Patrizia Valduga - Requiem (VIII-XIV)


Exposé Écrit pour un Séminaire / Cours, 2008

18 Pages, Note: Befriedigend


Extrait


Indice

1 Introduzione
1.1 Biografia
1.2 Stile
1.3 Opere

2 Descrizione della poesia Requiem

3 Testo della poesia (strofe VIII-XIV)

4 Traduzione

5 Analisi e interpretazione
5.1 Il contenuto della poesia
5.1.1 Il tema
5.1.2 I discorsi
5.1.3 Le dimensioni
5.1.3.1 La dimensione temporale
5.1.3.2 La dimensione locale
5.1.4 I campi semantici 11
5.1.4.1 Il campo semantico della medicina e della malattia
5.1.4.2 Il campo semantico del corpo
5.1.4.3 Il campo semantico della natura
5.1.4.4 Il campo semantico della religione
5.2 La forma della poesia
5.2.1 Lo schema metrico
5.2.2 La rima
5.2.3 Gli enjambements
5.3 La lingua della poesia
5.3.1 La descrizione della lingua usata
5.3.2 Le figure retoriche
5.3.2.1 Ripetizioni
5.3.2.2 Antitesi
5.3.2.3 Altre figure retoriche

6 Conclusione

7 Bibliografia

1 Introduzione

1.1 Biografia

Patrizia Valduga è nata a Castelfranco Veneto nel 1953 e vive a Milano. Non è soltanto una poetessa italiana, ma traduce anche opere dall’ingelese e dal francese. Fra l’altro ha tradotto Shakespeare, Donne, Moliére, Mallarmé, Kantor, Valery, Crebillon e Cocteau.[1] Ottenuta la maturità scientifica, si è iscritta alla facoltà di Medicina, che ha abbandonato dopo tre anni perché troppo impegnativa. Si è iscritta quindi alla facoltà di Lettere a Venezia, dove ha frequentato per quattro anni i corsi del critico letterario e teorico della letteratura Francesco Orlando. Frequentava inoltre tanti altri corsi di letteratura.

In un’intervista con Anna M. Simm[2] Patrizia Valduga dice di se stessa che non era brava in italiano perché non sapeva mai cosa scrivere e come farlo, ma a Venezia, racconta durante l’intervista, ha cominciato a scrivere. Lì si è innamorata di un suo professore per il quale ha scritto il suo primo sonetto.

Patrizia Valduga ha un‘educazione cattolica ed afferma di essere una persona religiosa: questo si vede anche nelle sue poesie.

Per 23 anni (a partire dal 1981) ha avuto una relazione con Giovanni Raboni (morto nel 2004).

1.2 Stile

La rigidità formale è la caratteristica essenziale della poesia di Patrizia Valduga. Di solito usa forme e generi metrici tradizionali.[3] Nel 2004 ha detto in un’intervista: “La forma chiusa per me è una necessità, è questione di vita od di morte.”[4]

Le poesie trattano spesso temi come l’amore, la morte, i sensi e il dolore. La poetessa è anche famosa per le sue raffigurazioni dell’erotismo che qualche volta eccedono fino alla pornografia.

1.3 Opere

Nel 1982 esce la prima opera di Patrizia Valduga, Medicamenta, per cui ha vinto il premio Viareggio. Tre anni dopo pubblica La tentazione che è un’imitazione sintetica della Divina Commedia di Dante. Nel 1988 fonda il mensile Poesia e lo dirige per un anno. L’anno successivo pubblica Medicamenta e altri medicamenta, un’estensione della sua prima opera. Nel 1991 segue Donna di dolori. È stato messo in scena da Franca Nuti e ha vinto il premio Eleonora Duse e il premio Randone. Requiem, la poesia di cui tratta questa tesina, esce nel 1994. Due anni dopo Patrizia Valduga pubblica Corsia degli incurabili che è una poesia più distaccata sulla morte di suo padre. Nel 1997 segue Cento quartine e altre storie d’amore e nel 1999 esce Prima antologia. La continuazione della poesia del 1997 si chiama Quartine. Seconda centuria ed è pubblicata nel 2001. Due anni dopo Patrizia Valduga pubblica Manfred, una poesia che unisce i suoi versi con i dipinti di Giovanni Manfredini. Nel 2004 segue di nuovo una continuazione delle due edizioni di quartine con il nome Lezione d’amore. L’ultima opera di Valduga, pubblicata nel 2006, si chiama Postfazione a Ultimi versi di Raboni.[5]

2 Descrizione della poesia Requiem

Un requiem è una messa funebre del cattolicesimo. L’opera di Patrizia Valduga appartiene al genere della nenia[6][7].

Requiem comincia con la dedica nel sottotitolo: per mio padre morto il 2 dicembre 1991. L’opera propria finisce dopo 28 strofe con un commento della poetessa: Queste 28 ottave, 28 come i giorni di ospedale di mio padre, sono state pubblicate per la prima volta a cura di Nicola Crocetti in un’edizione privata di 73 esemplari, 73 come gli anni di vita di mio padre.

Seguono altre 10 strofe ognuna di cui datata con il 2 dicembre degli anni 1992 fino al 2001. Queste strofe aggiunte sono rievocazioni agli anniversari della morte del padre.

3 Testo della poesia (strofe VIII-XIV)

VIII.

Oh padre padre che conosco ora,

soltanto ora dopo tanta vita,

ti prego parlami, parlami ancora:

io fallita come figlia, fuggita

lontano un giorno, e lontana da allora,

non so niente di te, della tua vita,

niente delle tue gioie e degli affanni,

e ho quarant’anni, padre, quarant’anni!

IX.

Anche senza mangiare ce la faccio, ma ormai non camminavi quasi piú perché avevi bisogno del mio braccio, da solo ormai non ti reggevi piú. Anche il cielo come un mare di ghiaccio si stringeva in sé immobile lassú, sempre piú freddo, sempre piú lontano, e tu tossivi dentro te pian piano.

X.

Per quella tosse quanto abbiamo pianto! ci toglieva anche l’ultima speranza, dava al pianto già pianto un nuovo pianto senza rumore, accanto alla tua stanza. Tossivi dentro te di tanto in tanto e pensavi che fosse una mancanza: Scusa Patrizia... Non va tanto male. Chissà quando uscirò... forse a Natale...

XI.

Oh padre padre, pianta valorosa

che ha vinto tanti inverni di dolore

fiorendo il suo dolore senza posa e forma ancora un ultimo suo fiore di dolcezza paziente e dolorosa per noi terrorizzati dentro il cuore, in quel solo momento e senza fiato per un’intera eternità ti ho amato.

XII.

E Natale è lontano e è già passato:

in quel solo momento eternamente,

su dolore e pensieri, senza fiato,

no, non pensieri, abissi della mente,

e cielo e terra e presente e passato,

tutto il tempo incarnato nella mente,

comincia un giorno che non ha mai sera,

comincia per noi due la vita vera.

XIII.

Oh no, non lui, Signore, prendi me, che sto morendo piú di lui, Signore, liberalo dal male e prendi me!

prendi me, per giustizia, me, Signore, per la vita morente dentro me, per la vita che vive in lui... Signore, sii giusto, prendi me, donna da niente, e vissuta cosí, morentemente...

XIV.

Intanto il tempo tacito cammina

e muove il cielo tacito e lontano

e tutto è bianco fuori per la brina;

io con la mano tengo la sua mano

che ha i fili della flebo ogni mattina,

intanto prego, prego e prego invano:

Padre nostro liberalo dal male,
oh, fa’ presto, liberalo dal male!

4 Traduzione

VIII.

Oh Vater Vater den ich jetzt kenne,

nur jetzt nach viel Leben,

ich bitte dich sprich mit mir, sprich nochmals mit mir:

ich als Tochter gescheitert, entflohen

fern eines Tages, und fern seit damals,

ich weiß nichts von dir, von deinem Leben,

nichts von deinen Freuden und von den Sorgen,

und ich bin vierzig Jahre alt, Vater, vierzig Jahre!

IX.

Auch ohne zu essen schaffe ich es,

aber du bist bereits kaum mehr gelaufen

weil du meinen Arm gebraucht hast,

alleine hast du dich schon nicht mehr aufrecht gehalten.

Auch der Himmel wie ein Eismeer

zog sich in sich zusammen unbeweglich dort oben,

immer kälter, immer ferner,

und du hast gehustet in dir drinnen ganz leise.

X.

Wie sehr haben wir wegen jenes Hustens geweint!

er nahm uns auch die letzte Hoffnung,

er gab dem schon geweinten Weinen ein neues Weinen

ohne Lärm, neben deinem Zimmer.

Du hast gehustet in dir drinnen ab und zu

und du hast gedacht dass es ein Irrtum wäre:

Entschuldige Patrizia...Es geht nicht sehr schlecht.

[...]


[1] cfr.: http://www.italialibri.net/interviste/0211.html (22.11.2007);
http://www.club.it/autori/grandi/patrizia.valduga/indice-i.html (22.11.2007)

[2] cfr.: http://www.dialogolibri.it/cont/interviste/valduga.html (06.02.2008)

[3] cfr.: “Patrizia Valduga“, in: Poeti italiani del secondo Novecento, a cura di Maurizio Cucchi, Milano 2004, p. 959-960.

[4] “Patrizia Valduga. Il teatro dell’inconscio“, in: Poetiche contemporanee: Colloqui con 10 poeti italiani, a cura di Tommaso Lisa, Arezzo 2006, p. 118.

[5] cfr.: Bisanti, Tatiana: „Zwischen Dialogizität und Tradition. Vier italienische Lyrikerinnen der Gegenwart“, i n: Zibaldone, 35, 2002, p. 22-25; http://www.zam.it/3.php?id_autore=2436 (06.02.2008).

[6] Valduga, Patrizia: “Requiem”, Venezia 1994.

[7] cfr.: Kanduth, Erika: “Patrizia Valduga. Aus Requiem “, in: Italienische Lyrik des 20. Jahrhunderts in Einzelinterpretationen, a cura di Manfred Lentzen, Berlin 2000, p. 344.

Fin de l'extrait de 18 pages

Résumé des informations

Titre
Patrizia Valduga - Requiem (VIII-XIV)
Université
University of Innsbruck  (Romanistik)
Cours
SE La poesia italiana del Novecento
Note
Befriedigend
Auteur
Année
2008
Pages
18
N° de catalogue
V134661
ISBN (ebook)
9783640426881
ISBN (Livre)
9783640424894
Taille d'un fichier
433 KB
Langue
italien
Mots clés
Patrizia, Valduga, Requiem
Citation du texte
Mag. Sylvia Jungmann (Auteur), 2008, Patrizia Valduga - Requiem (VIII-XIV), Munich, GRIN Verlag, https://www.grin.com/document/134661

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