Lucio Mastronardi - "Il maestro di Vigevano"


Apuntes (de lección), 1995

3 Páginas


Extracto


Cenni biografici

Nato a Vigevano il 28 giugno 1930, Lucio Mastronardi è cresciuto in un tipico ambiente di piccola borghesia provinciale, quella piccola borghesia che abita - in una cittadina di „piccola- industria“ come Vigevano - i grandi casamenti popolari, tra operai e artigiani. Sua madre, vigevanese, è maestra in pensione; il padre di Vasto, negli Abruzzi, è ispettore scolastico, anche lui in pensione; antifascista e perseguitato sul lavoro dal regime, era per quel tempo e per il suo ceto, uomo di insolita cultura. Anche lo scrittore è maestro elementare. Non essendo riuscito negli studi ginnasiali, fu costretto a ripiegare sulle magistrali e, conseguito il diploma, insegnò per un paio d’anni nelle prigioni, poi in campagna e nelle scuole serali; da dieci anni insegna a Vigevano.

Sullo sfondo della piccola storica Vigevano e della vita di provincia, Mastronardi si fa portavoce di un grido di ribellione totale contro la società d’oggi, le sue strutture, e contro il tempo che esige nel trascorrere confronti, ripensamenti, verifiche di certezze. Protagonista è Antonio Mombelli, maestro elementare. Lui appartiene a quella categoria di persone che, rimaste isolate dal miracolo economico, vivono nella speranza della promozione, dello scatto di coefficiente, della pensione: e quando il mondo esterno, frettoloso, indifferente, spietato nella corsa affannosa al benessere, comincia a mettere in dubbio il loro sistema, a far crollare il loro mito - il decoro piccolo-borghese che lo scrittore chiama, con una curiosa tetra parola, „catrame“ - entrano in crisi. Nella graffiante caricatura di questa società coperta di „catrame“, nella satira pungente del metodo attivo e del „cenacolo pedagogico“ nella scuola, Mastronardi dà le sue pagine piú belle. Ne risulta un romanzo di realtà vive e concrete dove la rappresentazione è riuscita a tal punto che il maestro, la sua grigia vita quotidiana, le persone e l’ambiente circostanti appaiono, piú che elaborazione letteraria d’argomenti, uno strappo vero e proprio dal muro del reale.

„ Il maestro di Vigevano „

Questo è il secondo romanzo di uno scrittore che sorprende gli stessi critici con la sua rapida e bruciante apparizione, e comincia a far abbozzare una „carta“ della letteratura neoindustriale degli anni del „miracolo economico“, accentrata nel celebrato triangolo: Torino, Genova, Milano.

La storia del Maestro di Vigevano è quella di un piccolo-borghese indigente che entra in crisi quando il mondo esterno comincia a mettere in dubbio il suo sistema: improvvise ricchezze, cioè, conquista di beni da esibire e forse anche da consumare da parte di ex-artigiani ed ex-operai della scarpa, la vita come possibilità inedita di arricchimento, la sicurezza non piú da perseguire indirizzando il figlio ai complessi, lenti e laboriosi studi che lo porteranno al grado di impiegato di „gruppo A“, la moglie ormai rabbiosa della propria miseria, delle possibilità lasciate lettera morta in nome del „catrame“. Ma la storia del Maestro è sopratutto la vicenda di una ribellione perduta in partenza, sia contro la società piramidale della scuola che sale dai coefficienti piú bassi dei vari gradi al vertice della Direzione (del direttore-ispettore-professore), sia contro il tempo di cronaca e di storia fuori dalla famiglia e dalla scuola, il tempo che si esibisce ed esige confronti, ripensamenti, verifiche. Vale a dire la crescita vertiginosa di affari e di ricchezze nella piccola e storica Vigevano, lo sgangheramento delle vecchie gerarchie, il risveglio nuovo di una furibonda era di „prassi“ senza scrupoli, troppo lanciata nel „miracolo all’italiana“ per fermarsi.

Pagina 137-140

Questo capitolo si svolge nel corridoio di una scuola. Il narratore è il maestro Antonio Mombelli. Si tratta dell’inizio di un nuovo anno scolastico e la divisione degli alunni. Ogni maestro tiene un registro degli alunni. Pero fanno un baratto perchè nessuno vuole avere i figli della borghesia indigente e ognuno vuole liberarsi di questa „feccia“, come i maestri chiamano questi alunni. Al lettore è dato l’impressione di un commercio di bestiame, perchè i maestri non si interessano degli alunni, delle persone, ma solo dei posizioni e reputazioni di loro e dei genitori di loro. Per esempio:

Quindi mi venne incontro il collega Cipollone: - Il tuo figlio di industriale in cambio di due figli di piccoli padroni e del figlio di una ... buona donna! - Il figlio dell ’ industriale me lo tengo, - dissi. Arriv ò in quella la collega Rapiani: - A me tutta la feccia, - url ò . - Non è giusto che Mombelli abbia tutti figli di ricchi e io tutta la feccia!

I maestri, che scambiano i bambini come articoli, tentano di imbrogliarsi, come qui:

Poi Bragaglia disse: - Ho il figlio di un industriale: lo scambio con due figli di operai! - A me! A me! A me! - gridarono diversi. - Bragaglia, ti do due figli di tecnici di prima categoria, in cambio! - disse Cipollone. _ Accetto! Fatto lo scambio, Bragaglia rise: - È cos í avaro quell ’ industriale! - Ridammi i miei due figli di tecnici! - url ò Cipollone.

Mastronardi descrive questi scambi ed alla fine del testo si presenta il direttore, che nomina maestro Mombelli ispettore.

Final del extracto de 3 páginas

Detalles

Título
Lucio Mastronardi - "Il maestro di Vigevano"
Universidad
University of Vienna
Autor
Año
1995
Páginas
3
No. de catálogo
V96502
ISBN (Ebook)
9783638091787
ISBN (Libro)
9783656933830
Tamaño de fichero
328 KB
Idioma
Italiano
Palabras clave
Lucio, Mastronardi, Vigevano
Citar trabajo
Gudrun Stocker (Autor), 1995, Lucio Mastronardi - "Il maestro di Vigevano", Múnich, GRIN Verlag, https://www.grin.com/document/96502

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