Luigi Capuana e Federico de Roberto e il fine del verismo italiano


Dossier / Travail, 2010

13 Pages, Note: 1,5


Extrait


Indice Analitico

1. Prefazione

2. Dal naturalismo al verismo

3. Luigi Capuana
3.1 Sulla persona
3.2 Lavoro artistico del romanziere
3.3 L'opera d'arte come organismo coerente
3.4 Giacinta – un fallimento sul livello di forma

4. Federico de Roberto
4.1 Sulla persona
4.2 Il verismo soggettivo
4.3 Il pessimismo storico-esistenziale

5. Conclusione

6. Bibliografia

1. Prefazione

Il verismo come movimento letterario nasce in Italia negli anni settanta del Ottocento dal naturalismo francese. Come il naturalismo, il verismo è legato allo spirito positivista di quest'epoca. Però ci sono differenze decisive nell'applicazione di quel pensiero. Al contrario del naturalismo, nel verismo italiano non c'è una linea di pensiero e un programmo proprio. Luigi Capuana e Federico de Roberto rappresentano i teorici più importanti del verismo italiano, chi costituiscono insieme con Giovanni Verga la cosìdetta “triade verista siciliana”[1].

Nel presente lavoro viene analizzato la teoria e lo stile di sia Luigi Capuana sia Federico di Roberto e il loro allontanamento dalla maniera francese. Dopo una breve introduzione ai fondamenti teorici e caratteristici del naturalismo, accentuerò la formazione del nuovo movimento del verismo sulla scorta di pensieri di Capuana e de Roberto.

2. Dal naturalismo al verismo

Il naturalismo nasce in Francia nella seconda metà dell'Ottocento come applicazione diretta del pensiero positivista alla letteratura. L'ambiente scientifico-filosofico di quell'epoca è sostanzialmente caratterizzato dalle teorie evolutive della sopravvivenza dei più adatti di Charles Darwin da un parte, e dall'altra dal pensatore positivista Auguste Comte, secondo cui la società e l'individuo possono essere studiato in maniera meccanistica e scientifica. Il critico e storico positivista Hippolyte Taine, considerato il primo teorico del naturalismo, lega la sua teoria della determinazione dell'uomo dai tre fattori “race”, “milieu”, “moment” alla letteratura ed afferma che anche là i fatti devono essere trattato con la medesima rigorosità del metodo scientifico. In un saggio su Balzac, lui usa il termine “naturalismo” per la prima volta.

I fratelli Edmond e Jules Goncourt secondo cui il romanzo rappresenta un documento umano, pubblicano nel 1864 il romanzo Germine Lacerteux, su cui scrivono nella prefazione: “ce roman est un roman vrai”[2]. Intendono di dare una trascrizione diretta della vita vissuta attraverso una rappresentazione e riproduzione fotografica della vita autentica.

La figura emblematica del naturalismo però è il scrittore Èmile Zola. Nel 1880 pubblica il suo saggio teorico Le roman experimental, che contiene la sua teoria dell'adattamento della letteratura alla salita delle scienze alla ricerca della verità, che rappresenta il manifesto del naturalismo. Secondo Zola il romanziere come lo scienziato deve essere non solo osservatore rappresentando i fatti naturali esattamente, ma anche sperimentatore per interpretarli e modificarli. Di conseguenza lo scrittore naturalista deve rappresentare la determinazione dell'individuo dai fatti “race”, “mileu” e “moment”, cioè la natura dell'autore, l'ambiente e l'effetto del tempo storico, e mostrare come il individuo reagisce ai modificazioni di questi condizioni. Cosi il romanzo viene trasformato in uno strumento scientifico.

Il verismo può essere considerato la versione italiana del naturalismo però con differenze decisive. Giovanni Verga, Luigi Capuana e Federico de Roberto, tutti i tre siciliano, costituiscono gli esponenti più importanti del verismo, anche chiamato la triade verista siciliana. Verga viene considerato la figura centrale e caratterizzante del nuovo filone per la fondazione della tecnica narrativa dell'impersonalità. In contrasto con il narratore onnisciente manzoniano del naturalismo, che prende il punto di vista dello scienziato, Verga usa un narratore che non è più onnisciente ma si mimetizza nei personaggi stessi, che narra i fatti con la loro lingua secondo la loro mentalità. Attraverso l'uso prevalente del discorso indiretto libero in forma del linguaggio popolare con modi di dire, proverbi, esclamazioni, Verga riesce alla cancellatura del narratore, così che “l'opera d'arte [sembra] essersi fatta da sé”[3]. In tal modo il lettore si trova “faccia a faccia col fatto nudo e schietto, senza stare a cercarlo fra le linee del libro, attraverso la lente dello scrittore”[4].

Mentre nelle narrazione naturaliste prevale un ambiente borghese e nobile, nel verismo nella maggior parte c'è un interesse verso il popolo ed i classi inferiori degli ambienti rurali. Per mostrare la “vera naturalezza” come dice Verga, bisogna di usare una lingua basata sulla lingua parlata per rendere il colore locale. Non si tratta più di una lingua dello scienziato.

Al contrario di Zola, che interviene a commentare e a giudicare perché crede che la letteratura possa contribuire a cambiare la realtà, gli autori veristi sono prevalentemente pessimisti assumendo l’impossibilità di emancipazione sociale e di cambiamento della propria vita. Di questo “immobilismo sociale”, come dice Verga, l'uomo sia sempre vittima.

Aver tracciato fin ad adesso differenze e similitudini tra il naturalismo francese ed il verismo italiano, di seguito i due esponenti veristi Luigi Capuana e Federico de Roberto vengono analizzato più in dettaglio.

3. Luigi Capuana

3.1 Sulla persona

Luigi Capuana nasce nel 1839 a Mineo, un piccolo paese nella provincia di Catania in Sicilia da una famiglia proprietari terrieri. Con 18 anni entra la facoltà di giurisprudenza per volere della famiglia, ma si occupa prevalentemente con la letteratura e gli scrittori classici. Riesce a convincere la famiglia di abbandonare l'università e torna a Mineo. Dopo alcuni anni d'attività politica in favore di Garibaldi e dell'unità d'Italia, si stabilisce 1864 a Firenze, dove comincia la sua avventura letteraria. Fu durante questo periodo a Firenze pieno di ricche esperienze di vita, che conosce nuove opere letterarie e frequenta gli scrittori più noti dell'epoca, tra altri lo scrittore Giovanni Verga con cui sviluppa una amicizia salda. Pubblica nel '65 i suoi primi saggi critici diventando critico teatrale del quotidiano “La nazione”.

Nel '68 Capuana torna a Sicilia per motivi di salute. La morte del padre e problemi economici lo costringono a rimanere nell'isola durante quel tempo viene eletto sindaco del paese. Sul consiglio dell'amico Verga si trasferisce a Milano, dove lavora anche come giornalista. Quel periodo insieme con Verga e de Roberto fu il tempo de sua attività letteraria più intenso. Nel 1879 pubblica il suo primo romanzo Giacinta, che viene considerato il manifesto del verismo e provoca uno scandalo nell'opinione pubblico.

Durante suo soggiorno a Roma, dove diventa professore di letteratura italiana, Capuana fa la conoscenza di Emilè Zola e anche di Luigi Pirandello, che influenza la sua produzione letteraria. Tra altri scritti teorici pubblica suoi Studi sulla letteratura contemporanea una raccolta di articoli su Zola, Goncourt, Verga ed altri e nel 1901 il suo capolavoro Il marchese di Roccaverdina.

[...]


[1] Spinazzola, Vittorio. Frederico de Roberto e il verismo, Milano, Giangiacomo Fetrinelli editore, 1961. p.9

[2] E. e J. Goucourt, Germinie Lacerteux, “Prefazione de la première édition”. Paris, Charpentier, 1885. p.25

[3] Verga, Giovanni: Dedicatoria a Salvatore Farina in L'Amante di Gramigna

[4] ibidem

Fin de l'extrait de 13 pages

Résumé des informations

Titre
Luigi Capuana e Federico de Roberto e il fine del verismo italiano
Université
University of Münster  (Romanisches Seminar)
Cours
naturalismo francese e verismo italiano
Note
1,5
Auteur
Année
2010
Pages
13
N° de catalogue
V148616
ISBN (ebook)
9783640607235
ISBN (Livre)
9783640607488
Taille d'un fichier
474 KB
Langue
italien
Annotations
Giudizio della professoressa: Nel complesso la Jochimsen ha presentato un lavoretto di storia letteraria comparata e di storia delle teorie letterarie basato su una informazione solida e criticamente vagliata. Esso è bene articolato nelle partizioni, è condotto con lucidità, sicurezza e capacità di ricostruzione al contempo analitica e sintetica.
Mots clés
Verismo, Verismus, Capuana, de Roberto, Literatur, naturalismo, hausarbeit, seminararbeit
Citation du texte
Marieke Jochimsen (Auteur), 2010, Luigi Capuana e Federico de Roberto e il fine del verismo italiano, Munich, GRIN Verlag, https://www.grin.com/document/148616

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