La politica estera della Bielorussia


Hausarbeit, 2007

14 Seiten, Note: 1,0


Leseprobe


Indice

1. Introduzione: La mancanza di identità nazionale

2. Storia e sistema politico
2.1 Dall’Unione Sovietica all’indipendenza
2.2 Istituzioni politiche, autorità e potenza
2.3 L’opposizione debole

3. La politica estera
3.1 Un’economia statale
3.2 Le relazioni con la Russia
3.3 L’Ucraina
3.4 L’Unione Europea, la Nato e gli Stati-Uniti

4. Conclusione e Prospettive

5. Bibliografia

1. Introduzione: La mancanza di identità nazionale

I confini del territorio che oggi si chiama Bielorussia furono creati per la prima volta poco dopo la seconda guerra mondiale. La Bielorussia assieme ai suoi paesi limitrofi – la Polonia a ovest, Lituana e Lettonia a nord-ovest, l’Ucraina a sud e la Russia a est – raggiunge una superficie di circa 207.600km², ed è perciò leggermente minore della Gran Bretagna. Verso la sua area s’estendono le vie di comunicazione più corte dalla Russia centrale all’Europa occidentale rispettivamente tra il mar Baltico e il mare nero (Schneider, Berlino 2006). Benché la popolazione non sia omogenea[1] nel senso religioso ed etnico, non capitano conflitti etnici né religiosi. Inoltre il paese è abbastanza urbanizzata - il 70% degli abitanti vivono nelle città – ed è anche nella classifica dell’istruzione tra gli ex repubbliche sovietiche, i Bielorussi risultano aver un buon livello di educazione (Karem, New York 1997).

Un punto di portanza migliore per un futuro positivo di un paese?

Dopo più di 200 anni di appartenenza alla Russia, una devastazione immensa durante le battaglie della seconda guerra mondiale, la bielorussia oggi soffre di una mancanza di identità nazionale. La sua immagine politica appare controversa, per aver costruito un regime autoritario sotto Aleksandr Lukaschenka, la Bielorussia è uno dei paesi più isolati dell’Europa orientale (Lewis, London 2002).

La seguente tesina vuole analizzare specialmente la politica estera di questo stato, nel cuore dell’Europa orientale per comprendere la sua situazione attuale e lo sviluppo dopo l’indipendenza nel 1991. Dopo una descrizione breve della storia contemporanea del paese e una presentazione del sistema politico some sfondo, la tesi si concentrerà sulla politica estera, trattando soprattutto le relazioni decisivi con la Russia e l’Ucraina ma anche il comportamento verso l’Unione Europea la Nato (Northern atlantic treaty organization), rispecchiando così la storia e la strategia politica della Bielorussia. In ultimo ci sarà una conclusione cercherà di rispondere alla questione iniziale, se il paese avesse una prospettiva migliore nel futuro.

Adesso, per primo un viaggio veloce partendo dalla storia e una definizione dei cambiamenti del sistemo politico.

2. Storia e sistema politico

2.1 Dall’Unione Sovietica all’indipendenza

Il nome Bielorussia (bely significa in russo “occidentale” oppure “settentrionale” nel medioevo; bela oggi vuol dire “bianco”) deriva dai tempi del Rus di Kiev nella quale la bielorussia fu una provincia fino al 14.secolo. Inseguito un’appartenenza durata 400 anni dal doppio stato Polonia –Lituana, la Bielorussia venne conquista completamente nel 1793 dalla Russia zarista. Dopo essere stato una repubblica dal 1918 fino al 1922 il paese venne ancora sparito fra la Polonia e l’Unione Sovietica (Timmermann, Muenster 2006). Le devastazioni della prima guerra mondiale, la grave spopulazione bielorussa insieme all’emigrazione russa forzata indebolirono l’identità nazionale e la diffusione della sua propria lingua. Le forze per una indipendenza erano quindi non molto forte, siccome il popolo non trovava un’ancora d’identificazione. Il fronte popolare bielorusso fu cosi fondato infine come una reazione nel 1988, dopo la scoperta di fosse comuni e carnefice brutale nel primo periodo stalinista (Ver Berkmoes, Melbourne 2000). Anche la catastrofe nucleare di Chernobyl nel 1986 creò grande sfiducia tra Mosca e Minsk, dal momento che contaminò il 23%(!) del territorio e 2,3 milioni di abitanti (www.chernobyl.info). Dopo il putsch nel 1991, la Bielorussia proclamo – un giorno dopo l’Ucraina – la sua indipendenza il 25. agosto 1991. Si può asserire che sin dall’inizio del processo l’indipendenza non fu mai ottenuto dal popolo combattendo, ma generata da avvenimenti esterni, la caduta del muro di Berlino, la fine dell’Unione Sovietica e le manifestazione per la libertà negli altri stati del blocco sovietico. La nuova nazione temeva che i buoni rapporti con la Russia fossero terminati, inoltre mancava la volontà e un’elite nazionale per poter riformare il Paese. Si può vedere che la Bielorussia ebbe, paragonato con l’Ucraina e altri stati ex sovietici, un inizio cattivo, dal momento che la anche vecchia costituzione sovietica non fu cambiata. Il sistema politico rimase quasi invariato sotto il presidente del parlamento Stanislau Schuschkewitsch ed il suo premier Wjatschaslau Kebitsch. Tra 1991 e 1993 la Bielorussia restò molto unita alla Russia, specialmente nel senso politico ed economico, tanto da sembrare ancora una provincia russa (Lewis 2002). Tentativi per una vera e propria identità nazionale, cambiando anche il sistema politico non furono mai fatti, per le ragioni già spiegati. Il nuovo stato senza volontà di liberarsi rimase dunque un attore indipendente, ma senza profilo nell’arena delle relazioni internazionali. Il sistema politico non riformato era allora sempre in pericolo di diventare una vittime di un colpo di stato o un cambiamento lento verso un regime più autoritario (Karem 1997).

2.2 Istituzioni politiche, autorità e potenza

Senza quelli cambiamenti cruciali, la nuova Bielorussia non era in grado di creare una vera e propria identità o almeno un corpo di stato diverso. Dopo alcuni tentativi attenti di riformare il sistema politico, il presidente “del gruppo parlamentare contro la corruzione” Aleksandr Lukaschenka iniziò una campagne contro Schuschkewitsch ed il governo Kebitsch. Provocando un voto di sfiducia contro entrambi politici, Lukaschenka diventò presidente e proclamò il suo intento di mettere ordine in quella situazione difficile (Schneider 2006). Finché non costruì una nuova costituzione presidenziale nel Marzo 1994, Lukaschenka fece finta di allontanarsi delle vecchie elite sovietiche con l’intenzione di vincere le prime elezioni. Nelle sue prime ed ultime elezioni senza manipolazione Aleksandr Lukaschenka ottenne 81% dei voti, e fu presidente legittimo della Bielorussia ( Garbe, Lindner, Berlin 2005). Pian piano moltiplicò la sua potenza l’anno seguente il parlamento fu sciolto essendo giudicato “responsabile” della crisi economica. Lukaschenka formò un sistema, una costituzione autoritaria senza la separazione del potere perché – secondo lui – questo matrice rappresentava un mezzo adatto per creare uno stato sicuro ed efficiente (Zamperni, Colognola ai Colli 1999). Il potere presidenziale s’estese verso tutta la politica, intera ed estera, mentre le istituzioni politiche e sociale diventarono più deboli. L’asse di potenza consisteva di più di 100.000 persone nelle città e nei comuni e di un apparato di polizia forte ed antidemocratico com’era la Stasi (la sicurezza dello stato) nella Repubblica Democratica Tedesca (RTD). L’indipendenza nella società sia politica critica, sia dei mezzi di informazione, tutto veniva sottomesso dalle iniziative presidenziali e da un parlamento da esse dipendente. Inoltre furono eliminati l’opposizione parlamentare e le istituzioni critiche, come anche l’università umanistica europea di Minsk venne che all’epoca chiusa (Timmermann 2006). Appena rieletto da elezioni manipolate nel 2001, lukaschenka organizzo un finto referendum per eliminare una legge costituzionale che vietava un terzo delle ore d’ufficio. Le altre elezioni cioè quelle del parlamento nel 2004 e le presidenziali del 2006, furono manipolate intensivamente. Nel 2004 nessun candidato dell’opposizione poté vincere un posto nel parlamento (Garbe, Lindner, 2005). Controllo, repressioni e una macchina di violenza ed osservanza contro l’opposizione governano la bielorussia fino ad oggi. Il presidente che voleva solo “mettere ordine e sicurezza” nello stato è velocemente diventato un dittatore, siccome né l’opposizione né il popolo erano capace di fermare il processo. Il sistema politica, l’opposizione senza potere esiste ancora nel senso legale, non è completamente totalitario ma un misto tra autoritario-totalitario con una forte tendenza totalitaria (Karem 1997).

Insomma, si deve purtroppo constatare che, per quanto riguarda il sistema politico, la Bielorussia è l’ultima dittatura nel continente europeo.

2.3 L’opposizione debole

Una strategia significativa per aumentare il potere del regime Lukaschenka è la depolitizzazione del popolo attraverso repressione e la censura di mass media. Paragonato con altri sistemi politici autoritari, questo elemento presenta una differenza abbastanza interessante, dal momento che Lukaschenka non vuole un partito unico superpotente, ma un popolo disperso senza interessi politici. A prescindere da questa differenza e dal fatto che l’opposizione esiste legalmente, il sistema politico della Bielorussia sembra una seconda RDT. L’apparecchio di sicurezza e osservanza, un parlamento dipendente, la mancanza dei diritti umani e il quadro di un nemico occidentale, capitalista eccetera, tutte questi assiomi fanno vedere la somiglianza dei sistemi. Un gemello più giovane della RDT, solo che la strategia di depolitizzazione e l’esistenza legale di una opposizione fanno una differenza importante. Questa altra disuguaglianza sta nell’esistenza di un’opposizione malgrado sia debole e incapace di cambiare lo status quo. L’opposizione si è riunificata nella “Coalizione 5+”, partiti piccoli di tutto lo spettro politico tra cui liberali - conservativi, nazionalisti, socialdemocratici, socialisti e comunisti (Schneider, 2006). Nel 2006 tutti questi partiti più i verdi hanno deciso di sostenere un candidato per le elezioni finte insieme con un risultato manipolato di 3,5% (http://www.osce.org/belarus/12999.html ). Si può vedere che l’opposizione non ha né la possibilità né il potere di influenzare il regime. In una società con poche opportunità di fondare organizzazioni, anche il livello di partecipare non governativo e per lo più nullo. E se ci fossero una nuova fondazione critica andrebbe subito distrutta dalle repressioni del dittatore. La “Partnerstwa” ad esempio, una ONG con il compito di osservare le elezioni del 2006, fu sciolta come le manifestazioni a Minsk contro il risultato manipolato.

La comunità e l’opposizione si trovano in un “corridoio di paura” scriveva “la Frankfurter Allgemeine Zeitung (FAZ)” il 9. Agosto 2006 (Veser, Frankfurt 2006). Il giornalista aveva probabilmente ragione; nonostante l’opposizione esista, non può essere attiva perché soffre come gli ONG sotto la repressione e la violenza.

Alla fine di questo capitolo si può confermare senza dubito che il regime di Lukaschenka è in questo momento immutabile nonostante la presenza di forze intere che criticano il regime se avessero la chance di farlo. Quindi sarà piuttosto interessante analizzare come funziona la politica estera, anche perché cosi si vedrà se un comportamento internazionale può modificare il sistema.

[...]


[1] (80% Bielorussi, 11% Russi e circa 9% altre minoranze (Ismayr, Wolfgang: Die politischen Systeme Osteuropas, P. 429; Opladen 2004)

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Details

Titel
La politica estera della Bielorussia
Hochschule
Uiniversità di Bologna
Veranstaltung
Storia ed Istituzioni in Europa Orientale
Note
1,0
Autor
Jahr
2007
Seiten
14
Katalognummer
V70536
ISBN (eBook)
9783638616508
ISBN (Buch)
9783638775984
Dateigröße
412 KB
Sprache
Italienisch
Anmerkungen
Diese Hausarbeit auf Italienisch analysiert die Aussenpolitik und die Internationalen Beziehungen von Weissrussland, Europas letzter Diktatur. Relevant besonders fuer Internationale Beziehungen und Osteuropa Interessierte. Questa tesina in italiano analizza la politica estera e le relazioni internazionali della Bielorussia. Sotto il regime di Aleksandr Lukaschenka, lo stato è diventato l'ultima dittatura in Europa. Abbastanza interessante per studenti delle relazioni intern. e/o dell Europa.
Schlagworte
Bielorussia, Storia, Istituzioni, Europa, Orientale, Russland, Weißrussland, Lukaschenko, Putin, Osteuropa, Diktatur, Außenpolitik, EU
Arbeit zitieren
Stefan Plenk (Autor:in), 2007, La politica estera della Bielorussia, München, GRIN Verlag, https://www.grin.com/document/70536

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