Conducting a group

L'ensemble musicale come gruppo


Essay, 2009

37 Pages


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INDICE

Introduzione

1. Individui e gruppi
1.1 Individuo e gruppo: una contraddizione?
1.2 Una forma di gruppo: l’ensemble musicale
1.3 I gruppi nel tempo: cenni storici
1.4 L’intelligenza emotiva
1.5 L’intelligenza emotiva nell’interpretazione musicale

2. Contributi teorici
2.1 Questioni terminologiche
2.2 Alcune definizioni di gruppo
2.3 Lewin
2.4 Bion

3. Verso una categorizzazione
3.1. Variabili e caratteristiche dei gruppi
3.2 Gruppo primario e gruppo secondario
3.3 Gruppo formale e gruppo informale
3.4 Gruppo istituzionale e gruppo spontaneo
3.5 Che tipo di gruppo è l’ensemble musicale?

4. Il divenire in un gruppo
4.1 La dinamica di gruppo
4.2 Appartenenza
4.3 Interdipendenza
4.4 Coesione
4.5 Polarizzazione
4.6 Differenziazione
4.7 Leadership
4.8 Socializzazione

5. Gruppi e lavoro
5.1 Il gruppo di lavoro
5.2 L’organizzazione del lavoro
5.3 Creatività e innovazione
5.4 Competizione
5.5 Dirigere un ensemble musicale

Bibliografia

Introduzione

L’evoluzione delle organizzazioni sociali, delle tecnologie e dei sistemi di produzione, e la complessificazione delle interrelazioni che legano ogni elemento a innumerevoli altri, richiedono oggi ad individui e società sempre maggiori capacità di interazione reciproca.

Lavorare in team è ormai una prassi consolidata in diversi ambiti organizzativi, e anche in campo formativo si conferisce grande rilievo all’apprendimento cooperativo, sottolineandone la positiva ricaduta sia dal punto di vista strettamente disciplinare che da quello relazionale.

Da queste premesse è nata l’idea del presente studio, che focalizza l’attenzione sugli ensembles musicali, considerandoli in linea generale come gruppi, e poi, ancora più specificamente, come gruppi di lavoro.

Viene dunque istituito un confronto tra i gruppi operanti nel settore musicale (ensembles cameristici, cori, orchestre) e i gruppi operanti in altre realtà lavorative, evidenziandone analogie e differenze. A tale scopo vengono analizzate varie caratteristiche dei gruppi (quali ad esempio dimensioni, funzioni e dinamiche) e vari stili di conduzione, contestualizzando tali elementi nel quadro dell’essere e del divenire di aziende, pubbliche amministrazioni e realtà musicali.

Questo input è rivolto elettivamente a coloro che operano professionalmente con gruppi e organizzazioni (human resources manager, esperti di counseling aziendale, psicologi del lavoro), e a coloro che si rapportano con gli ensembles musicali (esecutori, direttori di coro e d’orchestra, studiosi di pedagogia e psicologia della musica).

L’auspicio è che la riflessione venga ampliata attraverso studi più approfonditi, dai quali possano nascere nuove idee ed efficaci strumenti atti a promuovere benessere e agio sul luogo di lavoro. In tal modo, infatti, si favoriranno insieme un’armonica crescita individuale (personale, professionale, artistica) e un altrettanto equilibrato sviluppo sociale.

1. Individui e gruppi

1.1 Individuo e gruppo: una contraddizione?

Viviamo in una società complessa e multiforme, dalle mille diverse sfaccettature, in rapida e a volte caotica evoluzione: per questi motivi non è infrequente riscontrare, all’interno della stessa comunità, che vive nello stesso periodo in uno stesso territorio, comportamenti che si richiamano a valori sostanzialmente differenti. Le antitesi tra valori possono essere vissute come contraddizioni e contrapposizioni, piuttosto che come aspetti complementari di una stessa realtà, conducendo a dissidi interiori o ad una posizione di disimpegno distaccato e rinunciatario.

Una di queste antitesi concerne il valore che si attribuisce, rispettivamente, all’individuo e al gruppo. Per un verso, infatti, oggi si dà valore all’individualità, a ciò che distingue un individuo da tutti gli altri, e dunque si considera positivamente il processo di individuazione. In conseguenza di ciò si valorizza la ricerca e l’attuazione delle strategie individuali di sopravvivenza, di successo ed eventualmente di dominio su altri individui. Per tali motivi si considera ineliminabile e anzi positiva la competizione, che contrappone individuo a individuo, sia per quanto riguarda i fini che ognuno intende raggiungere, sia per quanto attiene a metodi e mezzi da impiegare a questo scopo.

Per un altro verso, invece, la stessa società di oggi incita i suoi membri all’aggregazione in gruppi, al gioco di squadra, alla costituzione di organizzazioni. La presenza di team e gruppi non contraddistingue più soltanto il settore dello sport e dei giochi di squadra, ma caratterizza praticamente tutti gli ambiti di lavoro e gran parte di quelli di apprendimento.

1.2 Una forma di gruppo: l’ensemble musicale

Una particolare forma di gruppo è costituita dall’ensemble musicale, i cui partecipanti svolgono un lavoro individuale ma fortemente interrelato a quello di altri: questo accade sia a chi opera come componente dell’ensemble, sia a chi ha il ruolo di direttore del gruppo. Inoltre, all’interno del gruppo musicale, è possibile svolgere un ruolo uguale a quello di altri (ciò accade, ad esempio, tra gli strumentisti di fila nelle orchestre; in esse, infatti, uno stesso ruolo è sostenuto da diversi strumentisti che suonano all’unisono tra loro) oppure un ruolo diverso da quello di chiunque altro (ciò accade, ad esempio, al direttore del gruppo musicale, oppure agli strumentisti dei piccoli ensembles, in cui ogni ruolo viene sostenuto da un solo componente).

Riflettendo sulla natura e le funzioni di un gruppo musicale, si riscontra che in tale ambito entrano in gioco i diversi livelli del sapere, del saper fare e del saper essere.

Per i musicisti che operano nella musica d’insieme, il sapere riguarda la conoscenza teorica della propria disciplina, acquisita nel corso della propria formazione iniziale, della formazione in itinere acquisita attraverso la fruizione di concerti, spettacoli musicali e corsi di interpretazione frequentati come auditori, dell’ascolto di incisioni musicali e della lettura di opere teoriche riguardanti, ad esempio, le diverse prassi esecutive storiche.

Il saper fare concerne l’applicazione pratica di ciò che si è appreso teoricamente, e si acquisisce attraverso lo studio individuale e la pratica attuata come studenti e come professionisti.

Mentre questi primi due livelli richiedono l’applicazione della volontà razionale del musicista, il terzo livello, quello del saper essere, ha una dimensione fortemente soggettiva, in quanto richiede che si acquisisca consapevolezza di se stessi, del proprio carattere, del proprio modo di essere e di relazionarsi con gli altri.

Certo ogni professione prevede in alcuni momenti il rapporto con “gli altri”, che possono essere partner di lavoro, utenti/consumatori, ecc. Ma in una professione che si fonda sulla relazione e sulla comunicazione, quale quella del musicista di musica d’insieme, l’importanza del saper essere è ancora maggiore, e saper utilizzare positivamente tale risorsa ha senza dubbio grande valore.

1.3 I gruppi nel tempo: cenni storici

Studi antropologici hanno messo in rilievo che la capacità di giocare in gruppo è stata una delle caratteristiche fondamentali (e forse addirittura la più importante) che ha consentito all’homo sapiens di evolversi e raggiungere un grado di sviluppo più alto di tutte le altre specie.[1] Dalla capacità di giocare in gruppo si sarebbe poi evoluta la tecnica della caccia di gruppo. Quest’ultima è caratterizzata da strategie complessive basate sull’assegnazione, ai singoli individui, di ruoli specifici, attribuiti secondo criteri funzionali al raggiungimento degli obiettivi precedentemente definiti.

Si evidenzia che questa tecnica di sopravvivenza è molto antica, ed ha dato luogo alla costituzione di sistemi sociali e produttivi che sono rimasti praticamente stabili per un lunghissimo periodo: per circa 10.000 anni, infatti, si sono realizzate modificazioni assai limitate, mentre ci sono state evoluzioni molto rapide a partire dalla rivoluzione industriale. In effetti, dalla seconda metà del ‘700 in poi l’evoluzione delle tecniche di produzione ha permesso l’incremento delle scorte alimentari e di beni di consumo, e questo ha consentito la sopravvivenza di percentuali di popolazione molto più elevate che nel passato. Il rapido incremento demografico e l’aumento del benessere hanno favorito la nascita di nuove istanze, quali il bisogno di istruzione e l’aumento e la diversificazione delle aspettative.[2]

Dall’interazione tra i diversi aspetti e fondandosi sulla pluralità dei punti di vista sono sorte, divenendo rapidamente sempre più numerose, ulteriori proposte di innovazione nei sistemi di produzione, in un processo sempre più ampio che ha coinvolto aspetti materiali e immateriali, originando trasformazioni sociali e riflessioni ad esse interrelate.

Il peso man mano maggiore attribuito alla conoscenza quale promotrice di sviluppo ha creato, nel tempo, le premesse per una riflessione critica su sistemi e organizzazioni, e da questa ha poi avuto origine il superamento della tradizione, sia nell’ambito economico-produttivo, sia in quello socio-politico.

A questo punto è divenuto chiaro che i metodi tradizionali di gestione del potere e delle organizzazioni, basati su una imposizione ispirata al principio di autorità, non erano più adeguati: si è rivelata appieno la necessità di creare collaborazione, condivisione e consenso, fondandosi, oltre che sul sapere e sul saper fare, anche sul saper essere, una particolare “capacità” per costruire la quale l’intelligenza razionale si deve armonizzare con l’intelligenza emotiva.[3]

1.4 L’intelligenza emotiva

Nel 1995 Daniel Goleman, proseguendo gli studi condotti in precedenza da Salovey e Mayer,[4] ha focalizzato la sua attenzione sull’intelligenza emotiva, una particolare forma di intelligenza che l’individuo deve saper gestire e integrare con l’intelligenza razionale.

L’individuo che possiede una adeguata intelligenza emotiva ha consapevolezza di sé, dei suoi sentimenti, delle sue emozioni, e di conseguenza sa riconoscerle anche negli altri, sviluppando l’empatia. La capacità di riconoscere le emozioni in se stesso e negli altri permette poi di sviluppare la capacità di gestirle all’interno di sé, maturando autocontrollo e coerenza interiore, e all’esterno di sé, acquisendo flessibilità e capacità di adattamento. Consente di tollerare le frustrazioni, di rimandare la gratificazione e di mantenere salda la motivazione.

Dunque le capacità che, per mezzo dell’intelligenza emotiva, un individuo sviluppa nei confronti di se stesso, sono consapevolezza di sé, padronanza di sé e motivazione: esse costituiscono propriamente le competenze personali. Le capacità che, per mezzo dell’intelligenza emotiva, un individuo sviluppa in relazione agli altri, sono empatia e abilità sociali, definibili complessivamente come competenze sociali.[5]

Utilizzando al meglio la propria intelligenza emotiva i componenti di un gruppo possono influire positivamente sull’atmosfera, o clima relazionale, del gruppo stesso. Per ottenere questo risultato è necessario innanzi tutto che i singoli individui sappiano percepire correttamente sentimenti ed emozioni che vengono vissute nel gruppo, e quindi che sappiano contribuire all’evoluzione positiva di tali sentimenti ed emozioni, valorizzando ruolo e opinioni di ciascuno, utilizzando una comunicazione chiara e aperta, manifestando insomma accettazione, sostegno e calore.[6]

1.5 L’intelligenza emotiva nell’interpretazione musicale

Per gli ensembles musicali può essere interessante considerare un’ulteriore accezione della locuzione “intelligenza emotiva”, che si può ritenere complementare a quella di cui parla Goleman. Infatti, si può forse indicare con la dicitura “intelligenza emotiva” anche la capacità di intendere il portato emotivo di una frase musicale, della sezione di un brano, di un’intera opera musicale.

Interpretare, ermeneuticamente o performativamente, una musica scritta da altri, infatti, vuol dire porsi come tramite tra il compositore e il fruitore, dando voce alle emozioni che il primo ha affidato ai pentagrammi, e rendendo perciò queste emozioni manifeste e fruibili da parte dell’ascoltatore.

Ma interpretare un brano, e in special modo compiere un’opera di interpretazione performativa, significa anche apportare la ricchezza della propria umanità, lasciando trasparire, insieme alle emozioni di cui si è ravvisata traccia nella partitura, anche le emozioni concretamente provate nella propria esperienza di vita.[7]

2. Contributi teorici

2.1 Questioni terminologiche

Il termine gruppo può essere utilizzato per designare una serie di fenomeni che presentano indubbiamente dei tratti comuni, ma spesso anche non poche differenze. Mentre pare indubbio che il gruppo sia un insieme sociale, è difficile stabilirne univocamente dimensioni e struttura. Ciò risulta confermato anche dalla vasta e disomogenea gamma di termini che appartengono allo stesso campo semantico di gruppo: raggruppamento, comunità, collettività, categoria sociale, organizzazione, massa, folla, banda.[8] Risulta subito evidente che tali termini non sono equivalenti, anche se ognuno di essi contraddistingue comunque un insieme di individui.

Ad esempio il raggruppamento è un insieme sociale a medio livello di strutturazione, composto da un numero variabile di persone, unite da relazioni piuttosto superficiali, come quelle che possono instaurarsi tra membri del medesimo circolo artistico, dello stesso club sportivo, e così via.

Il sociologo F. Tönnies intendeva la comunità come ben distinta, a volta quasi contrapposta alla società, poiché riteneva che nella comunità gli individui sono uniti gli uni agli altri da relazioni affettive e di collaborazione, mentre nella società il legame è costituito dall’intento comune di perseguire determinati obiettivi.[9]

In psicologia sociale col termine organizzazione si intende un’insieme sociale sorto con specifici scopi e dotato di struttura e funzioni tali da consentire il raggiungimenti di specifici traguardi.[10]

La folla è un insieme costituito da numerosi individui, nel quale il grado di strutturazione è piuttosto debole.

Simile è anche il significato di massa, studiata dalla mass psychology: la massa presenta alcune caratteristiche simili a quelle della folla, perché indica un gruppo non ancora organizzato, o organizzato in maniera provvisoria, nel quale i componenti agiscono in modi simili pur non avendo ancora costruito e stabilizzato dei rapporti interindividuali significativi.[11] La differenza sostanziale tra massa e folla può essere individuata nel fatto che il termine massa indica una moltitudine assai più ampia di individui, che però non sono fisicamente radunati in uno stesso luogo: in tal senso, infatti, si parla di masse operaie, di massa di telespettatori, e così via.

La banda invece è costituita da un limitato numero di membri, ha carattere temporaneo e bassa strutturazione; tipiche sono le bande degli adolescenti, che si uniscono per dar risposta a specifiche esigenze evolutive.

Per ovviare all’uso impreciso che comunque può essere fatto di tali termini McGrath distingue le aggregazioni sociali dai gruppi. Coloro che fanno parte di una stessa aggregazione sociale non devono avere quella “reciproca consapevolezza”, e “potenzialità di reciproca interazione” che caratterizzano un gruppo.

Le aggregazioni sociali possono essere artificiali; in queste i membri sono accomunati da qualche tratto caratteristico, come ad esempio l’età, il sesso, la nazionalità ecc., senza per questo essere legati da specifiche relazioni. Inoltre le aggregazioni sociali possono essere aggregazioni non organizzate; in queste i membri si trovano nello stesso momento nello stesso luogo, oppure condividono uno stesso scopo, ma non hanno comunque altri legami. Ne sono esempi gli spettatori che assistono ad una conferenza, i viaggiatori che viaggiano a bordo di uno stesso mezzo, i partecipanti ad una stessa lotteria.

Un gruppo, invece, è un insieme che comprende due o più individui, ma che rimane comunque relativamente piccolo, in modo che i suoi membri possano prendere consapevolezza gli uni degli altri, e possano potenzialmente interagire tra loro. Queste due caratteristiche fanno sì che vi sia un pur minimo livello di interdipendenza, che si realizza appunto quando i membri di un insieme sociale tengono conto l’uno dell’altro.

L’interdipendenza implica poi una certa continuità nel tempo, che sviluppa in breve una memoria del comune passato e una prefigurazione del comune futuro: si ha così una relazione dinamica.[12]

Appartengono più propriamente alla tipologia dei gruppi le unità sociali strutturate (ad es. la famiglia), e quelle più o meno intenzionalmente progettate (gruppi di lavoro, gruppi di amici).

Si evince, perciò, che gli ensembles musicali, da quelli più piccoli appartenenti all’ambito cameristico, a quelli più ampi, quali ad esempio i grandi cori e le grandi orchestre, possono essere propriamente definiti “gruppi”. Per tale motivo è possibile applicare a queste compagini musicali gli studi psicologici e sociologici incentrati sui gruppi, ricavandone utili informazioni e suggerimenti di condotta.

2.2 Alcune definizioni di gruppo

A. Small: in sociologia il termine “gruppo” designa un numero più o meno grande di persone collegate da specifici rapporti reciproci che le uniscono insieme.[13]

D. Sanderson: un gruppo è un mezzo che consente ai suoi membri di soddisfare i loro propositi, desideri e interessi, fornendo loro beni o valori.[14]

M. Deutsch: un gruppo è un insieme di individui che perseguono programmaticamente mete interdipendenti.[15]

G.C. Homans: un gruppo è definito dalle interazioni che si verificano tra i suoi membri. Mettiamo di voler chiarire se gli individui A, B, C, D ed E formano un gruppo. Consideriamo un determinato intervallo di tempo: ipotizziamo che all’interno di questo intervallo di tempo l’individuo A interagisca con gli individui B, C, D ed E più di quanto egli faccia con gli individui L, M, N, e O. Si può dire allora che B, C, D ed E fanno parte dello stesso gruppo di A, mentre L, M, N e O non ne fanno parte. Allo stesso modo anche l’individuo B interagisce con gli individui A, C, D ed E più che con individui estranei al suo gruppo. E’ possibile visualizzare tale situazione costruendo una mappa delle interazioni che intercorrono tra i membri di un gruppo: tale mappa evidenzierà come la quantità di interazioni distingue nettamente chi fa parte del gruppo da chi invece non ne fa parte.[16]

R.F. Bales: un gruppo è un insieme di persone che si incontrano una volta o più volte, e traggono da questi incontri delle impressioni sufficientemente distinte degli altri membri dell’insieme. Quanto ciascuno percepisce degli altri gli permette, negli incontri successivi, di comportarsi verso gli altri in modo che tiene presente la storia comune, “rievocando” la presenza degli altri nel tempo.[17]

T.M. Newcomb: il gruppo è caratterizzato dal fatto che i suoi componenti sono legati da rapporti non transitori di interazione e comunicazione, e dal fatto che essi condividono il rispetto a determinate regole. Tali regole, che possono essere più o meno numerose, includono anche le norme di comportamento reciproco tra i membri del gruppo.[18]

R.B. Cattell: gli organismi che si aggregano in un gruppo utilizzano l’esistenza di tutti per dar risposta ai bisogni di ciascuno.[19]

M. Olmsted: un gruppo è una pluralità di individui che hanno rapporti reciproci, tengono conto gli uni degli altri e sono consapevoli di avere qualcosa di importante che li lega.[20]

Le definizioni riportate evidenziano come su alcuni punti tutti gli studiosi concordano, mentre su altri vi sono posizioni sostanzialmente differenti. Per questo motivo, dopo aver delineato sinteticamente le linee di ricerca seguite da alcuni studiosi che si sono interessati alla tematica dei gruppi, analizzeremo gli argomenti di maggior rilievo di questo settore di indagine, confrontando i diversi contributi.

[...]


[1] R. Chiappi, Problem solving nelle organizzazioni: idee, metodi e strumenti da Mosè a Mintzberg, Springer Verlag Italia, Milano, 2006, p. 186

[2] R. Salvato e R. Mancini, Il lavoro di gruppo Competenze per l'azione didattica, Morlacchi Editore, Perugia, 2007, p. 11

[3] ibidem

[4] P. Salovey e J. Mayer, Emotional Intelligence , in Imagination, Cognition and Personality, vol. 9 (3), pp. 185-211, 1989-90

[5] E. Visentin, Intelligenza emotiva e strumenti di pianificazione e controllo, Liuc Papers n. 204, Serie Economia aziendale 30, luglio 2007, pp. 1-24

[6] Cfr. D. Goleman , Intelligenza emotiva , Rizzoli, Milano, 1997

[7] Cfr. A. Padula, L’interpretazione come percorso di conoscenza: confronti, problemi, prospettive, Grin, München – Ravensburg, 2008

[8] A. Piermari, N. Rania e I. Venini, Il gruppo come oggetto di studio, in B. Bertani e M. Manetti (a cura di), Psicologia dei gruppi. Teoria, contesti e metodologie d’intervento, Angeli, Milano, 2007, pp. 15-48

[9] F. Tönnies, Comunità e società, Milano, Edizioni di Comunità, 1963, pp. 45-47; cfr. anche F. Berti, Per una sociologia della comunità, Angeli, Milano, 2005, pp. 17-22

[10] U. Galimberti, voce “organizzazione”, in Psicologia, Garzanti, Milano, 2003

[11] Ivi, voce “psicologia della massa”

[12] J.E. McGrath, Groups: Interaction and Performance, Prentice Hall, Inglewood, New Jersey, 1984, p. 8

[13] A.W. Small, General Sociology, University of Chicago, Chicago, Illinois, 1905, p. 495

[14] Cfr. D. Sanderson, Leadership for Rural Life, Association Press, New York, 1940

[15] M. Deutsch, A theory of cooperation and competition. Human Relations, 2, 1949, 129-151

[16] Cfr. G.C. Homans , The Human Group, Harcourt, Brace & Company, New York, 1950

[17] Cfr. R.F. Bales, Interaction Process Analysis, a method for the study of small groups, Addison-Wesley, Reading, Massachusetts, 1950

[18] T.M. Newcomb, Social psychological theory, in J. H. Rohrer e M. Sherif (a cura di), Social psychology at the crossroads, Harper, New York, 1951, pp. 31-49

[19] R.B. Cattell , The Fate of National Intelligence: Test of a Thirteen-Year Prediction, Eugenics Review 17, 1951, pp. 136–148

[20] Cfr. M. Olmsted, The small group, Random House, New York, 1959

Excerpt out of 37 pages

Details

Title
Conducting a group
Subtitle
L'ensemble musicale come gruppo
Author
Year
2009
Pages
37
Catalog Number
V134688
ISBN (eBook)
9783640426973
ISBN (Book)
9783640425266
File size
520 KB
Language
Italian
Keywords
Conducting, individuo, gruppo, Goleman, Salovey, Mayer, intelligenza emotiva, McGrath, Small, Sanderson, Deutsch, Homans, Bales, Newcomb, Cattell, Olmsted, Lewin, Bion, dinamica di gruppo, leadership, gruppo di lavoro, competizione, ensemble musicale
Quote paper
M° Rossella Marisi (Author), 2009, Conducting a group, Munich, GRIN Verlag, https://www.grin.com/document/134688

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