Menti fluttuanti e paesaggi mutevoli. L'Egitto su 'basi spettrali' di Giuseppe Ungaretti


Texto Academico, 2017

16 Páginas, Calificación: 1st class


Extracto


Menti fluttuanti e paesaggi mutevoli

L’Egitto su ‘basi spettrali’ di Giuseppe Ungaretti

L’atteggiamento oscillante di Ungaretti rispetto all’Egitto nelle poesie dell’Allegriaderiva in gran parte dal suo problema di identità, provocato dalla nascita ad Alessandria, e gli studi già svolti su Ungaretti, hanno affrontato il problema esclusivamente da questa prospettiva. Un nuovo modo di guardare ai sentimenti conflittuali di Ungaretti verso l’Egitto, può essere quello di considerarli come il risultato della sua congenita percezione di questo paese. Ogni qual volta che, nei suoi lavori in prosa, Ungaretti parla dell’Egitto e del suo paesaggio, è sempre, implicitamente o esplicitamente, in termini di contrasti e di opposti. Nel seguente commento su Alessandria d’Egitto, per esempio, c’è l’implicito contrasto tra l’intensità della vita in questa città situata nel deserto (che simboleggia l’assenzadi vita, che Ungaretti definisce altrove come ‘la solitudine e il nulla’) e anche il paradosso che, nonostante la sua intensità, è una vita che non lascia traccia di sé nel tempo:

Alessandria è nel deserto, in un deserto dove la vita è intensissima dai tempi della sua fondazione, ma dove la vita non lascia alcun segno di permanenza nel tempo. Alessandria è una città senza un monumento [...] che ricordi il suo antico passato (2: 497)

Un’altra pittoresca descrizione del paesaggio egiziano ruota intorno ad un sottile gioco di opposti: il canto del beduino e le grida degli animali si oppongono al silenzio della luna; il chiarore della luna alle ombre del ‘nuvolo solare’, la luna stessa al sole:

Il beduino ha un canto che si mescola a gridi fuggitivi di bestie partite da molteplici e indeterminabili luoghi, ai silenzi della luna altissima, a voli di lunghe ombre nel nuvolo solare, dopo il crepuscolo ondeggiante (1: 92).

Il deserto del Sahara è associato con situazioni antitetiche: da un lato rappresenta per il poeta, morte e deteriorazione:

tutto si sgretola, tutto [...] tutto non ha che una durata minima, tutto è precario. Ero preda, in quel paesaggio, di quella presenza, di quel ricordo, di quel richiamo, costante, della morte (2: 499).

Ma dall’altro lato, Ungaretti parla del potere erotico del deserto:

l’effetto più tremendo orrendo stupendo del deserto è l’effetto erotico [...] l’erotismo furente che non può non travolgere chi ci vive [...] sabbie afrodisiache, che luccicano come brillanti: sabbie che ti prendono dalla pianta del piede e ti sconvolgono (7: 36).

Anche la qualità della luce nel deserto è presentata in termini di opposti uniti:

Nel deserto non c’è più né cielo né terra. Tutto ha un uguale e rovente giallo grigio [...] Non c’è un’ora d’ombra né un’ora di luce (7: 35-36).

Ma ancor più significativamente, poichè Alessandria è sulla costa, l’Egitto per Ungaretti rappresenta non soltanto il deserto, ma anche il mare. Il mare, nel suo vasto distendersi, è qualche volta visto come ‘figliazione del deserto’ (7: 33), una relazione spesso sottolineata dalla propensione di Ungaretti a porre nei suoi lavori il mare e il deserto fianco a fianco: da una parte troppo mare / troppo deserto dall’altra’ (p. 371). Il più delle volte, comunque, le due realtà sono descritte in termini marcatamente antitetici: il deserto appare come statico, mentre il mare è in continuo movimento; il deserto è in costante disintegrazione, mentre il mare raffigura il perpetuo rinnovamento:

l’uno [il deserto] è statico e pare immutabile, l’altro [il mare] è in agitazione perpetua; il primo rappresenta, senza che uno possa avvedersene ciò che va deteriorandosi senza posa; l’altro, senza sosta, manifesta furiosamente il rinnovamento. Sono la mia prima visione della realtà (4: 836).

L’ultima affermazione citata è significativa. Ungaretti dice che il deserto e il mare, e le antitesi che essi insieme rappresentano, costituiscono la sua prima immagine della realtà. Altrove egli parla del deserto da solo come ‘il primo stimolo alla poesia’, ‘lo stimolo d’origine’ (4: 817) e, come visto in precedenza, il deserto, considerato a se stante, separato dal mare, è anch’esso visto in termini di antitesi. Non può sembrare sorprendente, di conseguenza, che quelle poesie dell’Allegriache toccano il tema dell’Egitto siano caratterizzati da punti di vista opposti, quando i due elementi che maggiormente simboleggiano l’Egitto per il poeta - il deserto e il mare - sono considerati prevalentemente in termini di opposizioni.

‘Levante’ è la poesia più esplicitamente pro-egiziana della raccolta. Scritto a bordo della nave che nel 1912 portò Ungaretti da Alessandria a Brindisi,en routeverso Parigi, è soffusa di romantica nostalgia per il paese che il poeta si lasciava alle spalle. Sebbene la critica generalmente evidenzi che la poesia è basata su un fatto reale della vita di Ungaretti, è probabile che esso fosse anche parzialmente ispirata dal tema romantico del partire e del viaggiare, frequente nei simbolisti francesi, quali Baudelaire (‘Le Voyage’ e ‘Parfum exotique’) (11: 122-27; 24); Mallarmé (‘Salut’, ‘Brise Marine’, e ‘Au seul souci de voyager’) (14: 27; 38; 72). In Mallarmé ci sono, come in ‘Levante’, chiare forti allusioni alla nostalgia del partire, del lasciare: ‘l’adieu suprême des mouchoirs!’(‘Brise Marine’); ‘Nuit, désepoir’ (‘Au seul souci’). La nostalgia di Ungaretti in ‘Levante’ è espressa attraverso la metafora della ‘morte’ - introdotta in apertura dall’uso figurativo del verbo ‘morire’, impiegato per descrivere la graduale scomparsa della costa all’orizzonte: ‘la linea / vaporosa muore / al lontano cerchio del cielo’; e ripresa nella sesta riga attraverso la descrizione del mare come ‘cenerino’: ‘e il mare è cenerino’. In mezzo a questi due richiami alla morte, è contrapposta, con funzione di sollievo, un’immagine di allegria - un gruppo di Siriani che danzano con colpi di tacco e battersi di mani al suono di una sinuosa melodia di clarinetto. La loro vivacità è resa dalla picchiettante risonanza delle ‘i’:

Picchi di tacchi picchi di mani

e il clarino ghirigori striduli

Il fatto che l’atmosfera di festa si scontri con la malinconia è sottolineata da un’altra giustapposizione in cui la distanza che separa il poeta solo e pensoso e il gruppo festante è rappresentata dallo spazio che li separa – gli emigranti a poppa, e lui a prua (e a queste due righe si possono avvicinare alcuni versi da ‘Salut’ di Mallarmé: Nous naviguons, ô mes divers / Amis, moi déjà sur la poupe / Vous l’ avant fastueux’):

A poppa emigranti soriani ballano

a prua un giovane è solo

I due precedenti riferimenti alla morte culminano con il ricordo dei funerali ebrei che hanno luogo il sabato sera ad Alessandria, città natale del poeta. Questo ricordo sembrerebbe essere provocato sinesteticamente dai suoni del clarinetto a bordo della nave, descritti nella quinta riga come ‘ghirigori striduli’. La grafica percezione di questi come arabeschi porta con sé nella mente del poeta l’associazione con le strade strette e sinuose di Alessandria chiamate ‘imbuto di chiocciola’. La metafora è particolarmente efficace perchè oltre a ricollegarsi alla forma a spirale dei vicoli della città, evoca anche sia il passo lento della processione funeraria - in contrasto con il vivace sbattere di tacchi sulla nave - sia i lumi vacillanti tenuti in mano dai partecipanti al seguito del funerale, come il luccichio di bava lasciato nella scia della chiocciola. La serpeggiante apparenza tipografica di questa parte della poesia si confà alle immagini descritte:

Di sabato sera a quest’ora

Ebrei laggiú

portano via

i loro morti

nell’imbuto di chiocciola

tentennamenti

di vicoli

di lumi.

La poesia, che si chiude con un riferimento alle attività di bordo come ‘chiasso’ e con un’allusione alla stanchezza del poeta, opposta alla vitalità della festa, sembrerebbe suggerire un certo risentimento di Ungaretti verso i Siriani chiassosi, e implicare che, inconsciamente, egli abbia voluto associare la loro musica festosa con un’immagine visivamente simile, ma con connotazioni più tristi, per renderla più vicina al suo avvilito stato d’animo:

Confusa acqua

come il chiasso di poppa che odo

dentro l’ombra

del

sonno.

[...]

Final del extracto de 16 páginas

Detalles

Título
Menti fluttuanti e paesaggi mutevoli. L'Egitto su 'basi spettrali' di Giuseppe Ungaretti
Universidad
Royal Holloway, University of London  (University of London)
Curso
Private research
Calificación
1st class
Autor
Año
2017
Páginas
16
No. de catálogo
V372284
ISBN (Ebook)
9783668501492
ISBN (Libro)
9783668501508
Tamaño de fichero
474 KB
Idioma
Italiano
Notas
The author is an Emerita Professor of Italian Literature and Music at the University of London. She is the author of 'Mirage and Camouflage: Hiding behind Hermeticism in Ungaretti's L'Allegria' (Leicester: Troubador, 2000) and of numerous articles on Ungaretti published in academic, refereed journals. Her other books include 'Sweet Thunder: Music and Libretti in 1960s Italy' (Oxford: Legenda, 2006); 'Andrea Zanzotto' (Edinburgh: Edinburgh University Press, 1994); and 'Paganini, Little Pagan' (USA, Charleston, 2017.
Palabras clave
Giuseppe Ungaretti, Poesia italiana del novecento, Egitto, Nomadismo, Identita'
Citar trabajo
Vivienne Suvini-Hand (Autor), 2017, Menti fluttuanti e paesaggi mutevoli. L'Egitto su 'basi spettrali' di Giuseppe Ungaretti, Múnich, GRIN Verlag, https://www.grin.com/document/372284

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