La Rus' di Kiev fra mafie e colpi di stato


Fachbuch, 2012

65 Seiten


Leseprobe


Indice dei capitoli

1. Esiste un Medioevo Russo? pag

2. Perché le Cronache Russe sono famigerate pag

3. Le testimonianze “non russe” pag

4. Dei Vichinghi nell'Est dell'Europa? pag

5. Svedesi e Russi... legati per la vita pag

6. Olga, donna russa in gamba pag

7. La svolta vladimiriana pag

8. Jaroslav detto il Saggio pag

9. Quattro passi per Kiev pag

10. Tante liti per altrettanti troni pag

11. Nuove lotte nelle élites rus' pag

12. Cambiar tutto senza cambiar niente! pag

13. Cala il sipario pag

Conclusioni pag.

Letteratura di riferimento e letture di approfondimento consigliate pag

1. Esiste un Medioevo Russo?

Si parla e si scrive tanto della grande letteratura romantica russa o degli eventi dei tempi sovietici, ma prima? Che c'era prima? Esiste una storia più remota da raccontare? E da quale epoca si può cominciare a parlare di Russi e di Russia ? E perché parlare soltanto di Slavo-Russi in una compagine multietnica come è effettivamente stata (ed ancora lo è) con l'insieme dei suoi popoli la vastissima regione che negli atlanti classici si chiamava Pianura Sarmatica e in quelli più moderni è nota come Pianura Boreale Europea ?

Sono le prime domande che qualunque lettore curioso si pone quando si sia già dato uno sguardo in giro alla ricerca di un libro accessibile che gli racconti che cosa ci fosse e chi vivesse nella regione sopraddetta e che oggi è la parte europea della Federazione Russa.

Se poi aggiungiamo che sarebbe interessante scoprire quali apporti, materiali e immateriali, le sue genti (né meno né più “europee” di altre) abbiano dato al resto del continente nel passato un po' più remoto, l'argomento diventa talmente complicato che non crediamo che esista un libro di lettura semplice sull'argomento Storia dell'Antica Russia proprio per i fatti che qui di seguito raccontiamo.

D'altronde la storia si fa coi documenti e occorre rivolgersi agli specialisti che quei documenti hanno esaminato e studiato, se si vogliono avere risposte sintetiche, ma rigorose, ai quesiti posti fin qui. Prepariamoci allora a entrare insieme nei meandri del passato per spigolare notizie poco note e normalmente nascoste nei labirinti delle ricerche o nei commenti storiografici.

Naturalmente avvertiamo che i lavori editi negli ultimi anni non sono del tutto soddisfacenti per qualità e per profondità d'analisi e che le discussioni sollevate e le ipotesi suggerite sul tema “antico-russo” si sono moltiplicate e per natura e per punti di vista sfociando talvolta nella pura e fantastica speculazione...

Prima di scendere in maggiori particolari e spaziando dagli atlanti storici come quello di Allen F. Chew (Yale University 2009) ai lavori scelti da noi nella storiografia sovietica, post-sovietica e tedesca, apprendiamo subito che già fra il IX e il X sec. d. C. esistette uno stato che avrebbe occupato gran parte della Pianura Russa (per comodità chiameremo così d'ora in poi il territorio che ci interessa, escludendo il bacino polacco della Vistola e trascurando la dicitura “russa”) e le cui vicende abbracciano a mala pena tre secoli: X-XIII sec. d. C.

Convenzionalmente quello stato è chiamato Rus' di Kiev in quanto la sedicente capitale era proprio la città ucraina che fu distrutta nel 1240 dai Tataro-mongoli di Cinghis Khan. Purtroppo quanto accadde in quell'anno fu talmente distruttivo che parecchi dei manoscritti nell'ambito dell'annalistica nata qui andarono andati persi. Oltre a rammaricarcene confessiamo tuttavia che, grazie al lavoro degli archeologi sovietici mossisi in grande stile negli anni '50 del secolo XX, disponiamo di elementi di conoscenza oggi maggiori di ieri e pertanto, pur non nominandoli, i monumenti e le testimonianze riportate alla luce dagli scavi in vari siti sono alla base della nostra storia benché non tutti i reperti siano stati esaurientemente interpretati.

Riguardo alle questioni di ricerca storiografica a cui accennavamo un po' sconfortati poc'anzi dagli indirizzi speculativi, ne fisseremo sin d'ora alcune su cui occorrerà indugiare più a lungo, evitando i binari accademici fissati nel secolo scorso per scrivere la storia antico-russa.

Eccole: 1. Definire meglio che parte avrebbe una storia antico-russa nell'ambito della storia europea più generale. 2. Individuare degli elementi chiari che distinguano i Russi dalle altre etnie a contatto con loro nel medesimo territorio e di qui finalmente 3. Dedurre i comportamenti fisici e mentali (!!) e quindi gli scopi che si radicarono nelle élites al potere per spingerle a identificarsi in un'unica etnia che diventasse in seguito dominante e assumesse la denominazione di russa.

Quest'ultima topica è importante molto più delle altre giacché fra il X e l'XI sec. d. C. Germani (Scandinavi per lo più), Balti, Slavi, Ugro-finni (Ungheresi e altri) e Turcofoni (Bulgari e Cazari) o Iranofoni (Alani) si ritrovarono insieme letteralmente mescolati più o meno nelle medesime aree dove si sarebbe trovata la Rus' di Kiev. E noi vorremmo sapere se in quel periodo e in quelle circostanze si crearono aspirazioni molto simili fra le etnie presenti nel cercarsi un posto al sole migliore e definire se stesse come popoli a sé stanti nell'Europa che stava nascendo dalle cosiddette Invasioni Barbariche. E in alternativa invece che posizioni presero contro o pro una coagulazione etnica più intima in un unico stato (kievano).

Vedremo che cosa trasparirà dai documenti. Per l'intanto definiamo i limiti cronologici che ci siamo posti ossia che ci muoveremo nell'epoca convenzionalmente detta Medioevo.

Il medievalista francese contro-corrente Jacques Heers dice che il Medioevo è una costruzione intellettuale artificiosa creata nel Rinascimento italiano. A noi però, apponendovi l'aggettivo Russo, la dicitura è adatta giacché è la più usata da decenni ormai per la storia antico-russa cioè degli avvenimenti anteriori alla cosiddetta “Era Pietrina” o Era di Pietro il Grande, l'Imperatore che verso il 1700 mise in atto le prime modernizzazioni del vasto Impero Moscovita .

Occorre tener presente l'ambigua tripartizione in Alto, Basso e Tardo Medioevo o il sistema dei legami feudali in uso in Occidente? A nostro avviso no! Sono concetti non percepibili nel Nordest europeo e tanto meno nel Medioevo Russo. Anzi! Pensiamo che queste periodizzazioni e questi schematismi di potere siano vecchie eredità ideologiche dei tempi in cui si scriveva la storia per esaltare le nazioni e le nazionalità e le loro élites in auge e che, sebbene alimentino accesissime discussioni fra gli storici ancora oggi, per il Medioevo Russo l'oggetto del contendere in questo ambito resta la domanda: Nella trattazione si devono coinvolgere le altre realtà geopolitiche precedentemente esistite nella Pianura? E' un punto focale (seppur deviante) finora mantenuto nella storiografia russa poiché la storia andava raccontata in funzione della formazione nella Pianura di un ethnos superiore slavo-russo (moscovita) e quindi doveva sforzarsi di descrivere modi e tempi evolutivi della nuova entità etnica che avrebbe coperto con la sua nuova cultura (e potenziale militare) un'enorme porzione della Terra dal Pacifico al Baltico.

Con tale tendenza finora prevalente si è giunti persino ad attribuire alle forme statali preesistenti alla Rus' di Kiev (ma pure successive al X sec. d. C.) un formato apposito che le rendesse “etnicamente allogene” cioè venute chissà da dove... non essendo né russe né slave ! Prove concrete e valide per supportare tale punto di vista naturalmente non ne sono state mai prodotte per cui anche tali linee-guida vanno ormai abbandonate, a nostro modo di vedere.

E' giunta l'ora perciò di esaminare meglio e mettere nel giusto rilievo la questione del meticciato interetnico prima di arrivare ad un eventuale superethnos russo. L'aspetto antropico fondamentale della Pianura è proprio la sua multietnicità (comune d'altro canto ad altre aree antiche e moderne) e nasconderla o sottacerla non può che alterare ogni trattazione storica e culturale. Concludendo: la Rus' di Kiev era fatta non solo di Slavi con differenze linguistiche e culturali notevoli al loro interno, ma pure di non-slavi in via d'acculturazione o di soffocamento nello “slavume” circostante e noi di questo dobbiamo occuparci.

Aggiungiamo: Non sarebbe tempo di confessare che i vecchi e i nuovi sforzi di creare una società culturalmente unificata e omogenea dominata da élites sedicenti pan-russe, usando (oltre alla forza) prima il Cristianesimo Ortodosso e poi la Rivoluzione Socialista, non hanno dato ad oggi gli esiti auspicati? Il discorso è complesso, tocca numerose discipline che vanno dalla politica alla storia, dalle ideologie alle religioni, dall'economia alla geografia e il campo è troppo vasto per le nostre competenze se pretendessimo di dare risposte esaurienti.

C'è invece un aspetto collegato alla multietnicità che potrebbe rappresentare il fil rouge fra la Russia Antica e le sue genti e il resto d'Europa. Ad esempio, fra gli Sciti d'Erodoto non potrebbe esserci il seme dell'etnia russa? Inoltre, siccome fra le etnie della Pianura nelle loro trasmigrazioni attraverso la “steppa ucraina” c'erano tribù slave nel novero dei popoli che l'Impero Romano ci ha abituato a chiamare Barbari, non potremmo, chissà, trovare degli antenati dei russi in qualcuna di esse? E invece tutto ciò non è possibile giacché la gente di Kiev comincia a chiamare se stessa russa soltanto intorno al XII-XIII sec. d. C. e non abbiamo prove concrete per collegare geneticamente i russi di oggi con etnie tanto più antiche trasmigranti. Non solo! La base della nuova identità etnica russa al principio non poteva essere che la lingua, il segno distintivo tradizionale più immediato di ogni ethnos e superethnos, salvo poi a cercare di capire la cultura e riconoscerla una novità storica.

E qui occorre sottolineare un'ambiguità linguistica, non solo italiana, ma di molte altre lingue europee, nel non saper dare un nome alla parlata della Rus' di Kiev, antenata filologica non solo dell' ucraino e del bielorusso, ma anche del grande russo. Rus'ki/русъкі, l'aggettivo derivato da Rus' che appare nelle Cronache Russe (di cui diremo meglio più avanti), è attribuito esclusivamente agli Slavi Poliani di Kiev e degli immediati dintorni e alla loro lingua, benché sia riscontrabile poi affibbiato qua e là in documenti “non russi” alle selvagge genti del nord!

Se pensiamo che per i russi moderni si è conservato russkii per la lingua e si è coniato rossiiànin per il cittadino della Federazione Russa, ci accorgiamo che c'è confusione e perciò preghiamo il lettore di aver pazienza, se in italiano non c'è che russo da usare così com'è.

D'altronde la lingua è l'unico esito del cronista kievano che gli permette di distinguere fra Slavi e altri popoli non slavi e, soprattutto, per difendere l'idea che giusto gli Slavi, con costumi a volte “selvaggi” per il fatto di non essere stati ancora cristianizzati, una volta adottata la lingua rus'ki, della Rus' di Kiev, eccoli “trasformarsi” per volontà divina nell'unico popolo degno di insegnare a vivere a tutti gli altri.

Salteremo qui l'ingarbugliatissima questione della necessità di introdurre nel X-XI sec. lo Slavo-macedone per le Sacre Scritture e della sua imposizione contro ogni altra varietà di Slavo parlata fra Kiev e i Balcani e accetteremo una volta per tutte che la lingua veicolare rus'ki si diffondesse nella Pianura Russa pur non sempre ben compresa, se non con sforzo, da Slavi e bilingui non slavi. Noteremo invece che il cronista addita come persone da evitare chi non si esprime in quella lingua e ne usa una diversa. Questo è per lui un segno fortemente negativo e addirittura diabolico perché vuol dire che questa gente è in condizione di paganesimo. Alla fine jazyk, russo per lingua, diventa semplicemente lingua straniera e il derivato jazycestvo, paganesimo.

Migliaia di pagine si sono scritte al contrario sull'etimologia dell'etnonimo Rus' e, benché siano state partorite interpretazioni svariate, un etimo accettabile di *rus- attualmente non c'è!

E' importante tutto ciò? Purtroppo sì! Siamo in un contesto culturale dove l'amanuense rispecchia una maniera di far storia dominante all'interno della chiesa cristiana bizantina del X-XII sec. secondo cui gli eventi umani sono guidati da dio. Un popolo non ha storia finché non abbraccia la fede di Cristo e solo dal momento della sua conversione inizia la sua strada del tempo universale che porta, a seconda dei destini decisi dalla volontà divina, verso la sua estinzione o la sua gloria.

L'Impero Romano d'Oriente a cui questa costruzione ideologica fa capo non era visto (né mai era propagandato) come un'istituzione passeggera. Al contrario erano gli altri regni a estinguersi e Roma d'Oriente rimaneva il centro dal quale nei piani del dio cristiano si irradiava l' Impero Universale destinato a durare fino alla fine dei tempi. Da questa posizione, storica e religiosa allo stesso tempo, le Cronache Russe avvertono che il potere deriva giusto dal dio cristiano ed è sancito dai suoi ministri terreni ai quali è affidato anche il compito di controllare che sia esercitato secondo gli insegnamenti delle Sacre Scritture. Occorre pertanto cercare, trovare e definire la persona eletta che impersoni il Principe ossia l' autorità sacra che governerà un popolo e la sua regione! Non solo, si pretende pure che i sudditi ne accettino supinamente il potere rinunciando a servire qualsiasi altro rappresentante sedicente divino sulla Terra...

Sarà questa filosofia l'egida della strenua e lunga lotta per la conquista di territori e di risorse da parte delle élites riconosciute cristiane dall'autorità della Chiesa di Kiev (e poi di Mosca) contro le altre élites pagane della Pianura. Le azioni militari di distruzione e saccheggi nei villaggi e nelle città sono “giustificati” in questa visione del mondo poiché servono a distruggere i focolai di ostinato paganesimo e a preparare il trionfo di Cristo.

L'occupazione maggiore delle armate kievane con la caccia all'uomo nelle foreste o nella steppa sono considerate delle vere e proprie crociate e i preti cristiani sono in prima fila con icone e paramenti sacri tesi a ribaltare l'ordine societario tradizionale per sostituirlo con quello cristiano. Persino la stessa Kiev subirà tali crociate da parte di kniaz russi contro kniaz pure russi, ma “eretici e dissidenti”, che hanno rinnegato il passato della dinastia e sono tornati al paganesimo o, peggio che mai, si rivoltano alleandosi coi pagani...

2. Perché le Cronache Russe sono famigerate

Penetrare nelle vicende della Russia Antica significa impelagarsi nelle migliaia di pagine della primaria fonte storica russa ossia le Cronache dei Tempi Passati.

Per la verità, se non fosse stato per la pazienza e la preparazione di studiosi attenti e meticolosi come Tihomirov, Šahmatov o Lihačòv (e altri loro critici e fautori) che sono riusciti tanti anni fa a codificare e ricostruire in qualche modo le cronache originali ponendole in scritti più organici e in un russo più accessibile agli studiosi, oggi non avremmo nemmeno gli elementi che servono, mentre le usiamo, per apprezzare la loro vera validità storiografica. Diciamo ciò perché dobbiamo partire comunque da esse per trarre una buona parte del Medioevo Russo, giacché le informazioni che ci vengono da altre fonti sono molto carenti e frammentarie.

Sin d'ora per la comodità del nostro lettore non useremo la canonica titolatura che si usa per indicarne la provenienza e affastelleremo le Cronache Russe nell'acronimo CTP. Né indugeremo sulla loro composizione, ma di certo ne criticheremo i contenuti e qui, per chi fosse interessato in special modo, rimandiamo il lettore al lavoro critico fatto sulla questione da Christian Raffensperger nel 2012 (v. fra le letture consigliate).

Le pagine più antiche delle CTP sono ricopiature eseguite nel XIV-XV sec. da manoscritti anteriori, per ora scomparsi, ed è chiaro perciò che i passi stesi in periodi e da amanuensi diversi conservano errori e correzioni arbitrarie e devono essere interpretati e confrontati, altrimenti non si può descrivere una sequela di eventi accaduti mille anni fa su una base filologica affidabile. E' pure lapalissiano che non tutte le cronache furono scritte in contemporanea con gli eventi. Quel che conta però è che il commento o la descrizione di una stessa realtà appartengono a volte a più autori, lontani sia geograficamente sia cronologicamente dal fatto e dal luogo. Se poi aggiungiamo la non-coincidenza delle date delle CTP espresse col Calendario Giuliano contro quelle astronomiche, problema che si trascinò fino al 1700 quando fu introdotto il Calendario Gregoriano peraltro mai accettato dalla Chiesa Russa, le sequele diventano più complicate e più nebulose.

Se teniamo presente quanto detto finora e che pochi secoli dopo la caduta di Kiev il vezzo dell'annalistica prese piede nelle corti dei diversi kniaz causando una profusa produzione di nuove pagine scritte, capiamo pure come si creassero notizie ridondanti e contraddittorie. In certi “racconti o skazania” non si descrive un evento né si ragiona su una politica, ma si esalta esclusivamente l'operato del kniaz che ha commissionato la cronaca stessa! Inoltre è comprensibile in molti casi lo sforzo dell'amanuense di riferirsi in tutti i modi alle CTP più antiche perché contengono eventi ormai canonizzati e in questo modo il coinvolgimento del kniaz nella storia è ancor più legittimato. Naturalmente si trovano pure le manipolazioni spontanee del copista che, con intenti ipercorrettivi, edificanti o chiarificatori, modifica ad hoc le notizie raccolte da lui sulle bocche dei testimoni.

Insomma, se c'è l'evidenza che sulle CTP siano intervenute mani estranee durante la loro stesura e che delle verità risultano distorte a scopo politico e personale, il punto è che in tali tipi di scritture lo storico deve caricarsi dell'impegno pesante di tentare di individuare chi sia stato il “correttore-manipolatore” materialmente e quale fosse il suo scopo. Di certo sappiamo che, al tempo dell'ascesa dell'Impero Russo di Mosca, nel sancire una volta di più il rango delle CTP a documenti ufficiali dello stato-impero di Tutti i Russi, s'introdussero grossolane modifiche nei testi! E non parliamo poi degli interventi tipici dell'ex URSS sulle interpretazioni “in chiave marxista”...

Se però ci sono difficoltà, in compenso (!) il linguaggio usato è di solito di stile popolare quasi come una favola per i ragazzi, (risvolto pedagogico-letterario di vecchie abitudini bizantine) e così, se leggere e studiare le CTP è necessario, occorre però aver cautela nell'uso dei contenuti.

Tradizionalmente si ammette che le CTP siano state messe per iscritto dal monaco Nicone nel 1073 a Kiev e che intorno al 1113-6 poi Nestore, altro monaco, le ricomponesse e le abbellisse col titolo “Ecco le Cronache dei Tempi Passati, (in cui si spiega) da dove venne la (gente della) Terra Russa, chi fu il primo a governarla e come si originò la Terra Russa.

Fin qui niente da eccepire nel titolo che è di sicuro promettente, dopo però, una volta esposta in maniera abbastanza lineare la storia del mondo secondo la Bibbia, compare la prima strana notizia: Il passaggio dalla Terre Russe di sant’Andrea intorno al primo secolo dell'era cristiana ! Vale la pena di leggerla nella traduzione dall’originale (il testo che abbiamo tradotto è la copia delle CTP detta dei principi Radziwill), qui di seguito:

Ed il Dnepr sfocia nel Mare Pontico (Mar Nero o Ponto Eussino) ; questo mare si versa nel Mare dei Russi ( così si chiamava il tratto di mare immediatamente oltre la foce del Dnepr e del Bug Meridionale ), lungo le rive del quale, come si dice, insegnò Andrea, il fratello di Pietro. Quando Andrea insegnava a Sinope (odierna Sinop in Turchia) e venne a Korsun' (Chersoneso in Tauride/Crimea le cui rovine oggi si trovano qualche km fuori dell’odierna Sebastopoli), ed era intenzionato ad andare a Roma, e giunse sotto la foce del Dnepr (il fiume di Kiev) e di lì risalì il fiume. E accadde questo: Arrivò sotto le colline lungo la riva. La mattina dopo quando si alzò disse ai suoi discepoli che lo avevano accompagnato: Vedete quelle colline? Su quelle colline si spanderà la benedizione divina, una grande città nascerà e Dio farà erigere ( qui ) molte chiese. E salì su quelle colline, le benedisse e vi pose una croce e pregò Dio e venne giù dalla collina, dove poi fu fondata Kiev, e si diresse ancora controcorrente lungo il Dnepr. Arrivò dagli Sloveni dove oggi è Novgorod (questa è la grande Novgorod sul Lago Ilmen) e vide la gente che lì abitava. Quali costumi essi avevano e come si lavano e come si nutrono e si meravigliò di loro. Poi si diresse verso i Variaghi (la Scandinavia) e giunse a Roma e raccontò di come aveva insegnato e di quel che aveva visto e disse: Ho visto qualcosa di meraviglioso nella Terra degli Slavi mentre ero in viaggio verso Roma. Ho visto i bagni di legno (bania o sauna russa) e lì c’è un caldo fino a diventar rossi e si spogliano e nudi si versano il kvas (è una birra fatta con pane raffermo, popolarissima ancor oggi in Russia) e poi prendono dei rami flessibili e si battono con questi l’un l’altro fino a quando piangono dal dolore e ancora vivi ( sic! ) si versano acqua ghiacciata addosso e solo allora si riprendono. E fanno ciò ogni giorno, costretti da nessuno se non da loro stessi e così si lavano e non è una tortura. Quelli che l’udirono si meravigliarono anche loro. Andrea stesso dopo essere rimasto per un po’ a Roma, tornò a Sinope.”

Il racconto in sé è straordinario per i suoi anacronismi, ma pone curiosi dubbi. Che ci va a fare Andrea a nord del Ponto se è diretto invece a sudovest? In altre parole perché mai allungare un viaggio di tal misura visto che in quel periodo non sembra ci fossero ostacoli politici o d'altro tipo per questi ebrei non ancora “riformati” in cammino verso Roma? E qual è l'intenzione del monaco Nestore? E' lui che ha incluso la favola o uno dei suoi successori o dei suoi predecessori? Si vuol forse far propaganda negativa a costumi giudicati pagani quando si ridicolizza come uso diabolico la sauna delle genti nordiche? O si vuol forse legittimare la presenza della religione cristiana nel nord del Ponto e giustificare come essa alla fine del X sec. permise a Kiev di entrare nella grande comunità degli stati cristiani più civilizzati in cui ora Nestore era orgoglioso di trovarsi?

In realtà l'inserzione parte dall'ostilità che si era andata accrescendo sempre più verso il mondo latino dopo lo scisma unilaterale del papa di Roma nel 1054 e perciò, da qualsiasi punto di vista lo si guardi, il viaggio di sant’Andrea è alla fine frutto dell' insegnamento edificante della chiesa russa, vera e santa, contro l'altra eretica di Roma sul Tevere e la leggenda rispecchia in effetti l’intenzione di collegare la sede patriarcale di sant'Andrea – Costantinopoli – a Kiev che in qualche modo ne è l'equivalente (e poi l'erede) nella Pianura: Kiev rappresenta un faro di verità cristiana per tutto l'Oriente. Inoltre lo scopo è anche di stimolare i preti locali a un lavoro di cristianizzazione più intenso in tutte le Terre Russe dove il paganesimo continua ad affiorare.

E non finisce qui. A bella posta viene creata una dinastia alla quale dio affidò nominalmente lo stato kievano! Ed ecco un'altra leggenda con cui le CTP spiegano come lo stato russo fosse nato per una scelta di tutte le genti nordiche intorno al Lago Làdoga e come fosse stato scelto il sovrano giusto. Leggiamola insieme: “Nell'anno 6370 ( 862 d. C. ). … E andarono oltremare ( nel Baltico ) dai Variaghi, dai Russi, giacché questi Variaghi si chiamavano Russi come altri ( invece ) si chiamano Svedesi e altri ancora Normanni, Inglesi e altri Goti. I Ciudi, gli Sloveni, i Krivici e gli altri dissero ai Russi: Il nostro paese è grande e ricco, ma non c'è ordine. Quindi venite ( da noi ) per regnare e per governare! E scelsero tre fratelli con le loro genti e costoro presero tutti i Russi con loro. Dapprima vennero dagli Sloveni e fondarono la città di Làdoga ( sulle coste meridionali del lago omonimo, allora detto ancora Nievo, alla foce del fiume Volhov che oggi taglia la città di Novgorod ). Riurik il più anziano ( dei tre ) si stabilì a Làdoga, il secondo, Sineus, a Lago Bianco e il terzo, Truvor, a Izborsk e da questi Variaghi ebbe il nome la Terra dei Russi. I Novgorodesi addirittura sono gente di discendenza variaga, ma prima erano Slavi.” Si suggerisce insomma: La Rus' di Kiev nasce nel nord e congloba anche Novgorod. E' governata da un unico e santo principe portatore di un’unica e santa fede rivelata e la chiesa non riconosce altri sovrani legittimi se non i membri della dinastia riurikide. Come si vede la Chiamata di Riurik ha l'altro aspetto più interessante di una “conquista” pacifica dell'altra grande realtà della Pianura: Novgorod. Per il momento diciamo che esiste un problema: Nell'anno 862 d. C. (6370 dalla creazione del mondo) indicata nelle CTP Novgorod non esisteva. Apparirà come un emporio ricchissimo e importantissimo nel commercio soltanto nel tardo X sec.! Un ulteriore (voluto?) anacronismo...

Vedremo più avanti anche qual è la necessità per Kiev di aver Novgorod sottoposta e perché la città nordica rifiutasse per secoli ogni soggezione a qualsiasi autorità che non fosse la propria assemblea cittadina (Ve če) e come per questo motivo fu considerata un'anomalia dai Riurikidi e per la loro concezione monarchica della Rus'.

Novgorod fu accusata persino di essere un covo di eretici da Giovanni III di Mosca (nonno di Ivan il Terribile) che intraprese una crociata per conquistarla e annetterla nel 1478 giacché, come ufficialmente affermò, Novgorod faceva parte dell'eredità della sua famiglia e che rifiutare la sua signoria da parte della città significava andare contro le leggi di Cristo!

3. Le testimonianze “non russe”

Naturalmente senza voler introdurre inammissibili categorie moderne su confini e territori ben disegnati e definiti, c'è da aspettarsi che la Rus' di Kiev, davvero così estesa come le CTP la fanno immaginare, non sarebbe potuta passare inosservata agli altri “cronachisti” non russi del Medioevo i quali, pur non avendola mai attraversata (e questo ci risulta!) per intero e non riuscendo perciò ad avere una visione globale dei territori sedicenti “russi”, costituiti in pratica dalle rive del Dnepr e di altri fiumi minori e niente di più, sarebbe strano in qualsiasi caso che non ne avessero sentito parlare nell'importanza che la Pianura aveva acquistato nel commercio internazionale.

Ed infatti menzioni separate sui Rus' come popolo/gente e su Kiev come postazione importante lungo la “via del Dnepr” se ne trovano nelle fonti non russe. Poche sono anteriori rispetto al periodo culminante del IX-XI sec. d. C. e in ogni caso non si fa cenno ad un'unità geopolitica slavo-russa.

Che dedurre? Mentono o esagerano troppo su certi punti le CTP ?

Vedremo di chiarire un po' meglio, mentre per ora ci interessa presentare il punto di vista degli autori “non russi” e chi sono per un motivo di base: Le loro menzioni, pur senza parlare di una Rus' di Kiev come stato, di solito sono scevre da manipolazioni ideologiche per certe ragioni pratiche.

Ci riferiamo specialmente agli autori di cultura islamica e siamo debitori al grande conoscitore dell'anima araba, Bernard Lewis, che ci spiega come si concepiva la storia nel mondo arabo-musulmano medievale rispetto alle idee che della stessa disciplina si avevano nel mondo cristiano. Riportiamo qui di seguito le sue parole.

La storiografia latino-cristiana fece i suoi primi passi nel caos creato dalle Invasioni Barbariche e fu determinata da due fattori decisivi: 1. l'ascesa della Chiesa e 2. la caduta dell'Impero Romano. Per sant'Agostino lo stato è un'invenzione degli uomini e quindi negativo, una specie di pena o di medicamento per il peccatore (non è stato forse Caino il primo fondatore di uno stato?). Sant'Agostino e il suo allievo Orosio seguono i profeti ebrei quando con questi vedono nelle cadute e nelle distruzioni gli strumenti per la realizzazione dei disegni divini e cioè che le genti ricorrono alle chiese e trovano in esse la loro salvezza che altrimenti non avrebbero mai trovato. La storiografia islamica non comincia con una Caduta ma con una Vittoria, non con il crollo, ma con la costruzione di uno stato. Per lo storico islamico il potere politico non è un male umano, neppure minimamente, ma un bene dato da dio per la conservazione e l'espansione della fede e della legge. Come i cristiani vedono Cristo anche il musulmano vede dio nella storia, ma crede che dio si preoccupi degli uomini e delle loro aspirazioni. Pure lo storico islamico deduce che dio aiuti il suo popolo senza che ciò provi che dio voglia la predominanza del suo popolo.”

Col conforto di questi chiarimenti ci rivolgiamo agli autori musulmani che in quel X sec. o giù di lì viaggiavano da queste parti. L'islam solitamente mandava in giro per il mondo mercanti e affaristi numerosi che spesso vivevano a lungo lontani dalla patria accumulando esperienza vissute di persona che poi mettevano giù per iscritto. Non trascuravano di ascoltare tutto quanto era possibile sugli eventi presenti e passati dei luoghi in cui si trovavano, specialmente se attinenti allo scopo del loro viaggio e alla personale curiosità di mercante itinerante.

Il mondo musulmano medievale è fondato infatti esclusivamente su quella figura-chiave della società e della cultura che è il mercante. Quello che a noi interessa di più è chi viaggia all'estero. Può essere sia un capo-carovana che di solito ha un mandato plenipotenziario in tutti i campi lungo il viaggio dal mercante che è rimasto in sede o è latore di ambasciate e quindi aggregato alla carovana mercantile. In qualsiasi ruolo costui è obbligato per sua cultura e per dovere di dare un resoconto al ritorno degli affari conclusi e delle circostanze ambientali e degli incontri. La sua relazione, nel caso del mercante, servirà alla casa-madre per pianificare i viaggi successivi di chi prenderà il suo posto. Addirittura i sovrani accolgono queste persone volentieri alla fine delle loro peregrinazioni per spillare loro qualcuna delle molte conoscenze sui paesi e sui regnanti più lontani.

Le relazioni scritte però restano i documenti più importanti. Moltissimi sono i consigli pratici ivi contenuti. Che cosa comprare o che cosa vendere, come comportarsi nelle trattative con le persone che s'incontrano senza offendere costumi e credi religiosi loro. E non solo! Ci sono anche informazioni molto tecniche che, seppur aride e laconiche, sono preziosissime perché fanno capo a meticolose e accurate osservazioni sullo sviluppo delle società straniere, almeno nell'ambito della scienza del tempo.

Da tale materiale sono compilate delle enciclopedie geografico-mercantili che circolano nel Medioevo e saranno considerate delle guide assolutamente indispensabili per chi viaggia. L'unico ostacolo per poterne usare resta la conoscenza dell'arabo, lingua veicolare dominante nel Vicino Oriente insieme col persiano. Malgrado ciò molti di questi scritti alla fine sono tradotti e diventano i taccuini in tasca a Veneziani, Genovesi e Catalani. In seguito poi (XIV-XV sec.) saranno imitati e ricopiati o arricchiti e aggiornati come il famoso Milione di Marco Polo.

Far parte della Casa comune dell'Islam (Dar ul-Islam) non vieta ai musulmani di mantenere contatti su un raggio di migliaia e migliaia di chilometri dall'Atlantico al Pacifico con genti di fedi diverse e non è nemmeno strano che costoro frequentino o siano sponsorizzati e ben accolti dalle élites ricche del Mar Baltico e delle corti cristiane della Mitteleuropa, dato che spesso si muovono in veste di ambasciatori o di pacieri, come abbiamo poco fa detto. Né si deve dimenticare che ci sono anche ebrei al servizio di musulmani e che questi, come appoggio logistico fuori sede, si servono delle comunità della diaspora sparse nel Mediterraneo e in altri mari oppure in terre le più sconosciute d'Europa e d'Asia e così trasmettono qualche informazione in più allo studioso.

Vivono ancora nella nostra memoria collettiva moderna la Via delle Spezie o la Via della Seta dove avremmo trovato questi viaggiatori: Ibn Khaldun, storico di altissimo livello, o Mahmud al-Kašgari, turcologo raffinato, o il rabbino ispanico Beniamino di Tudela che si confrontavano con le culture per loro più strane.

Fra i tanti personaggi ne abbiamo scelto uno per la nostra ricostruzione cronologica, importante per i primi passi della Rus' di Kiev, ed è Ibrahim ibn Jakub, ebreo mandato da Cordova nel nord slavo intorno alla metà del X sec. d. C. Costui incontra e conosce Mieszko I, il primo sovrano polacco che (a suo dire!) regna sul più esteso dominio della regione slava. Stranamente, lo ripetiamo, della Rus' di Kiev che dovrebbe già esistere e essere notevole quanto lo stesso regno polacco, ibn Jakub al contrario non fa cenno! Certo, parla dei Rus' che frequentano le vie di terra con le loro merci (portano schiavi, cavalli delle steppe, e miele), ma non di uno stato kievano.

Riaffiora il dubbio: Come mai la Rus' non è nota?

La situazione probabilmente è altra. Kiev nel X sec. è sotto il dominio dei Cazari e dei Bulgari, come d'altronde le stesse CTP dicono chiaramente già nell'anno 859 i Cazari imponevano (il tributo) ai Poliani (di Kiev)...” Tale soggezione sappiamo per altre vie che resta fino alla seconda metà del X sec. su Kiev e dintorni e perciò questa è la risposta più probabile al dubbio sopra posto.

Malgrado ciò, se abbiamo capito qual è lo spirito che anima questi viaggiatori, per decenni del X sec. le notizie sulla Pianura Russa per noi altrettanto preziose saranno di tipo geografico più che politico giacché l'islam omeyyade e abbaside è interessato in primis a che cosa si possa ricavare in materie prime e prodotti ad alto valore aggiunto e soltanto in secundis si occupa pure delle organizzazioni statali, se con esse si ha intenzione di mantenere relazioni diplomatiche. Il che vuol anche dire che, se a Kiev ci fosse stato un interlocutore politico valido col quale poter stilare patti e accordi, lo si sarebbe nominato!

Praga ad esempio, all'interno del mondo slavo già cristiano, è molto frequentata e la città di certo ha contatti con il nord fornitore di merci, interessanti per il Centro Europa, attraverso il proprio legame antico e stretto coi Bulgari del Volga e quindi col Centro Asia.

Al contrario di Novgorod si sa pochissimo dagli arabi anche se in questo caso la ragione è che fino alla metà del X sec. non esisteva materialmente, neppure come postazione. Comunque sia lo stesso grande geografo arabo (marocchino di Ceuta), al-Idrisi, dalla corte di Palermo del XII sec. non riuscì a disegnare il nord della Pianura con esauriente esattezza perché gli mancavano relazioni e dati sul Grande Nord!

E' da tenerne conto giacché è probabile che fossero stati gli stessi Bulgari del Volga ad aver fondato Novgorod (cioè Città Nuova) dando ad essa il nome di Città Nuova dei Bulgari. Naturalmente questa è una nostra speculazione e finora tutto ciò non è stato ancora provato.

Aggiungiamo che, nelle CTP, quando si nomina la Via dei figli di Sem, si allude al fiume Volga che mette in collegamento il nord col territorio dominato dai Cazari ebrei e in cui il traffico è gestito dai Bulgari e non al Dnepr che risulta molto meno frequentato, indicando una minore importanza di Kiev e questa situazione non risulta molto ben nota ai nostri osservatori non russi.

Ritornando agli ebrei, oltre alle diverse comunità mediterranee ne vediamo localizzate altre nella Mitteleuropa più o meno intorno a Cracovia, mentre l'aspetto statale più famoso del giudaismo medievale sono i Cazari col loro potente impero sulle rive del Mar Nero e del Mar Caspio. E i Cazari sono di casa a Kiev sebbene dei documenti dettagliati sul loro agire locale manchino.

Passiamo ora ad un'altra produzione documentaria interessata alla Pianura forse in grado maggiore e cioè alla letteratura prodotta dall'Impero Romano d'Oriente e a quella, molto minore, dell'Impero Romano d'Occidente.

Costantinopoli in particolare osservava innanzitutto le genti che trasmigravano nelle steppe ucraine le quali verso il IX-X sec. erano leghe di nomadi in maggioranza turcofoni. Naturalmente se ne erano viste passare già a partire dal IV sec. d. C. sotto il nome di Unni, Avari etc., ma ora ce ne erano altre nuove e l'Impero Romano d'Oriente le teneva sotto osservazione permanente. La diplomazia bizantina sottile e sofisticata cercava di prevederne i movimenti dai propri punti militari in Crimea (Tauride) e sul Bosforo Cimmerio (Mare d'Azov) per deviarle al momento opportuno verso obbiettivi più lontani, se non riusciva a fermarle dove si trovavano, con cospicui doni. Accadeva che a volte l'Impero riuscisse a mutarli in alleati più o meno tranquilli, proprio sulle rive settentrionali del Ponto Eussino (Mar Nero) come infatti avvenne intorno al VII sec. dove su modello bizantino fu organizzato un potente stato turco-bulgaro della Grande Bulgaria di Kuvrat Khan. Per sfortuna dell'Impero tuttavia per beghe politiche interne lo stato di Kuvrat si disgregherà alla fine del VIII sec. e ad esso seguirà un altro stato più vasto e più potente: Impero Cazaro, anch'esso turcofono al quale abbiamo ripetutamente accennato. Ci sarà perciò un periodo, durato per tutto il X sec., in cui Costantinopoli cercherà l'interlocutore politicamente valido nella Pianura col quale negoziare rapporti. Tuttavia, sebbene Cazari e Bulgari fossero più vicini di Kiev al Bosforo, le loro politiche non si sbilanciarono oltre una collaborazione blanda e sporadica.

Assodato ciò, il “trattato” costantinopolitano sulle genti delle steppe e sulle loro abitudini è il De Ceremoniis e il De Administrando Imperio dell'imperatore Costantino Porfirogenito. Scritti nel X sec. d. C. vi troviamo molte notizie sui Rus' e su Kiev, soprattutto riguardo la preparazione al passaggio al cristianesimo oltre che sui trattati commerciali stipulati e i tributi fissati per tenere i Rus' fermi e tranquilli. Malgrado questi scritti siano una miniera inesauribile di informazioni sulla Pianura Russa, anche qui non si parla in modo chiaro di uno stato kievano.

Il periodo che va dal 912 ca. fino al 1071 è l'età d'oro dell'Impero Romano d'Oriente dove Costantinopoli rappresenta l'ideale di civiltà cittadina con echi culturali fin nella lontana Scandinavia e in Inghilterra.

C'è però anche la favolosa Baghdad, fondata nell'VIII sec., che per i popoli del Ponto attirati già dall'islam fa concorrenza alla capitale romea. Lo splendore crescente della capitale musulmana nuova si basava non solo su un impero che stava crescendo nella steppa asiatica, ma anche su un livello di industria altamente avanzato dal punto di vista scientifico e tecnologico e ciò si tramutava in un'influenza culturale notevole sulla parte orientale della Pianura, favorendo addirittura una buona penetrazione islamica fino dentro Kiev.

Da Baghdad nel 922 d. C. parte una missione ufficiale per l'Alto Volga. E' stato chiesto infatti dai Bulgari di quelle parti l'intervento del Califfo al-Muqtadir. Un cazaro musulmano, Abdallah ibn Baštu, è arrivato a Baghdad da Kiev da parte del padre dell'attuale sovrano bulgaro del Volga, Almyš, con la preghiera di un aiuto materiale in sapienti e in denaro per rafforzare l'islam nella Pianura Russa e la difesa contro i selvaggi popoli del nord.

Ibn Fadhlan, segretario dell'ambasciatore musulmano, nella sua relazione al Califfo darà una descrizione della realtà geopolitica di Bulgar, la meta fissata del viaggio e città capitale di questo stato ancora aggregato ai Cazari. Lo giudica un importantissimo centro commerciale alla confluenza del Volga col Kama, con una sempre maggiore frequentazione del mondo persiano-musulmano. Bulgar a sua volta diventerà un modello civile e politico per il nordest della Pianura Russa (cioè per la Suzdalia di Mosca, per intenderci) e Ibn Fadhlan parlerà delle relazioni dei Bulgari coi Rus' dicendo che questi ultimi vengono dall'estremo nord, sono idolatri e selvaggi, ma non sono Slavi (as-Saqalibat). Gli Slavi invece riconoscono il sovrano bulgaro come loro signore!

Di quali Slavi si parla? Secondo noi, il riferimento è ai Viatici e ai Radimici, prima di altri.

In questi ultimi anni inoltre circolano delle Cronache Tatare che parlano di Kiev, dei dignitari bulgari e cazari che lì risiedevano e confermano le notizie di Ibn Fadhlan. Anzi! Si viene a sapere che a Kiev la comunità bulgaro-cazara era molto grossa e vi risiedeva da lunghissimo tempo tanto che la città stessa portava il nome di un personaggio fondatore bulgaro di nome Kii. E' il mito stranamente simile a quello delle CTP dove Kii infatti è d'etnia cazara... A parte ciò, queste cronache necessitano di un lavoro filologico attento che purtroppo è appena cominciato.

Un'altra fonte sono le Saghe scandinave, le quali però, essendo state compilate intorno al XII sec. non riportano delle testimonianze sempre oculari e contemporanee e sono troppo romanzate.

Come ultime nostre fonti dobbiamo accennare ai pochi autori armeni e georgiani che hanno parlato dei popoli dell'Anticaucaso, ma non in modo esauriente come vorremmo e comunque e mai confondendoli con gli Slavi. Fra questi notano la presenza, ad esempio, dei Rus' che conducono attività di rapina e non coltivano alcunché oppure parlano degli Alani, ottimi guerrieri e cavalleggeri che dominano le steppe e che in parte preoccupano l'Impero Cazaro. Più avanti infatti diremo qualcosa degli Alani e del ruolo che hanno avuto nella Rus' di Kiev...

In definitiva dopo aver spulciato il materiale sopraddetto ci sembra che intorno al IX-X sec. la Pianura Russa non era proprio organizzata in stati o abitata come ce la descrivono le CTP.

Ogni gruppo etnico sembra inoltre distribuito per quanto può in aree biogeografiche ben selezionate ossia, in modo approssimativo: 1. il Grande Nord per gli Ugro-finni, 2. le coste baltiche meridionali per i Baltici, 3. la parte centrale delle foreste per gli Slavi e 4. la steppa ucraina per i Turcofoni.

La Pianura ha però un ruolo importante per tutta l'Europa per la presenza della fitta foresta che la copre, da un lato restando per secoli ancora per grandissima parte disabitata tanto che per questa ragione era chiamata deserto fino al XV sec. dai monaci moscoviti e alla stessa maniera dai Cavalieri Teutonici nel XIII sec. e, dall'altro lato, per le materie prime che vi si trovano.

La posizione geografica della Pianura quasi la isola dal mondo mediterraneo e condiziona negativamente i contatti delle sue genti con le grandi correnti commerciali che attraversavano il continente europeo a sud, il Vicino Oriente e il Nord Africa. Stimola, al contrario, le correnti mercantili con il nord europeo e con i suoi prodotti ad alto valore aggiunto e, di conseguenza, la Pianura diventa il luogo più ambito per qualsiasi attività commerciale. E non soltanto il mercante ci va, non appena abbia notizia su come raggiungerla in modo veloce e facile, ma la Pianura smuove pure le ambizioni di altre potenze politiche più esterne e lontane, come l'Impero d'Occidente ad esempio o l'Inghilterra.

Purtroppo la conoscenza dei cosiddetti popoli iperborei (come li avevano chiamati i grandi geografi/storici dell'antichità Erodoto o Strabone) rimaneva intanto oscura e avvolta nel mistero e si relegavano queste genti nel mondo delle favole e delle leggende più spaventose. Evidentemente le notizie che be avevano Cazari e Bulgari del Volga furono a lungo serbate nei segreti di stato, pur non significando per questi stati né occupazione né incorporazione di territori e di genti nei loro rispettivi domini d'altronde in grandissima parte disabitati.

Ai Cazari e ai Bulgari tutto era esclusivamente imperniato sui rapporti commerciali. Da buoni e sperimentati mercanti le loro élites ambivano assicurarsi soltanto le forniture regolari delle merci che trafficavano provenienti dalla Pianura e per questa ragione, con le loro organizzazioni logistiche e militari che dominarono la regione per qualche secolo, garantivano la sicurezza e l'ordine lungo gli itinerari prescelti... naturalmente proteggendo in queste lande sconosciute soprattutto i propri mercanti.

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Ende der Leseprobe aus 65 Seiten

Details

Titel
La Rus' di Kiev fra mafie e colpi di stato
Veranstaltung
Russisches Mittelalter, Kiewer Rus bis zum XIII. Jh.
Autor
Jahr
2012
Seiten
65
Katalognummer
V206120
ISBN (eBook)
9783656351764
ISBN (Buch)
9783656353072
Dateigröße
7095 KB
Sprache
Italienisch
Anmerkungen
Schlagworte
Kiewer Rus, Rus di Kiev Vladimiro Jaroslav Novgorod Ladoga Bulgari Cronache del Tempo Passato
Arbeit zitieren
Historiker des russischen Mittelalters Aldo C. Marturano (Autor:in), 2012, La Rus' di Kiev fra mafie e colpi di stato, München, GRIN Verlag, https://www.grin.com/document/206120

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