Mirrors, Umberto Eco states, produce a duplication of reality, so that a subject feels splitted in facing himself. Also Lacan’s psychoanalytic theory links the mirror and the divided self. Therefore, mirroring can be regarded as a sign for an identity crise. Main themes in Pirandello’s novel The old and the young (1938) are relations between reality and unreality, and identity crises: the latter are often signalized by mirroring. The novel is analysed and compared with other Pirandellian works, lyrics and novels by different authors, referring to thoughts of psychologists, philosophers and semiologists.
Nel romanzo pirandelliano I vecchi e i giovani “nulla è come sembra”.
Questa riflessione iniziale mi ha condotto a formulare un quesito e la sua risposta:
“Quando la realtà è diversa da come appare?
Quando se ne guarda l’immagine riflessa in uno specchio”,
che sono risultati determinanti per la scelta del tema centrale del lavoro.
Il tema dello specchio è stato posto in relazione col tema dell’identità, effettuando un’analisi del romanzo di Pirandello e operando confronti con altre opere dello stesso autore e con opere di altri autori (poeti, scrittori e critici) appartenenti a diversi periodi storici, ambiti geografico-culturali e correnti stilistiche, dall’antichità ad oggi. La riflessione è stata poi ampliata attraverso la lettura di opere di semiologi, filosofi e psicologi.
Come studiosa e come docente ritengo che una riflessione su specchio e identità, pensiero e linguaggio sia di rilevante interesse soprattutto per i giovani e per chi opera professionalmente con loro; la propongo perciò come spunto e occasione di un percorso a chi, partendo da un’indagine interiore su se stesso, vuol giungere ad un confronto con la più vasta collettività.
Prefazione
Nvcdelliano I vecchi e i giovani“nulla è come sembra”.
Questa riflessione iniziale mi ha condotto a formulare un quesito e la sua risposta:
“Quando la realtà è diversa da come appare?
Quando se ne guarda l’immagine riflessa in uno specchio”,
che sono risultati determinanti per la scelta del tema centrale del lavoro.
Il tema dello specchio è stato posto in relazione col tema dell’identità, effettuando un’analisi del romanzo di Pirandello e operando confronti con altre opere dello stesso autore e con opere di altri autori (poeti, scrittori e critici) appartenenti a diversi periodi storici, ambiti geografico-culturali e correnti stilistiche, dall’antichità ad oggi. La riflessione è stata poi ampliata attraverso la lettura di opere di semiologi, filosofi e psicologi.
Come studiosa e come docente ritengo che una riflessione su specchio e identità, pensiero e linguaggio sia di rilevante interesse soprattutto per i giovani e per chi opera professionalmente con loro; la propongo perciò come spunto e occasione di un percorso a chi, partendo da un’indagine interiore su se stesso, vuol giungere ad un confronto con la più vasta collettività.
Specchio e identità: riflessioni sul romanzo I vecchi e i giovani
La complessità delle vicende che si intrecciano nel romanzo I vecchi e i giovani di Luigi Pirandello può essere ben sintetizzata dalla frase
“nulla è come sembra”.
Questa riflessione iniziale ne suggerisce subito un’altra, articolata in domanda e risposta:
“Quando la realtà è diversa da come appare?
Quando se ne guarda l’immagine riflessa in uno specchio”.
Per questo motivo ho deciso di intraprendere un percorso di ricerca strutturato intorno al nucleo centrale dello specchio, definito da Eco un “fenomeno-soglia” [Eco 1995, p. 10], oggetto assai frequentemente utilizzato nelle scenografie delle opere teatrali di Pirandello e spesso da lui citato anche nelle sue opere letterarie.
Interessandosi allo specchio, Pirandello si rivela erede di una lunghissima tradizione culturale, la cui origine risale addirittura al mito di Narciso: per secoli l’umanità si è interrogata sulle qualità di questo oggetto, che “duplica” il reale ribaltandone l’immagine, chiedendosi se è uno strumento di verità o di illusione, e se può aiutare l’uomo a progredire nella scienza o se lo condanna a precipitare nella follia.
Ma già l’ipotesi “lo specchio può essere considerato uno strumento di conoscenza?” indica l’opportunità che il presente percorso di riflessione, invece che snodarsi in avanti, si estenda momentaneamente all’indietro, alla ricerca dei fondamenti stessi della conoscenza.
Può l’uomo conoscere se stesso e il reale?
Per conoscere se stesso è necessario che il soggetto abbia come propria dimensione l’unicità, la costanza e una sostanziale invarianza, definita dagli psicologi sameness, che permette di percepirsi come “unità”, ossia come un individuo che, nonostante il fluire del tempo e gli accadimenti esterni, può cambiare ma rimane sostanzialmente se stesso.
Dall’unicità e invarianza del soggetto discende la sua capacità di conoscere il reale e, ancor prima, la sua stessa capacità di riflettere, cioè di condurre il pensiero a ritornare su se stesso. Non è un caso che il verbo utilizzato per indicare questa facoltà rimandi al concetto di specchio, perché fin dalla più remota antichità poeti, letterati, religiosi e filosofi (ricordiamo Clemente Alessandrino, Arnobio, Firmico Materno, Nonno, e poi Aristotele, Plotino, la Bibbia ebraica, Bacone, Kant, Schelling, ecc.) hanno visto nello specchio un interessante strumento che permette di investigare su se stessi e sul mondo esterno [Tagliapietra 1991].
Infatti già nel mito di Narciso che si specchia nell’acqua è presente il rapporto biunivoco tra osservatore e osservato: nello specchio d’acqua Narciso osserva se stesso, credendolo un altro, e vede che quest’altro lo osserva a sua volta.
Quindi lo specchio è presentato come strumento per mezzo del quale il soggetto può investigare:
- su se stesso;
- sul mondo che lo circonda e in particolare su quella parte di realtà che egli non può vedere perché non è nel suo campo visivo (è alle sue spalle);
- sulle relazioni che si instaurano tra sé e l’altro.
[...]
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