L'opera veneziana del Sei e Settecento


Trabajo, 2009

17 Páginas, Calificación: 1,3


Extracto


Indice

1 Introduzione

2 Lo sviluppo sostenibile all‘ opera veneziana

3 L’organizzazione dell‘ opera veneziana
3.1 L ’ impresario
3.1.1 Motivi e rischi
3.1.2 I compiti dell’impresario
3.2 Il cast
3.3 Compositore e librettista
3.4 Gli spettatori

4 I teatri d‘opera

5 Il significato dell‘ opera veneziana per la città e i suoi cittadini

6 Conclusione

7 Bibliografia

1 Introduzione

L’opera impresariale veneziana è ancora oggi, anche se parzialmente, un modello per l’amministrazione e la gestione di un teatro d’opera.

Nata nel Seicento con l’allestimento di L ’ Andromeda[1] a Venezia (1637) si diffuse presto in tutta l’Italia e successivamente in Europa. La fama dell’opera veneziana non si manifesta però solo per mezzo dei cantanti, librettisti e compositori ancora oggi conosciuti in tutto il mondo, ma soprattutto a causa del nuovo modo di gestire un teatro, richiesto con l’apertura al pubbli- co e con l’introduzione di un nuovo obiettivo degli allestimenti: il lucro. In questa tesina verranno chiariti i caratteri di questo nuovo sistema impresariale. Per primo, nel secondo capitolo, viene presentato il passaggio dall’opera di corte all’opera veneziana, per mostrarne le novità. Poi saranno spiegati i singoli elementi degli allestimenti e in quale modo dipese l’uno dall’altro (cap.3: impresario, cast, compositore e librettista, spettatori). In seguito saranno presentati i teatri d’opera e in qual modo furono diversi da quelli della commedia dell ’ arte. Come esempio è stato scelto il Teatro S.Cristostomo. Alla fine si è cercato di riassumere il significato dell’opera impresariale veneziana per la fama della città, per i cittadini e per l’economia veneziana.

Lo scopo della tesina sarà quello di descrivere le novità nell’amministrazione e nella gestione dei teatri, e di evidenziarne gli elementi coinvolti.

2 Lo sviluppo sostenibile all‘opera veneziana

Fino al Settecento esisteva l’opera per musica solo alla corte dei sovrani. Loro ostentavano tramite gli spettacoli la loro ricchezza, la generosità ed il loro potere.[[2]] Gli spettacoli però non erano pubblici, gli spettatori infatti si composero solo da persone invitate e dai cortigiani. Gli spettacoli erano grandiosi e molto impegnativi per tutti gli addetti della corte, ma irrepetibili. L’allestimento aveva soltanto lo scopo di dare ad un evento le circostanze festive che doveva- no magnificare tutta la manifestazione. Per occasioni come ad esempio matrimoni, anniversari o battesimi fu creata un’opera privata, che non fu eseguita una seconda volta.[3] Per l’allestimento dell’opera erano ingaggiati i cantanti e i musicisti, del resto si occupavano gli addetti della corte. Il successo d’un allestimento operistico ad una corte dipendeva solo dall’onore del sovrano, l’opinione degli spettatori non interessava nessuno.[4]

Per la grande popolarità dell’opera per musica, la richiesta cresceva continuamente[5] ed i can- tanti e musicisti, e poi anche tecnici specializzati, si prodigavano per presentare le opere di musica in luoghi diversi. I gruppi itineranti offrivano un’opera già tutta organizzata, affitta- vano teatri e vendevano biglietti per lo spettacolo o venivano pagati da impresari teatrali.[6]Come modello per l’organizzazione e professionalità, inizialmente prendevano i gruppi itine- ranti della commedia dell ’ arte, seguendo per esempio i loro itineranti e usando i teatri o le sale pubbliche.[7] Spesso loro erano ingaggiati per eventi privati da coloro che possedevano o potevano affittare una sala pubblica o un teatro pubblico nella loro città. Viaggiando sempre, i gruppi contribuivano alla diffusione dell’opera per musica e la convertivano da un evento occasionale e privato, in uno ripetibile e pubblico. La loro rilevanza per il passaggio dall’opera cortigiana all’opera impresariale veneziana, viene enunciata da Franco Piperno nel modo seguente: “Le troupes rappresentano una fase intermedia nel processo di specializza- zione progressiva che caratterizza il sistema produttivo dello spettacolo operistico […][8]

A Venezia, a causa della mancanza di una corte, la situazione era un po’ diversa: invece di una sala teatrale pubblica esistevano già sale private e l’uso di eseguire spettacoli con ingresso libero ad un pubblico pagante[9]:

[Venezia] non aveva una sala teatrale da stato, al chiuso, in cui esibire la sua politica culturale di rappresentanza […]: ne aveva invece parchie gestite privatemente, di proprietà dell’aristocrazia locale […], mentre gli aspetti pubblici e cerimoniali della gestione del potere venivano di preferenza sbrigati en plein air, in eventi che coinvolgevano fisicamente in lungo e in largo la città e tutti gli strati sociali.[10]

Nel 1630 a Venezia ci fu la peste, durante la quale non esisteva tanta vita culturale per i citta- dini veneziani. Avendo passato questo periodo, le persone di strati sociali diversi, comincia- rono a vivere la loro vita pubblica divertendosi secondo il motto carpe diem.[11] Da allora, so- prattutto persone aristocratiche, riiniziarono ad aprire le proprie sale al pubblico e ad organiz- zare eventi pubblici per tutti i cittadini di (in teoria) tutti gli strati sociali, che potessero pagare i biglietti. I primi spettacoli furono organizzati e presentati dai gruppi itineranti nei primi teatri Teatro Vecchio e Teatro Nuovo. Questi teatri furono adibiti ad hoc per gli spettacoli della commedia dell ’ arte, poi usati anche per i primi allestimenti di opere per musica.

I gruppi itineranti si fondavano, grazie anche ai loro giri, su un modello di teatro abbastanza professionale.[12] Il loro modo di lavorare ed organizzare sarà importante per il seguente sviluppo dell’opera impresariale veneziana.

3 L’organizzazione dell‘opera veneziana

Gli allestimenti dell’opera per musica nel Sei e Settecento non erano organizzati su una scala nazionale. A causa delle differenze fra le diverse regioni, ogni regione aveva i suoi modi di allestire gli spettacoli, spesso soltanto secondo il gusto del sovrano.

A Venezia non esisteva una corte. Secondo Lorenzo Bianconi questo fatto è una condizione molto importante per il nascere di un’istituzione come quella dell’opera impresariale venezia na. Lo stimolo predominante e più ricco di conseguenze fu, secondo Lorenzo Bianconi, l’iniziativa di persone private.[13]

Un altro fatto molto importante per l’inizio, oltre la manifestazione dell’opera impresariale a Venezia, fu l’introduzione della stagione teatrale simultanea al carnevale, che fu anche la stagione principale (dal 26 dicembre al 30 marzo). Poco dopo furono introdotte anche altre stagioni, la Stagione di ascensione, che durava dal secondo giorno festivo dopo pasqua fino al 15 giugno e poi anche la Stagione di autunno, dal primo settembre al 30 novembre.[14] Così nel Settecento i teatri veneziani restavano aperti per quasi cinque mesi per anno.[15]

Per organizzare gli allestimenti, le persone del mestiere cominciarono ben presto a specializ- zarsi. In un teatro di allora lavoravano un Direttore della Musica, un Direttore della Scena, poeti, librettisti, scenografici, sarti, falegnami ed orchestrali. Mentre i gruppi itineranti si composero di alcune persone, che potessero fare di tutto, da allora furono coinvolte più perso- ne con funzioni più specializzate.[16] Alcuni di quei gruppi di persone specializzate saranno spiegati in seguito. Con riferimento ai fatti suddetti, gli allestimenti di un’opera per musica non furono più eventi speciali ed irrepetibili per il piacere d’una sola persona. Da allora, con l’inizio dell’opera impresariale veneziana, gli allestimenti furono ripetibili più volte e allestiti per se stessi.[17] Loro avevano lo scopo di lucro o almeno la copertura delle spese.[18]

Paolo Fabbri riassume il carattere dell’opera nel modo seguente: Si tratta di un’impresa economica a fine di lucro. Con l’apertura al pubblico, la partecipazione era possibile per chiunque potesse pagare il biglietto d’ingresso. Gli allestimenti erano ripetibili ed organizzati sistematicamente con un’abitudine stagionale. La base dell’organizzazione dell’opera impresariale fu l’iniziativa economica di persone private.[19]

[...]


[1] Libretto di Benedetto Ferrari, musica di Francesco Manelli. Opera d’ordine da Pio Enea degli Obizzi. Cfr.: Becker, Heinz (Ed.): Quellentexte zur Konzeption der europäischen Oper im 17.Jahrhundert, in collaborazione di Wolfgang Osthoff, Herbert Schneider e Hellmuth Christian Wolff, Kassel; Basel; London 198, p.93. In seguito: Becker: Quellentexte zur Konzeption der europäischen Oper.

[2] Cfr.: Abert, Anna Amalia: Geschichte der Oper, Kassel 1994, p.20. In seguito: Abert: Geschichte der Oper; Leopold, Silke (Ed.): Geschichte der Oper, Bd.1: „Die Oper im 17.Jahrhundert“, Laaber 2006, p.141. In seguito: Leopold: „Die Oper im 17.Jahrhundert“.

[3] Cfr.: Bianconi, Lorenzo: Il teatro d ’ opera in Italia, Bologna 1993, p.25. In seguito: Bianconi: Il teatro d ’ opera in Italia.

[4] Cfr.: Leopold: „Die Oper im 17.Jahrhundert“, p.142.

[5] Cfr.: Abert: Geschichte der Oper, p.47.

[6] Cfr.: Piperno, Franco: „Il sistema produttivo, fino al 1780”, in: Bianconi, Lorenzo/ Giorgio Pestelli (Ed.): Sto ria dell ’ opera italiana, vol.IV: “Il sistema produttivo e le sue competenze”, Torino 1987, p.15. In seguito: Piperno: “Il sistema produttivo”.

[7] Cfr.: Piperno: “Il sistema produttivo”, p.15.

[8] Cit.: Piperno: “Il sistema produttivo”, p.15; omissione: Annegret Jahn (AJ).

[9] Cfr.: Fabbri, Paolo: „Diffusione dell’opera“, in: Basso, Alberto (Ed.): Musica in Scena. Storia dello spettacolo musicale, vol.I:“Il teatro musicale dalle origini al primo Settecento”, Torino 1995, p.106. In seguito: Fabbri: “Diffusione dell’opera”.

[10] Cit.: Fabbri: “Diffusione dell’opera”, p.105; omissioni ed inserimento: AJ.

[11] Cfr.: Hoffmann, Andreas: Tugendhafte Helden - lasterhafte Tyrannen. Italienische Oper am Ende des sieb- zehnten Jahrhunderts, Bonn 1996, p.28. In seguito: Hoffmann: Tugendhafte Helden - lasterhafte Tyrannen.

[12] Cfr.: Bianconi: Il teatro d ’ opera in Italia, p.18.

[13] Cfr.: Bianconi: Il teatro d ’ opera in Italia, p.18.

[14] Cfr.: Kretzschmar, Hermann: Geschichte der Oper, Leipzig 1993, p.83. In seguito: Kretzschmar: Geschichte der Oper.

[15] Cfr.: Piperno: “Il sistema produttivo”, p.31; Abert: Geschichte der Oper, p.48; Leopold: „Die Oper im 17.Jahrhundert“, p.144.

[16] Cfr: Mancini, Franco et al. (Ed.): I teatri del Veneto. Venezia e il suo territorio, Tomo II: “Imprese private e teatri sociali”, Venezia1996, p.X. In seguito: Mancini: I teatri del Veneto.

[17] Cfr.: Abert: Geschichte der Oper, p.48; Leopold: „Die Oper im 17.Jahrhundert“, p.141-142; Mangini, Nicola: I teatri di Venezia, Milano 1974, p.32. In seguito: Mangini: I teatri a Venezia, ; Piperno: “Il sistema produttivo”; p.20-21.

[18] Cfr.: Piperno: “Il sistema produttivo”, p.20.

[19] Cfr.: Fabbri: “Diffusione dell’opera”, p.107.

Final del extracto de 17 páginas

Detalles

Título
L'opera veneziana del Sei e Settecento
Universidad
Dresden Technical University
Curso
Venedig - Marktplatz der Künste
Calificación
1,3
Autor
Año
2009
Páginas
17
No. de catálogo
V143233
ISBN (Ebook)
9783640523733
ISBN (Libro)
9783640524433
Tamaño de fichero
468 KB
Idioma
Italiano
Notas
L’opera impresariale veneziana è ancora oggi, anche se parzialmente, un modello per l’amministrazione e la gestione di un teatro d’opera. Nata nel Seicento con l’allestimento di L’Andromeda a Venezia (1637) si diffuse presto in tutta l’Italia e successivamente in Europa. La fama dell’opera veneziana non si manifesta però solo per mezzo dei cantanti, librettisti e compositori ancora oggi conosciuti in tutto il mondo, ma soprattutto a causa del nuovo modo di gestire un teatro, richiesto con l’apertura al pubblico e con l’introduzione di un nuovo obiettivo degli allestimenti: il lucro.
Palabras clave
Settecento
Citar trabajo
Annegret Jahn (Autor), 2009, L'opera veneziana del Sei e Settecento, Múnich, GRIN Verlag, https://www.grin.com/document/143233

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