La relazione fra papato e Carlo Magno considerando il Constitutum Constantini


Hausarbeit (Hauptseminar), 2005

22 Seiten, Note: 1,0


Leseprobe


Indice

1. Introduzione

2. Il rapporto tra papato e Carlo – guardato attraverso esempi
2.1 Il rinnovo della Donazione di Pipino (774)
2.2 Il consiglio di Nikaia (787)
2.3 La protezione a Leone III dopo gli attacchi ostili

3. Constitutum Constantini

4. Risultati

5. Riferimenti bibliografici

1. Introduzione

„Die Datierung des Constitutum Constantini in die Zeit vor 800 ist unmöglich, solange nicht der Nachweis erbracht ist, dass bei der Kaiserkrönung Karls die Konstantinische Schenkung irgendeine Rolle gespielt hat.“[1] A questa dichiarazione giunse Ohnsorge in un articolo del 1951 richiamando l’attenzione su un desideratum delle ricerche. Sfortunatamente questo campo non era stato considerato fino ad allora – la possibilità di un rapporto fra l’incoronazione di Carlo Magno e il Constitutum Constantini non era stata ancora analizzata. Forse la causa sta nel fatto che la ricerca si fosse impegnata troppo nella scoperta della data esatta di stesura del Constitutum Constantini, cercando paralleli formali in altri testi, invece di analizzare come i temi centrali si rispecchiassero nel rapporto fra papato e Impero Occidentale. Un’altra causa potrebbe essere l’opinione di Fuhrmann, uno degli esperti più famosi riguardo al Constitutum Constantini, che dice che gli effetti del testo possono essere provati solo dopo la prima metà del secolo XI[2]. Tuttavia il desideratum è ovvio e l’incoronazione di Carlo come imperatore a Roma, per mano del Papa, apre una nuova dialettica nel campo dei rapporti fra Stato e Chiesa.'

Durante il secolo VIII, il rapporto fra Carolingi e papato divenne più intimo; contemporaneamente il rapporto fra papato e Bisanzio si sciolse. L’avvicinamento è da collegarsi all’espansione longobarda, che rappresentò un grande problema per Roma e per il Pontefice; in conseguenza di ciò i Papi chiesero aiuto ai Carolingi. All’inizio i Franchi non assunsero una posizione a favore del papato. Quando Gregorio III pregò Carlo Martello per avere aiuto offrendogli dominazione protettrice su Roma (739/749), Carlo preferì un’alleanza con Liutprando[3]. Forse temette di irritare l’imperatore bizantino che a quei tempi era responsabile di Roma. Comunque, l’offerta di Gregorio III mostrò come il papato ritenesse Carlo Martello più influente del re, Teodorico IV.

Dopo la morte di Carlo Martello, i suoi figli, Carlomanno e Pipino, rinforzarono la collaborazione fra la Chiesa franca e la Chiesa romana. La relazione ecclesiastica divenne un aspetto più importante a livello di fiducia su entrambi i lati. Sembra che Pipino avesse riconosciuto, contrariamente a suo padre, la possibilità di migliorare la propria posizione aiutando il papato. Sostenne i Papi nel respingere gli attacchi longobardi; fu eletto re nel 751. Tre anni dopo, il Papa gli diede il titolo di patrizio e Pipino, in cambio, promise gran parte dell’Italia centrale in caso di vittoria contro i longobardi. Questa promessa fu rinnovata nel 774 da Carlo Magno, incoronato a Natale dell’800 imperatore occidentale da Papa Leone III, che rinforzò il legame fra Roma e i Carolingi in modo forte.

Da dove giunse il coraggio papale di fondare un Impero Occidentale? L’incoronazione di Carlo Magno risultò soltanto dalla dipendenza romana accresciuta dall’Impero Carolino o si può dimostrare la conoscenza della Donazione di Costantino con cui giustificare l’evento? Queste domande sono il punto di partenza di questa ricerca. Essa non è la prova per rintracciare una riposta alla domanda su quando la falsificazione sia nata. Le contraddizioni che sono visibili nel cercare una riposta saranno osservate soltanto dopo la descrizione di come si sia sviluppato il rapporto fra il papato e Carlo Magno. E’ la relazione fra questi a essere messa in primo piano. Sono state scelte tre situazioni in cui è chiara la forma di dipendenza fra i due poteri. Per arrivare a un risultato più esatto dovrebbe essere ricostruito anche il cambio di ruolo dell’imperatore bizantino, ma ciò potrà essere fatto solo marginalmente. Il passo finale consiste nel raffronto dei risultati dei primi tre capitoli e nel giudicare se il trattamento papale verso i Carolini mostri segni di una conoscenza della Donazione di Costantino.

Una risposta affermativa confermerebbe la tesi che la datazione debba essere posta prima dell’800. Questa ipotesi fu avanzata da Hehl[4]. Una riposta negativa, al contrario, rafforzerebbe sì l’opinione di Fuhrmann, che non ci siano effetti visibili del Constitutum Constantini fino al secolo XI, ma non potrebbe confutare senza dubbio le tesi di Hehl, poichè una data ante-quem, posta circa alla metà del IX secolo, sembra essere dimostrata, nonostante un’influenza del documento sul papato non sia visibile. Occorre quindi fare una differenza fra la datazione e la ricezione. Il risultato della mia ricerca potrebbe confermare la datazione precedente l’incoronazione di Carlo Magno, ma si preoccupa in prima linea della domanda riguardo alle cause della fondazione dell’ Imperium Romanum d´Occidente – certo senza ignorare la possibilità che le cause si trovino nella Donazione di Costantino. Ci sono storici che non hanno mai negato questa possibilità, ad esempio Classen[5], che non mise in discussione la conoscenza dell’importante fonte mentre studiava le circostanze dell’incoronazione.

2. Il rapporto fra papato e Carlo – guardato attraverso esemplari

2.1 La Rinnovazione della Donazione Pipino

Stefano II e Pipino si incontrarono a Quierzy nella Pasqua dell’anno 754. In questa occasione, i Franchi non solo concordarono aiuto militare contro i longobardi, ma promisero che dopo la vittoria tutte le regioni dell’Italia bizantina dominate dai longobardi sarebbero state poste sotto dominazione papale. Dopo la sconfitta del re longobardo Astolfo, Pipino mantenne realmente la promessa cedendo al Papa Ravenna e altri territori sottratti ai Bizantini. Nei decenni precedenti i Papi avevano più volte rivendicato la sovranità su questo territorio[6]. Nella stessa occasione si stabilì tra Stefano II e Pipino un patto d’amicizia reciproca. La Donazione di Pipino fu ricambiata dal Pontefice con il titolo di “Patrizio dei romani”, vale a dire il re fu eletto protettore della Chiesa Romana. Si sottolineava così che da quel momento il re franco avrebbe risposto della protezione di Roma - non più il Regno d’Oriente. La dignità di patrizio non era limitata solo a Pipino, ma si allargava a tutta la sua famiglia: Stefano aveva simbolicamente ripetuto l’unzione con olio santo anche su Carlo e Carlomanno e dato la benedizione alla regina Bertrada. Nelle fonti è possibile leggere che Stefano aveva assicurato ai Franchi che non avrebbe eletto un re che non discendesse da loro[7]. Questo accordo del 754 ebbe due vantaggi per il papato: la speranza di ricevere territori in Italia centrale e la creazione di un forte legane tra Roma e i Carolingi. È importante porre l’accento sul fatto che il patto fu fatto solo per interessi papali legati alla città di Roma (per questo l’aggiunta Romanorum) e non in generale al regno bizantino. Questo sembra più chiaro se ci si chiede che cosa Stefano II avesse inteso come “protezione della città”. Soltanto aiuto militare in caso di attacco? Il termine manca di definizione esatta.

In ogni caso il patto di amicizia significò un importante passo nella collaborazione fra i due poteri in Italia e contemporaneamente una riduzione della dipendenza dal potere bizantino. Per questi motivi fu notevole che Carlo rinnovasse questo patto nella Pasqua del 774, nel momento in cui fu chiaro che i Franchi avessero vinto ancora contro i longobardi guidati da Desiderio.

Carlo era l’unico sovrano rimasto dopo la morte di Pipino (768) e di Carlomanno (771). Il fatto che Carlo si avvicinasse a Roma dopo essere diventato re dei longobardi, lasciò al Papa qualche interrogativo[8]. Adriano I non aveva mai incontrato Carlo, il cui viaggio lasciava intendere cause importanti per cui voler festeggiare Pasqua, la festa religiosa più importante, alla presenza del Papa. Sembra che il re franco volesse dimostrare che vi erano comunanze con il papato, soprattutto la fede in Dio. È evidente che Carlo non limitò mai le sue opere alla politica, ma provò sempre ad influenzare la vita religiosa. La fede in Dio fu alla base del suo regno, diversamente il suo potere non avrebbe potuto derivare dalla volontà divina.

Dopo aver saputo dell’imminente arrivo di Carlo a Roma, Adriano I preparò la cerimonia di saluto come dovuta ad un patrizio. Carlo non portava ufficialmente questo titolo[9], ma ciascuno era consapevole che il re franco avesse diritto di portarlo e di essere trattato come tale – una differenza rispetto a ciò che era accaduto in occasione delle visite dei re longobardi che c’erano state a San Pietro nel 728 e nel 771. Una legazione papale accolse Carlo festosamente trenta chilometri fuori Roma, il Papa salutò l’ospite sulla scalinata di San Pietro. Il sabato e la domenica Carlo potè entrare nella città dopo aver giurato insieme al Papa fedeltà reciproca davanti alla tomba di San Pietro. Era il rinnovo del patto di amicizia che Pipino aveva fatto trent’anni prima. Durante il suo soggiorno il re assistette ad alcune Messe e furono cantati a lui canti di lode. In questo modo la Messa pasquale contribuì non solo alla salvezza del papato e della Chiesa, ma anche a Carlo e alla sua famiglia.

L’alloggio del re era situato al di fuori della città, vicino a San Pietro, poiché era un diritto del patrizio, in quanto rappresentante più importante, stare nel palazzo del Laterano[10]. Questo fatto potrebbe richiamare il Constitutum Constantini, nel quale si dice che nessun regno secolare deve risieder a lato del Papa: “Quondam, ubi principatus sacerdatum et christanae religionis caput ab imperatore celesti constitutum est, iustum non est, ut illic imperator terrenus habeat potestam[11].

Il mercoledì dopo Pasqua Adriano II incontrò i grandi religiosi e secolari insieme a Carlo. Nella chiesa di San Pietro gli chiese di rinnovare la promessa del padre, ovvero che i successori di San Pietro avrebbero sempre ricevuto tutti i territori ex-longobardi. Questo avvenne con la lettura a voce alta del documento di Quierzy. Carlo acconsentì al rinnovo delle promesse, lasciò che si scrivesse un nuovo documento uguale al precedente e lo firmò. Anche tutti i franchi partecipanti lo firmarono. Il documento fu messo sull’altare insieme alla confessio St. Petri e dopo aver giurato di adempiere la promessa diede ad Adriano II il secondo esemplare che fu messo sotto un Vangelo sulla tomba di San Pietro. Il terzo esemplare, redatto dallo scrivano papale, fu preso da Carlo. Si deve sottolineare che questo metodo di scambiare i documenti significava un alto grado di sicurezza per entrambe le parti. Purtroppo non è conservato alcun esemplare del rinnovo della donazione di Pipino. Gli storici possono solo usare la cronaca per interpretare la situazione, per questo non è possibile stabilire il contenuto esatto e resta ancora il dubbio se il documento sia esistito realmente[12]. Si può comunque dire che la donazione non fu mai realizzata completamente. Per questo la relazione fra Adriano I e Carlo si destabilizzò negli anni seguenti quando il Papa notificò che la promessa di restituire i territori papali non era stata adempiuta. Le offerte generose contenevano il pericolo di deludere la fiducia papale.

In ogni caso, attraverso la visita a Roma, Carlo mostrò di voler continuare la tradizione del padre, che aveva cercato di sostenere il papato. Naturalmente questo aiuto non poteva essere disinteressato. Pipino e Carlo sapevano che i franchi avevano bisogno di un’alleanza con il Pontefice se volevano mantenere posizione nell’Italia centrale. In caso diverso sarebbe stato possibile che il Papa si concentrasse nuovamente su Bisanzio.

Cosa fece Adriano I quando Carlo non realizzò la Donazione di Pipino? Rimase paziente e non cercò di costringerlo neanche quando Carlo, benché fosse stato richiesto, non diede aiuto militare contro Benevento e Terracina. In una lettera del 778 il Papa ricorda a Carlo la sua promessa e i documenti scambiati davanti alla tomba di San Pietro. Parla non solo di questi, ma anche di altri che si trovavano in Laterano, il che fa pensare che si riferisca anche al Constitutum Constantini. Questa ipotesi diventa più probabile se si guardano altri punti:

[...]


[1] W. OHNSORGE, Die Konstantinische Schenkung, Leo III. und die Anfänge der kurialen römischen Kaiseridee, in: „Zeitschrift der Savigy-Stiftung für Rechtsgeschichte“, Germ. Abt.68 (1951), pp.81-82.

[2] H.FUHRMANN, Konstantinische Schenkung und abendländisches Kaisertum. Ein Beitrag zur Überlieferungsgeschichte des Constitutum Constantini, in: “Deutsches Archiv für Erforschung des Mittelalters“ 22 (1966), p.121.

[3] M. BECHER , Karl der Große, München 1999 (C.H. Beck Wissen in der Beck’schen Reihe).

[4] E.-D.HEHL , 798 – ein erstes Zitat aus der konstantinischen Schenkung, in: “Deutsches Archiv für Erforschung des Mittelalters“ 47 (1991), pp.1-17.

[5] P.CLASSEN, Karl der Grosse, das Papsttum und Byzanz. Die Begründung des karolingischen Kaisertums, Düsseldorf 1968.

[6] P. CLASSEN, Karl der Große, das Papsttum und Byzanz cit., p.7.

[7] R. SCHIEFFER, Die Karolinger, Stuttgart/Berlin/ Köln 2000, pp.62-63.

[8] Liber pontificalis, a cura di L. DURCHESNE, vol.1, Paris 1887, p.496.

[9] Solo dopo la conquista di Padova in giugno 774 Carlo ha usato il titolo di patrizio.

[10] Questo diritto ha chiesto Otto III. quando è stato a Roma. (D.HÄGERMANN, Karl der Große. Herrscher des Abendlandes, Berlin 2003, p.119).

[11] Constitutum Constantini, a cura di H. FUHRMANN, in Monumenta Germaniae Historica,, Fontes Iuris Germanici Antiqui 10, Hannover 1968, pp.94-95, ll.274-276.

[12] Per esempio D. HÄGERMANN, Karl der Große cit., p.121.

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Details

Titel
La relazione fra papato e Carlo Magno considerando il Constitutum Constantini
Hochschule
Uiniversità di Bologna  (Dipartimento di Paleografia e Medievistica)
Veranstaltung
Corso: Storia del pensiero politico medievale
Note
1,0
Autor
Jahr
2005
Seiten
22
Katalognummer
V55382
ISBN (eBook)
9783638503396
ISBN (Buch)
9783656774723
Dateigröße
540 KB
Sprache
Italienisch
Anmerkungen
Die Arbeit wurde im Rahmen eines Auslandsaufenthalt an der Universität in Bologna / Italien eingereicht. Sie wurde auch an meiner Heimatuni in Heidelberg benotet und anerkannt. Das Literaturverzeichnis stützt sich auf deutsche Literatur.
Schlagworte
Carlo, Magno, Constitutum, Constantini, Corso, Storia
Arbeit zitieren
Sandra Lachmann (Autor:in), 2005, La relazione fra papato e Carlo Magno considerando il Constitutum Constantini, München, GRIN Verlag, https://www.grin.com/document/55382

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