Le voci filosofiche


Hausarbeit (Hauptseminar), 2005

13 Seiten, Note: 1


Leseprobe


Indice

1. Introduzione

2. Anselmo Paleari

3. Simone Pau

4. Vitangelo Moscarda

5. Bibliografia

1. Introduzione

In questo breve lavoro ci occuperemo di tre personaggi: Anselmo Paleari, Simone Pau e Vitangelo Mostarda, delle loro caratteristiche e della loro posizione nella produzione letteraria di Pirandello.

Rispettivamente in Il fu Mattia Pascal, Quaderni di Serafino Gubbio operatore e Uno, nessuno, centomila, questi tre personaggi giocano un ruolo molto importante per la comprensione della filosofia pirandelliana e della trasformazione da persona a personaggio che i suoi protagonisti subiscono nel passaggio dalla prosa al teatro. All’interno dei romanzi, ognuno di questi personaggi rappresenta quella che potremmo definire “la voce filosofica”, ovvero la riflessione più profonda, il momento più intimo di elaborazione e giudizio delle vicende proposte all’attenzione del lettore. Si tratta di vere e proprie pause, più o meno brevi, più o meno intense, in cui queste figure, indipendentemente dalla loro centralità nella storia, invitano il lettore ad analizzare il valore del riso, dell’elemento comico della vicenda, per valutarlo in un’ottica più globale e trarre da esso quell’insegnamento, quella filosofia di vita appunto, che, anche se non in maniera pressante o del tutto manifesta, rimase sempre una delle preoccupazioni centrali dell’autore.

Nelle prossime pagine, ci soffermeremo dunque sul ruolo dei singoli personaggi all’interno dell’opera in cui vengono presentati, ma cercheremo anche di analizzare la loro funzione in maniera globale, per vedere che tipo di relazione esiste tra di loro e come le riflessioni di uno influenzino l’altro e, tutte insieme, servano al lettore per schizzare il pensiero di Pirandello e comprendere quel persistente desiderio dell’autore che lo spinse a sperimentare sempre nuove forme, dalla novella al romanzo, al teatro e infine al cinema.

2. Anselmo Paleari

Il primo dei personaggi che vogliamo analizzare più da vicino é Anselmo Paleari, lo strambo affittuario romano di Adriano Meis. Paleari rappresenta il primo tentativo di superamento dell’inettitudine, che, non a caso, inizia da un personaggio secondario per poi sfociare in Vitangelo Moscarda, l’unica voce del romanzo più caro al Pirandello.

Il rapporto tra il lettore e Paleari viene sempre mediato da Adriano Meis, che, come unica voce narrante della vicenda, commenta il succedersi delle azioni e dà giudizi sui personaggi che incontra. Nel caso di Paleari, le sue parole sono sempre sarcastiche e il lettore deve compiere uno sforzo per distanziarsi dal punto di vista del narratore, il quale evidenzia continuamente la natura bislacca del suo interlocutore: “[…] Anselmo Paleari, quel vecchio che mi era venuto innanzi con un turbante di spuma in capo, aveva pure così di spuma, il cervello” .[1]

Paleari si presenta in maniera singolare, non solo per come, fisicamente, il lettore lo vede la prima volta aprire la porta a Meis: “venne ad aprirmi un vecchio su i sessant’anni […], in mutande di tela, coi piedi scalzi entro un pajo di ciabatte rocciose, nudo il torso roseo, ciccioso, senza un pelo, le mani insaponate e con un fervido turbante di spuma in capo” ,[2] ma per tutti i suoi discorsi fumosi (o spumosi, come li definisce Adriano), con cui cerca di attirare l’attenzione del protagonista. Come il lettore anche il narratore, peró, non può totalmente ignorare le teorie di Paleari e anzi se ne incuriosisce e appassiona: “si sa che certe specie di pazzia sono contagiose. Quella del Paleari, per quanto in prima mi ribellassi, alla fine mi s’attaccò”.[3]

É interessante vedere come Pirandello, in realtà, non faccia sempre una distinzione netta tra i suoi personaggi e conceda anche al Paleari una certa dose di charme e di superiorità su Mattia-Adriano. Come se sapesse, infatti, il primo argomento con cui questi travolge il nuovo inquilino é la morte, a cui sia Mattia che il lettore sono, a questo punto del racconto, particolarmente sensibili.

É importante che, nonostante la diffidenza iniziale, Adriano Meis si lasci coinvolgere da Paleari e gli presti ascolto, perché accanto alla trasformazione di Paleari da impiegato a filosofo, c’é quella di Adriano-Mattia da inetto ad artista/umorista, che non sarebbe possibile senza quest’incontro con una persona che, a nostro avviso ancora inconsciamente, é diventata personaggio.

In questo romanzo, la linea di demarcazione fra queste due sfere é netta e il “dubbio” di Paleari si insinua nella mente di Mattia-Adriano, senza tuttavia prenderne possesso totalmente. Negli altri due romanzi, invece, Serafino Gubbio e Moscarda sono il risultato del dubbio portato a conseguenze estreme, senza la possibilità di quel ritorno che compierà Mattia Pascal.

Ad ogni modo, come é possibile dire quali siano le tracce fisiche che Adriano Meis lascia su Mattia Pascal, così si può riconoscere ad Anselmo Paleari parte della trasformazione di Mattia Pascal da inetto a bibliotecario/artista. Anche in questo senso, dunque, Pirandello sembra non concedere unicamente ad uno dei suoi personaggi il dono dell’ironia. Se é vero, infatti, che Adriano Meis ascolta con sarcasmo le teorie di Paleari, é anche plausibile che Paleari ricambierebbe con il medesimo sorriso, qualora potesse leggersi citato nelle vicende de Il fu Mattia Pascal.

Il primo argomento che Paleari discute con Meis é, dunque, la morte. La prima parola, con cui il discorso inizia é “logica”, per cui, a differenza di Adriano, Paleari sembra aver compreso la logica della morte e delle credenze legate a questa sull’aldilà. Sorprendentemente, Mattia-Adriano, che pure ha teoricamente sperimentato la morte ed i suoi effetti, non ha mai ritenuto necessario soffermarsi su questo problema. Anche se con titubanza, Adriano ascolta le teorie di Paleari e non può di fatto frenare o contrastare lo sproloquio del suo interlocutore. Così per la famosa teoria del “buco nel cielo di carta”.[4]

[...]


[1] Luigi Pirandello, Il fu Mattia Pascal, Milano: Arnoldo Mondadori ed., 2002, pag. 100.

[2] Luigi Pirandello, Il fu Mattia Pascal, pag. 97.

3 Luigi Pirandello, Il fu Mattia Pascal, pag. 103.

[4] Luigi Pirandello, Il fu Mattia Pascal, pag. 127.

Ende der Leseprobe aus 13 Seiten

Details

Titel
Le voci filosofiche
Hochschule
Johann Wolfgang Goethe-Universität Frankfurt am Main
Veranstaltung
Pirandellos Romane
Note
1
Autor
Jahr
2005
Seiten
13
Katalognummer
V51187
ISBN (eBook)
9783638472203
ISBN (Buch)
9783656799245
Dateigröße
471 KB
Sprache
Italienisch
Schlagworte
Pirandellos, Romane
Arbeit zitieren
M.A. Margherita Zelante (Autor:in), 2005, Le voci filosofiche, München, GRIN Verlag, https://www.grin.com/document/51187

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