima Successora della beata Maria Mazzarello nel governo generale dell’Istituto delle FMA, Torino, SEI 1940).

49 Alla morte di madre Ermelinda Lucotti, il 27 novembre 1957, le FMA sono 16.558 distribuite in 55 nazioni. (cf ISTITuTo FIGLIE DI MARIA AuSILIATRICE, Elenco generale Antico Continente 1957, Torino, Istituto FMA 1957, 4*-5*; ID., Elenco generale Nuovo Continente 1957, 5*;cf BIANCo Maria Pia, Il cammino dell’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice nei solchi della storia [1943-1957] II, Roma, Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice 2010).

50 Don Francesco Cerruti (1844-1917) nel 1885 fu nominato da don Bosco Consigliere scolastico generale, ruolo che occupé fino alla morte, avvenuta nel 1917. Si laureö in Lettere alla Regia Università di Torino nel 1866. Nella bibliografia dei suoi scritti si elencano circa 250 saggi, molti dei quali riguardano l’educazione e la scuola. Gli studiosi sono concordi nel conferire a don Cerruti il titolo di “vero sistematore delle scuole e degli studi della Pia Società Salesiana” (cf Luchelli Alessandro, Don Francesco Cerruti consigliere scolastico generale della Pia Società Salesiana, Torino, SAID 1917; cf PRELLEZO José Manuel, Francesco Cerruti direttore generale della scuola e della stampa salesiana, in Ricerche Storiche Salesiane 5[1986]1, 127-164).

51 Emilia Mosca (1851-1900) nacque ad Ivrea (Torino) figlia del conte Alessandro Mosca di S. Martino e di Eugenia Garello, discendente dei conti Bellegarde di St. Lary. Conseguito il diploma di abilitazione all’insegnamento della lingua francese alla Regia Università di Torino, fu istitutrice in una nobile famiglia torinese. Nel 1872 le venne proposto da don Bosco di recarsi a Mornese come insegnante di italiano e francese. Conquistata dallo spirito religioso ed educativo dell’Istituto, chiese di farne parte e, ancora novizia, le fu affidata l’organizzazione e la direzione della scuola di Mornese. Sostenne gli esami per conseguire il diploma magistrale e, in seguito, si occupé della formazione delle educande e delle suore. Nel 1878 organizzé la scuola elementare della nascente casa di Nizza Monferrato e, in più tardi, attraverso un lungo e faticoso iter, la integré con la scuola Complementare e quella Normale, portandola al pareggiamento alle scuole statali (cf Mainetti Giuseppina, Una educatrice nella luce di San Giovanni Bosco. Suor Emilia Mosca di San Martino, Torino, L.I.C.E. - Berruti 1952).

52 Marina Coppa nasce a Monticello d’Alba il 26 febbraio 1869. Frequenta il Regio Ritiro della Provvidenza tenuto ad Alba dalle suore di S. Anna. Il 16 aprile 1887, dopo un incontro con don Bosco, decide di entrare nell’Istituto delle FMA. Per le sue non comuni doti di intelligenza, è orientata allo studio e al conseguimento della “patente superiore” per l’insegnamento nella scuola elementare, diploma che ottiene nel 1889. In quell’anno emette anche la prima professione religiosa. In seguito è direttrice a Incisa Belbo, Roma e Bordighera. Nel settembre del 1894 è nominata assistente delle postulanti a Nizza Monferrato, incarico che mantiene fino alla sua elezione a Consigliera scolastica generale nel 1901. Sotto la guida di don Francesco Cerruti, affronta le difficoltà inerenti al suo compito con intelligente saggezza, capacità di discernimento, coraggio e lungimiranza, intuizione chiara delle situazioni e saggezza nella loro soluzione. Lavora in particolare per portare a compimento il pareggiamento della scuola Normale di All Marina (Messina) nel 1916 e quella di Vallecrosia nel 1917. Muore il 5 aprile 1928 (cf Dalcerri Lina, Madre Marina Coppa Consigliera generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice, Roma, Istituto FMA 1955).

53 Ermelinda Lucotti (1879-1957) succede a madre Marina Coppa come Consigliera Scolastica generale nel 1928. Durante il suo mandato dedica particolarmente attenzione alla formazione delle insegnanti, da lei considerate strategiche per il buon andamento della scuola salesiana. Dieci anni dopo affianca madre Luisa Vaschetti, ormai cieca, nel governo dell’Istituto e, nel 1947, è eletta Superiora generale. Il suo contributo di riflessione si trova nelle circolari mensili inviate alle FMA nelle quali affronta i problemi educativi più urgenti per l’Istituto. Esse sono in numero di 23 per il periodo che va dal 24 ottobre 1928 al 24 febbraio 1937 (cf CÂSTANO Luigi, Una madre: Madre Linda Lucotti quarta Superiora generale delle FMA, Roma, Istituto FMA 1978).

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Details

Title
Importanza e ruolo della catechesi. Nella proposta educativa di don Boscoe e madre Mazzarello
Grade
110
Author
Year
2014
Pages
13
Catalog Number
V1159255
ISBN (eBook)
9783346567970
ISBN (Book)
9783346567987
Language
Italian
Keywords
importanza, nella, boscoe, mazzarello
Quote paper
Doctorado en Catequética y pastoral juvenil Magda Cruz (Author), 2014, Importanza e ruolo della catechesi. Nella proposta educativa di don Boscoe e madre Mazzarello, Munich, GRIN Verlag, https://www.grin.com/document/1159255

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